La musica del deportato Kropinski rivive nel Giorno della Memoria

by Fabrizio Simone

Per il secondo anno consecutivo la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia ha celebrato il Giorno della Memoria con un doppio evento: una mostra, la personale di Antonello Morsillo (“La vertigine della memoria. L’arte come urgenza etica”, che resterà in allestimento fino al prossimo 8 febbraio 2020); e un concerto di musica concentrazionaria, dedicato alla figura di Josef Kropinski (1913-1970), soldato polacco arrestato dai nazisti e da essi deportato prima ad Auschwitz e poi nel campo di concentramento di Buchenwald.

A Kropinski, primo violino nell’orchestra da campo di Auschwitz, è riservato un capitolo del romanzo scritto dal giornalista francese Thomas Saintourens, Il maestro (Piemme, 2014), dedicato al pianista barlettano Francesco Lotoro, il quale nel corso degli ultimi 30 anni ha viaggiato in lungo e in largo per recuperare la musica composta all’interno dei campi di concentramento e in altri luoghi di cattività militare e civile di tutto il mondo tra il 1933 e il 1953. Le partiture recuperate dal M° Lotoro (tra cui quelle di Kropinski ascoltate a Foggia) sono custodite presso la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria, che ha sede a Barletta, presieduta dallo stesso Lotoro.

La mostra allestita nel 2019, “Immaginare l’orrendo. La Shoah nei dipinti di Nick Petruccelli”, con opere dell’artista di San Marco in Lamis, è piaciuta al punto da essere riproposta a Roma, dal 31 gennaio al 24 febbraio, presso la sede dell’Associazione Pugliese di Roma, organizzatrice dell’evento.

Lunedì 27 gennaio, quindi, il Quartetto della Fondazione Musicalia (Oraziantonio Sarcina, violino; Marcello De Francesco, violino II; Edoardo Caiazza, viola; Daniele Miatto, violoncello) ha interpretato con grande maestria alcune pagine composte da Kropinski durante la prigionia nei campi di concentramento. Kropinski componeva di notte i suoi brani nella stanza di dissezione del dipartimento di patologia del campo di Buchenwald, al riparo da cuori imbarbariti. Una volta liberato porterà con sé solo un numero limitato di queste partiture improvvisate sul retro di moduli burocratici (molte partiture finirono nel fuoco per non soccombere al freddo) e il suo violino.

Il Quartetto ha eseguito miniature di pregevole fattura, eseguite per la prima volta a Foggia, che rivelano spesso una forte ascendenza classica come Tesknota, un adagietto estremamente meditativo e ben congegnato sul piano stilistico, meritevole d’attenzione non tanto per la sostanziale aderenza al canone ma per l’evidente purezza ricercata e ottenuta con grande efficacia. Di Kropinski, poi, sono state eseguite una manciata di danze, come l’applauditissima Polka Zygmund, in cuiagli influssi della musica tradizionale polacca – a Buchenwald c’erano circa 7 mila polacchi e la famiglia di Kropinski era polacca – si abbina una vena melodica spontanea ed efficace, capace di superare perfino il male perpetrato dai nazisti, oltre che una propensione all’inflessione ancora galante (facilmente riconoscibile il Beethoven delle contraddanze).

Nel corso della serata, però, il Quartetto ha presentato anche altri due brani, i celeberrimi Hèvènu Shalom Alèchem e Hava nagila, entrambi appartenenti alla tradizione ebraica, eseguiti rispettivamente in apertura e in chiusura del concerto. Tutto il programma ha ottenuto calorosissimi applausi dal folto pubblico presente nella sala “Rosa del Vento” della Fondazione foggiana. Al termine del concerto il Quartetto ha regalato ben due bis: sono stati replicati i due canti ebraici ottenendo la stessa euforica approvazione, complice anche la singolarità degli arrangiamenti, che ha messo in risalto l’originalità e le peculiarità di una tradizione musicale estremamente affascinante e preziosa.

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