Esce “Contamina L’Anima” dei Reale: inno rock alla fraternità, manifesto giovane della tolleranza

by Anna Ingravallo

Il 22 aprile su tutte le piattaforme musicali è uscito il nuovo singolo dei “Reale” dal titolo “Contamina l’anima” ad etichetta discografica “La Gloria”. Il 29 aprile uscirà anche il videoclip e, per coloro che seguono i Reale, è un appuntamento atteso anche quello. I nomi son presto detti: loro sono Alessandro Gallo, Francesca Cadorin e Luca Giurisato al basso, Dario Minazzo alla batteria, Francesco Lora alla chitarra. Noi di Bonculture abbiamo parlato con il volto più conosciuto dei Reale, Alessandro Gallo, che oggi approda in una nuova pagina di storia, e non solo perché il suo messaggio di speranza germoglia, mentre gli spettri della guerra tentano di farci credere che sia il male l’ultima parola.

Ma chi sono costoro? È una storia di rivoluzione identitaria la loro: dall’essere stati, negli anni ’90, dei ragazzi ultimi, affetti da dipendenza, all’essere, oggi, veri pionieri della Christian Music soprattutto in Italia. I Reale nascono come band nel 2014, ma nel 2015 già li vedevamo come gli scelti durante l’Happening degli Oratori a Torino, con Papa Francesco. Nel 2018 il loro album “Travolgimi” era già al primo posto nella classifica Itunes. E poi altre tappe, nuovi incontri. Irrefrenabile cedere all’istinto di citare la sua partecipazione al pezzo “Il tuo Grido”, produzione André Cavalcante, con Irmã Ana Paula che, per i credenti, allo scoppiare della guerra, è stato un inno liberatorio di consolazione cristiana.

Oggi, con questa uscita del nuovo brano, i Reale vogliono parlarci di un cambiamento epocale, che sta accadendo, ma che pochi fortunati possono testimoniare. Ne riveliamo il significato con qualche domanda diretta fatta in videochat con Gallo.

Finalmente la sentiamo. “Contamina l’anima” sta scatenando condivisioni nei social. Qual è stato l’evento scatenante la canzone? E qual è il significato che ne porta?

«È nata in piena pandemia, scaturita da un periodo lì di quella portata, che mi ha portato ad una crisi che mi faceva pensare di mollare tutto, di smettere di fare christian music, cioè la mission dei Reale. Pensavo che tanto tutto stava morendo, la gente non ci seguiva più. In realtà è stato un momento un po’ sofferto ma molto lucido. Ma come sempre la sofferenza comporta questo genere di reazioni, tutto sta a mantenere la bussola della lucidità. Pensavo di essermi allontanato dall’essenza di ciò che eravamo, ma in realtà era il punto più vicino: ho avuto l’impressione che Dio mi volesse proprio lì, nonostante tutte le cose che abbiamo vissuto nella vita. Quindi nonostante la conversione forte, le canzoni di lode, le canzoni di preghiera, le adorazioni, non avevo ancora fatto quel passaggio dell’essere dentro la fede. La fede o esiste tutto il giorno o non esiste mai. Significa che esiste quando sei felice e quando sei incazzato, esiste quando fai l’amore e quando sei a secco, esiste sempre. Quindi o ti senti amato sempre, anche quando sei a terra oppure no, è tutto fasullo. Non esistono luoghi; non puoi relegare il Signore ad una Messa, ad un momento di adorazione, ad un sentimento. Su quest’onda mi sono liberato di una catena che mi teneva inchiodato a determinati suoni, un determinato stile e un determinato linguaggio, e sono stato me stesso nella fede che vivevo in quel momento: un po’ incazzata ma molto lucida e il paradosso è che questa canzone, sperimentale, con suoni nuovi, con un linguaggio libero, ha incontrato in realtà tutti. Perché è elementare, attraversa i pensieri più nascosti che un po’ tutti generalmente facciamo. Il feedback di oggi mi fa pensare che vada bene così».

