La Municipàl, la storia della band pugliese di “Bellissimi difetti”

by Gabriele Rana

Il 16 aprile è uscito Canzone d’addio, il nuovo doppio singolo della band pugliese La Municipàl: un gruppo musicale indie pop sulla carta, ma che non riesce a star chiuso nella gabbia di una categoria e si libera per toccare tutti i generi musicali. Ha già prodotto due album, B side e Bellissimi difetti, le cui note hanno già conquistato le orecchie e i cuori di migliaia di persone, tra giovani e adulti, con più di centomila ascoltatori mensili: la loro canzone più ascoltata è  I tuoi bellissimi difetti, che su Spotify ha superato i due milioni di ascolti. bonculture ha intervistato Carmine Tundo che, insieme alla sorella Isabella, scrive e dà voce ai brani di questo gruppo, per scoprire di più su di loro e sul nuovo album “Per resistere alle mode” che si spera, il pubblicò foggiano potrà riascoltare per il prossimo tour.

Come nasce il gruppo La Municipàl?

Un po’ per gioco. Dopo alcuni miei progetti senza mia sorella, ho provato a coinvolgerla in quest’ultimo nel 2013. Io ho sempre vissuto a Lecce, Isabella invece a Roma: era un modo per stare vicini anche se sfortunatamente distanti. Da questa idea un po’ acerba e piccola, da qualche canzone per non sentirsi lontani, sono arrivati i primi album, i primi tour e il frutto è maturato, diventando un qualcosa di molto più grande.

Il nome invece è alquanto insolito.

Anche questo è nato un po’ per scherzo: nostro padre era un vigile urbano e noi prendendoci appunto in giro ci siamo dati questo nome, che poi è rimasto diventando il nostro marchio.

Parlando nello specifico di voi, chi sono Carmine e Isabella Tundo?

Non potrei dire altro se non che Carmine e Isabella sono due ragazzi della provincia di Lecce con una grande passione per la musica e il bisogno di esprimersi, un sognatore e una sognatrice un po’ malinconici. Per quanto riguarda me nello specifico, sono sempre stato un musicista, Isabella invece adesso lavora a Catania come medico, unendo musica e medicina.

Le vostre canzoni, così come i vostri album, si compongono di frammenti di vita quotidiana e interiore, per non dimenticare neanche riferimenti alla vita politica. Come nasce una vostra canzone?

La parte creativa che porta alla composizione di brani e testi, nasce proprio da un bisogno interiore di esprimersi. Spesso capita di avere qualcosa di forte dentro, come dei fantasmi, emozioni negative o positive che siano: la musica riesce a esorcizzarli, a liberarti da quei pesi che ti porti nello stomaco. Le nostre composizioni nascono proprio per quel bisogno di esorcizzazione e per questo motivo sono presenti riferimenti alla vita quotidiana e privata: a cose, persone e luoghi realmente esistenti, che spesso possono rendere di difficile comprensione il testo, ma che servono appunto come valvola di sfogo. Spesso nei testi mi tolgo quei “sassolini dalla scarpa” che riguardano la mia vita privata e che ovviamente non possono essere capite dall’ascoltatore.

Lo scorso anno avete partecipato al progetto Faber Nostrum, insieme con altri artisti indie della scena italiana, interpretando “La canzone di Marinella”. Quanto c’è di De André nelle vostre opere?

Vorrei precisare che non considero il nostro gruppo come una band indie: questo termine, almeno per come è utilizzato in Italia, significa ben poco. Ovviamente siamo partiti come una band indie, ma perché era più un fattore culturale, adesso stiamo cercando di sperimentare. Quanto a De André, lui è stato un maestro che ha influenzato tutta la scena e la storia del cantautorato italiano e nella forma, volontariamente o inconsciamente, si tende a ispirarsi ai grandi maestri. Nella materia, nella pratica, le influenze sono molteplici e varie. Influssi vengono anche dagli altri progetti che intraprendiamo e che si basano su generi completamente diversi.

Per esempio?

Un esempio è un’altra mia band che si chiama NU SHU, dove suono la batteria e canto, e i generi che trattiamo vanno dallo stoner al rock. Io stesso ho iniziato suonando in una band ska punk. Ci sono, quindi, un sacco di influenze che però non variano la scrittura dei testi di La Municipàl, che nascono prima come storie a prescindere dal sound.

Il 16 Aprile è uscito il secondo di cinque doppi singoli che anticiperanno il vostro album: Per resistere alle mode. Cosa si devono aspettare gli ascoltatori da questo album e cosa vi aspettate voi?

Per me l’idea di stampare i doppi singoli è stata molto importante, per poter dare spazio a ogni singola canzone. Uno degli svantaggi dell’era dello streaming è proprio quello che tutto scorre a una velocità maggiore, i pezzi e i loro significati si possono perdere per strada; invece con quest’operazione è possibile dare a ogni brano l’importanza che merita ed essere ascoltato con la giusta lentezza. Anche l’idea di stampare un 45 giri, per poter avere da un lato un brano e dall’altro un brano diverso, è sì un’idea banale, ma per me è molto romantica e nostalgica. Ho sempre voluto fare un album così e ora ci stiamo riuscendo. A livello di tematiche, è la successione naturale di Bellissimi difetti, un disco che affronta il percorso dell’accettazione di sé stessi. Ma non voglio dire troppo per non spoilerare il tutto.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.