Ripartire dopo il Covid: il soprano Biscotti debutta nella Suor Angelica di Puccini

by Fabrizio Simone

L’emergenza legata al Covid ha obbligato il mondo dell’arte ad interrogarsi sulle possibilità legate ad un’immediata ripresa. Molti artisti hanno cercato di riattivarsi per poter tornare a diffondere la bellezza, riprendendo con molti sforzi la consueta attività concertistica, interrotta dal lockdown.

Bonculture ha intervistato un talento della Capitanata, il soprano Fabiana Biscotti (classe ’91), in vista del suo debutto nella Suor Angelica di Giacomo Puccini, allestita nell’ambito del Festival del TetraOpera, che andrà in scena in tre comuni del maceratese, rispettivamente Monte San Martino (6 settembre), Serrapetrona (12 settembre) e Belforte del Chienti (13 settembre). Studentessa di pianoforte e canto presso il conservatorio Umberto Giordano di Foggia (sezione staccata di Rodi Garganico), Fabiana Biscotti ha già preso parte ad alcune opere come Marcella, Fedora e Giove a Pompei di Umberto Giordano (la prima presso il teatro foggiano, la seconda anche al Politeama Greco di Lecce e la terza a Foggia, al Teatro Grande di Pompei e al Teatro Marruccino di Chieti), ma nuove sfide già si profilano all’orizzonte.

Allora, Fabiana, sei pronta per questa Suor Angelica?

Prontissima! Non potrei vivere senza la musica, senza cantare! Puccini, poi, è tra i miei compositori preferiti.

Canterete rispettando tutte le misure di sicurezza?

Assolutamente! Per motivi evidenti non canteremo con la mascherina, ma a causa del virus abbiamo ridotto il numero di posti disponibili, favorendo quindi il distanziamento sociale.

Hai già cantato in qualche altra opera di Puccini o questa è la prima volta?

Ho debuttato nel 2017 al Giordano di Foggia e al Garibaldi di Lucera nella Madama Butterfly, opera a me molto cara (è stata la mia tesi di laurea specialistica), nel ruolo di Kate.

Quale ruolo vorresti interpretare tra i tanti pucciniani?

Ovviamente Madama Butterfly, è il mio sogno. Segue Manon Lescaut.

Credi che la paura del Covid possa in qualche modo infiacchire il favore del pubblico o immagini un numero considerevole di spettatori?

La paura c’è perché purtroppo siamo stati sconvolti all’improvviso dall’arrivo di questo virus.

 Però siamo fiduciosi sui numeri e sulle presenze.

Quale opera immaginavi di interpretare al termine del lockdown?

Mi sarebbe molto piaciuto poter tornare a far parte di altre produzioni giordaniane, dato che ho già preso parte nelle opere Giove a  Pompei, Fedora e Marcella nel nostro amato Teatro Umberto Giordano.

Quale peso ha avuto la musica durante il lockdown?

Come in tutta la mia vita, non c’è stato un giorno in cui io non abbia parlato di musica, ascoltato musica e studiato musica. In quei giorni, insieme ad alcuni miei amici e colleghi, abbiamo cercato di dare forza non solo a noi stessi ma anche al nostro amato pubblico incidendo una versione “casalinga” di ‘O sole mio, sperando, nel nostro piccolo, di aver trasmesso un messaggio di speranza a tutti coloro che ci hanno seguito e ci seguono tutt’ora.

Prossimi impegni dopo le tre recite del festival?

Esami all’università, dato che sto per laurearmi in Lettere moderne all’Università di Foggia. Subito dopo, una audizione importante di cui non posso ancora dire nulla.

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