L’adrenalina che provoca il sentire che “Dio non si è sbagliato con voi” (dal testo di una canzone)? Esce solo nella eco che vi danno i post degli altri o esce in altre modalità?

«È un’adrenalina “educata” (sorride, ndr). A essere sincero quella di oggi rasenta lo stress, nel senso che ero molto agitato perché non so che effetto farà sul pubblico con cui abbiamo sempre avuto a che fare. In realtà ho un’adrenalina dettata non tanto dall’uscita del disco ma dalla sensazione che negli ultimi mesi si sta muovendo qualcosa».

Infatti avete detto queste parole: “si respira male, ma qualcuno sta pompando nuovo sangue nelle vene della società e noi ci sentiamo sparati in circolo”. Spiegaci!

«Noi siamo passati dagli anni della pandemia in cui sembrava stesse morendo tutto, poi è nata questa canzone e ne son nate altre due che sentirete fra un mese, e un’altra ancora tra un altro mese. Ora, da un punto apparentemente morto in cui ci eravamo convinti che in Italia non ci fosse speranza – tant’è che i progetti del mese prossimo sono progetti nati all’estero, con cantanti brasiliani, spagnoli ed altri – ci siamo ritrovati in un corto. La cosa pazzesca è che da quando abbiamo fatto questo ragionamento, da gennaio 2022, quindi da poco, è esplosa nella nostra vita l’Italia cattolica, prepotentemente giovane. Attraverso incontri con gruppi di giovani che hanno stravolto totalmente i nostri piani. MI ha stupito che nei due anni di pandemia, quando ognuno si faceva i fatti suoi, ci son stati sicuramente tanti ragazzi che si sono persi, ma c’è stato anche qualcuno che ha gettato in loro dei germi di bene che sono cresciuti con loro. Ne fanno testimonianza gli ottantamila ragazzi in Piazza San Pietro da Papa Francesco (incontro organizzato dalla Cei pochi giorni fa, ndr) che, nonostante qualche falla dell’evento in sé, erano tutti lì, sotto il sole tutto il giorno, e di fatto hanno riempito Roma per due giorni. Sono stato anche a Busto Arsizio per una due giorni, bellissima, e sono stati loro, i giovani, che ci hanno chiesto: “come possiamo far sapere a tutti i ragazzi d’Italia quello che stiamo vivendo noi?”. E poi vedere mio figlio (che non vuole mai andare a Messa) recarsi a Roma con un oratorio, e tornare entusiasta. Ecco, siamo ad un punto in Italia in cui Il Papa, tanti sacerdoti, i giovani (con le palle, pochi, ma ci sono) ecco, stanno muovendo qualcosa. È in atto un cambio generazionale che tanto sognavamo molti anni fa. Giovani che operano nel cuore della loro stessa categoria dei giovani. E noi dei Reale ci sentiamo succhiati in questo sangue nuovo. Questo ci è successo quando abbiamo detto no alla paura, quando abbiamo detto di sì all’incontro con il diverso. (Di fatto, anche il brano lo dice: “nello scambio di amore reciproco, anche con culture diverse”, che ci lasciamo contagiare)».

Qual è il prezzo del credere in sé stessi e nella Provvidenza di Dio?

«Il prezzo è la povertà e la precarietà, non c’è niente di sicuro. È una vita all’insegna della giornata, e il tuo impegno messo al massimo non sai se sarà mai ripagato in termini economici, così come pensa il mondo. Abbiamo la fortuna di parlare con Don Luigi Maria Epicoco e lui, alle mie domande piene di angoscia, mi ha risposto: “quello è il marchio di Dio sulla tua vita; finché sei povero, sta sicuro che Dio ti sta usando”. Non abbiamo una vita che ci permette di programmare vacanze, ma viviamo una vita semplice, sicuramente però migliore di tanta gente più povera di noi. La consapevolezza è di essere totalmente in pasto a questa missione. E continua con questa convinzione: “Non importa cosa tu abbia fatto, che pensieri tu abbia avuto, che difficoltà tu stia vivendo adesso o che giudizi tu abbia nel cuore. Anche io li ho, ma ripartiamo insieme”.

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