“’O sole mio” contro il Coronavirus: la sfida dei giovani cantanti lirici

by Fabrizio Simone

Il Coronavirus avrà anche paralizzato l’economia nazionale, ma gli animi dei nostri artisti (anche quelli più giovani) continuano a resistere imperterriti.

Il web è zeppo di video provenienti da ogni angolo d’Italia in cui musicisti d’ogni sorta provano un brano: pensiamo agli orchestrali dell’Accademia di Santa Cecilia, impegnati nell’esecuzione di svariati frammenti tratti da grandi capolavori del repertorio classico (l’assolo del fagotto dal secondo movimento di Shéhérazade di Rimskij-Korsakov o le battute iniziali della Sonata n.5 op.24 per violino e pianoforte di Beethoven) e del multiforme mondo delle colonne sonore (il sempreverde Nuovo Cinema Paradiso di Ennio Morricone), o all’Orchestra filarmonica pugliese, che invita tutti a restare a casa, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, eseguendo un brano (È una storia sai…) tratto dalla scena finale del film Disney La Bella e la Bestia, per l’occasione arrangiato dal direttore stabile Giovanni Minafra.

Ma anche la Capitanata non ha saputo resistere al fascino della sfida musicale. La lodevole iniziativa, infatti, è stata accolta con grande entusiasmo da cinque nostri giovani artisti – tre soprani (Fabiana Biscotti, Tania Frasca e Bianca D’Errico), un baritono (Nazario Pantaleo Gualano) e un tenore (Francesco Canestrale) – i quali hanno deciso di mettere su un breve video (potete vederlo al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=vsVR2BIOlTw&feature=youtu.be&fbclid=IwAR1oispfCEXV8andWvEXEM-B-EvGTzoF6Q-HTy7rcSqb6fuGneWfIDV756U), direttamente dalle loro case. Oggetto della loro esecuzione a distanza, al riparo dal temibile virus, è la più famosa nonché amata canzone classica napoletana della storia, ‘O sole mio, composta nella grigia Ucraina, a Odessa, sul Mar Nero, nel 1898 (lo stesso anno in cui nacque Totò), dal poverissimo Edoardo Di Capua (dalle sua penna sgorgheranno altre due hit, I’ te vurria vasà e Maria Mari) ed incisa anche da jazzisti e persino dal re del rock and roll Elvis Presley, ma Enrico Caruso, primo divo del disco, la registrò solo nel 1916, pochi mesi prima della morte del suo autore, dopo 14 anni d’attività discografica alle spalle e più di 1 milione di copie vendute.

Ognuno dei cinque giovani cantanti lirici, provenienti dal Conservatorio Umberto Giordano di Foggia, autentica fucina di talenti del nostro territorio, ha interpretato una piccola parte della canzone, infondendo tutto il buonumore possibile e necessario per superare questo terribile periodo, di cui ignoriamo la sua effettiva durata, adottando, quindi, l’ormai noto hashtag #andràtuttobene, che da giorni ci accompagna nel corso della giornata e nello svolgimento delle nostre attività quotidiane, rimbalzando un po’ ovunque tra rete, tv e balconi di abitazioni private. Questi ragazzi, con il loro piccolo abbraccio musicale, hanno colto la nobiltà della mission: divulgare una vera e propria cultura della speranza, importante come non mai.

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