La Marcia di Radetzky è “nazista” e a Vienna scelgono un nuovo arrangiamento

by Fabrizio Simone

La fama di Johann Strauss padre poggia tuttora sulla sola Marcia di Radetzky, l’unica sua opera conosciuta davvero in tutto il mondo, dato che i suoi valzer non hanno mai trovato il giusto spazio neppure nei Concerti di Capodanno da Vienna (solo 4 valzer su 127 sono stati inseriti nel corso degli 80 Concerti di Capodanno).

La Marcia di Radetzky fu eseguita per la prima volta solamente durante il settimo Concerto di Capodanno, quello del 1946. Dirigeva Joseph Krips, austriaco ma figlio di padre ebreo (per questo motivo lasciò l’Austria nel ’38). Per tre anni consecutivi gli austriaci non ascoltarono la celebre marcia ma, dal ’50 al ’54, chiuse i concerti sotto la direzione di Clemens Krauss. Seguirono altri tre anni d’assenza, per poi tornare stabilmente nel ’58 col quarto concerto diretto da Willy Boskovsky, il quale detiene un record incredibile: è l’unico direttore ad aver diretto ben 24 Concerti di Capodanno di fila (Krauss ne ha diretti 13 ma non consecutivamente). Dal ’58, quindi, la Marcia di Radetzky risuona ininterrottamente nella Goldener Saal del Musikverein di Vienna.

La Marcia di Radetzky, composta in onore del maresciallo Josef Radetzky per celebrare la riconquista austriaca di Milano dopo i moti rivoluzionari in Italia del 1848, verrà eseguita anche durante il prossimo Concerto di Capodanno 2020 da Vienna, ma con una grande novità. Non ascolteremo, infatti, l’arrangiamento tradizionale perché questo reca la firma del compositore tedesco Leopold Weninger, nazista convinto, iscritto al partito nazionalsocialista e compositore ufficiale del regime instaurato da Adolf Hitler (Weninger fu autore di inni e marce per i gruppi paramilitari nazisti). L’arrangiamento di Weninger è passato alla storia non solo per il suo innegabile brio  ma, soprattutto, per la presenza dei classici applausi durante l’esecuzione. Dobbiamo proprio a Weninger l’idea di battere le mani durante l’esposizione del celebre tema della marcia e quest’anno dovremo rinunciare a tutto ciò in virtù di un musicalmente corretto, secondo la precisa richiesta del M° Andris Nelsons, direttore del Neujahrskonzert 2020, che ha commissionato un nuovo arrangiamento della marcia.

Ma la Marcia di Radetzky così come la conosciamo e l’amiamo non ha nulla di effettivamente nazista – del resto Johann Strauss senior la compose al termine della Prima guerra d’indipendenza, quando il padre di Hitler aveva solo 11 anni e sua madre non era neppure nata – e lo stesso Claudio Abbado, il cui cuore virava palesemente a sinistra, non ha avuto alcun problema ad eseguire l’arrangiamento di Weninger durante i due Concerti di Capodanno da lui diretti (1988 e 1991). Peccato, però, che la versione originale della Marcia di Radetzky, così com’è stata composta da papà Johann, sia stata diretta per la prima ed unica volta dal grande Nikolaus Harnoncourt (1929-2016), campione della filologia musicale, durante il Concerto di Capodanno 2001 senza suscitare alcun entusiasmo in virtù del suo spirito austero e privo di qualunque tipo di felicità e leggerezza tanto che lo stesso Harnoncourt, al termine del concerto, fu costretto ad eseguire anche l’arrangiamento di Weninger perché la struttura originale ideata da Strauss I, così fredda e arida, non lasciava spazio alle emozioni e ai sogni.

Non serve a niente, quindi, bandire l’arrangiamento di Weninger in nome del musicalmente corretto o di un fantomatico rischio nazista alle porte. Chi l’ascolta può correre un solo rischio: diventare una persona migliore. E di quelle c’è sempre bisogno, soprattutto di questi tempi.

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