La Cina di Federico Rampini e l’eleganza di Wolfgang Amadeus Mozart. Bentornata, Musica Civica

by Enrico Ciccarelli

L’intuizione alla base di Musica Civica, la manifestazione che l’omonima associazione foggiana organizza da oltre un decennio, è quella secondo cui un’epoca polisemica ha bisogno di spettacoli ed eventi fondati sulla commistione dei linguaggi e sulla sinestesia percettiva. Gianna Fratta e Dino De Palma, anime dell’iniziativa hanno nelle loro carriere e biografie questa precisa traccia: un costante bilico fra canone e innovazione, fra sperimentazione e accademia che li ha portati a esibirsi e insegnare da Occidente ad Oriente, a essere due artisti formato export senza recidere mai il legame con il nostro territorio.

Nelle quasi cento domeniche in cui si sono svolti gli eventi della rassegna la costante è stata la presenza del pubblico: affezionato a proposte di qualità media piuttoto elevata, attento e partecipe sia nei confronti di personaggi Vip, di grande notorietà televisiba, sia per portatori di saperi meno popolari o pubblicizzati. Un pubblico più forte della paura e della pandemia, che anche domenica scorsa è stato protagonista della resurrezione del “Giordano”. Con gli inevitaibli inconvenienti della capienza ridotta, i comprensibili nervosismi di chi non sopporta l’obbligo di indossare la mascherina e quelli simmetrici di chi si indigna se una narice ne fuorisce, persino con dubbi intepretativi delle norme (il distanziamento tracciato sulle poltroncine vale anche per i conviventi?), ma con partecipazione e passione vera.

Ne è valsa la pena. Perché il relatore protagonista, il giornalista e scrittore Federico Rampini, è un affabulatore di vaglia e il suo libro “Fermare Pechino – Capire la Cina per salvare l’Occidente” connette in modo mirabile prospettive geopolitiche planetarie e speranze e ansie delle nostre comunità, con la vecchia Europa intenta a chiedersi se dopo cinque secoli il pendolo della storia non si stia spostando dall’Atlantico all’Indopacifico. Rampini regala un punto di vista non ozioso e antoconvenzionale su questi temi, proponendo le sotterranee similitudini fra Biden e Xi Jinping e i problemi comuni della loro agenda come più forti e significativi delle apparenti contrapposizioni. E accompagna il lettore nella vita quotidiana del Celeste Impero, nei gusti e nelle abitudini dei suoi millennials, forte di una pluriennale esperienza di corrispondente dalla Cine (ora è in Usa). Fra le sollecitazioni infrequenti di Rampini, particolarmente affascinante e inquietante quella sul ruolo vitale di Formosa-Taiwan (la Cina nazionalista creata da Chang .Kai-shek), sia perché ganglio vitale delle vie di comunicazione fra Australia, Giappone e Corea del Sud, sia perché produttrice del settanta per cento dei semiconduttori vitali per la tecnologia occidentale. Un eventuale accrescersi del nazionalismo cinese e la tentazione di un colpo di mano militare (Taiwan dista centocinquanta chilometri dalla costa continentale del Celeste Impero) è in questo momento lo scenario (non probabile, non impossibile) che popola i peggiori incubi degli analisti.

Il passaggio da Rampini all’Orchestra Mozart Italia, sapientemente condotta da Arturo Armellini e al magico violino di Alessandro Quarta è di quelli dalla gravità alla leggerezza, che Italo Calvino ci ha abituati a considerare come qualità contrapposte e ugualmente apprezzabili. Sono 230 anni che Wolfgang Amadeus Mozart ha lasciato la vita terrena, e il mondo è ancora lontano dall’averne compiutamente decifrato il genio assoluto e irripetibile. Dal catalogo impressionantemente vasto delle sue composizioni Armillotta, Quarta e i loro colleghi hanno estratto (o meglio “eletto” visto che il concerto si intitolava “L’eleganza”) due musiche in La maggiore (chiave assai frequentata e congeniale del genio di Salisburgo): la sinfonia n.29 e il concerto n.5 “alla turca” (modalità che l’Occidente dei Lumi credeva di mutuare dalla musica delle bande militari dei Giannizzeri). Brani scritti da Mozart fra il 1774 e il 1775, quando aveva diciotto e diciannove anni, e che a giudizio dei critici segnano anche un momento di svolta della sua perizia compositiva. Musiche che tutti voi riconoscerebbero fin dalle prime battute, perchè Mozart ha questo di prodigioso: che la sua musica sembra erompere dalle pietre, dalle foglie, dal sangue, che sia umana vita ed esperienza in forma di nota. La grande maestria dei musicisti, con la voce nitida e afascinante del violino di Alessandro Quarta, un Gagliano del 1723 che ci mette qualche gradino più vicini al Paradiso. Perché a Musica Civica si impara, ci si arricchisce, ci si sorprende. Ma soprattutto si gode il piacere ineffabile dell’armonia. Bentornata.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.