Timballo: un’etichetta discografica pugliese dal respiro internazionale

by Luana Martino

Dalle frequenze disturbate di una notte brasiliana parte il primo album frutto della collaborazione fra Ricardo Dias Gomes e Star Rover. Stiamo parlando di “This Whole Emptiness” dove la sperimentazione rock si incrocia con il grande songwriting sudamericano e dove l’alternative anni ’90 viene mitigato dalla vena indie delle chitarre. Un connubio di virtuosismi e sperimentazione che i tre musicisti affrontano mantenendo, però, un approccio spigoloso alla composizione che si stempera nei chiaroscuri malinconici dei testi.
Si crea, così, un equilibrio innovativo e unico di sonorità dove le peculiarità dei tre artisti vengono a sostegno di un sound che fonde culture differenti.

Tutto questo nel primo disco prodotto da Timballo Records, la neonata label barese, fondata da Stefano Sperandii che, in occasione della sortita in Italia dei tre musicisti, abbiamo incontrato e intervistato per Bonculture.

Per prima cosa vorrei parlare di te. Qual è il tuo background?

Tendo ad essere un onnivoro musicale, ascolto e colleziono dischi fin da quando ero piccolo.
Amo le attrezzature vintage e colleziono synth e drum machine analogiche. Cerco di non farmi trascinare troppo dalle mode e detesto il divertentismo.

Da più di 10 anni suono tutto ciò che posso in una band che si chiama Lo Flopper, insieme a Pino Montecalvo di Music à la coque e Edi Leo, che è stato il chitarrista di una delle prime band Punk italiane: i Chain Reaction. Abbiamo solo fatto uscire una cassetta con 5 brani e ci esibiamo due tre volte l’anno.

Ogni tanto scrivo di musica su qualche giornale online e mi è capitato di condurre un programma musicale su Controradio; seleziono musica come dj in vari locali e festival anche a carattere nazionale con lo pseudonimo di Vodkatheduck.

Ho fatto lavori più disparati mai ho deciso di occuparmi esclusivamente di musica a 360 gradi solo in tempi più recenti, quando ho superato il concetto che l’arte (musicale) dovesse prescindere dalle logiche del business. (In qualche modo dovrò pur pagare le bollette e soprattutto comprare altri dischi). Tranne una piccola parentesi parigina, ho sempre vissuto a Bari, dove vivo attualmente con la mia compagna Simona e la nostra cagnolina Lola.

Ho lanciato ad Ottobre 2019 la mia etichetta TIMBALLO, con cui ho prodotto “This Whole Emptiness”, un disco di Ricardo Dias Gomes e il duo di NY Star Rover con Jeremy Gustin e Will Graefe.

Cosa significa avere un’etichetta discografica? 

Mettere su un etichetta musicale è una cosa che al giorno d’oggi, con internet, potrebbero fare tutti, la parte difficile sta però nel farsi conoscere il più possibile e quindi vendere i dischi che si producono. 

E’ importante conoscere il proprio mercato di riferimento e ovviamente essere presenti sui social.  Ovviamente c’è una grande differenza se parliamo di supporti fisici o digitali. Stampare il disco in vinile implica investimenti maggiori rispetto al digitale (fra produzione, spedizioni etc.). Amo molto questo supporto e perché credo che aiuti a stabilire una relazione più intima fra l’artista e il pubblico anche se i costi aumentano sensibilmente, tuttavia gli svantaggi si presentano quando devi spedire (costi e pericolo di smarrimento o danneggiamento) e ovviamente non tutti hanno giradischi a casa, anche se la tendenza sembra stia cambiando.

E cosa averla fondata in Puglia?

Nel mio caso non ha fatto troppa differenza visto che volontariamente non ho voluto usufruire dei finanziamenti offerti da Puglia Sound. Preferisco mantenere una mia indipendenza e non avere bollini e loghi che non mi appartengono sui dischi che produco. 
Certo che vivere a Milano o Roma potrebbe aiutarmi a mantenere più stretti i contatti con gli addetti ai lavori, ma grazie ad internet riesco ad arrivare un po’ ovunque e spesso quando scrivo che sono pugliese, gli stranieri sono incuriositi dal fascino per loro esotico di questa regione.

Mi è capitato di fare una bella chiacchierata a proposito delle orecchiette con la direttrice musicale di WFMU di New York.
Il lato positivo è che quando ospito le band da me, ho tutto ciò che serve per renderli felici: un bel sole, cibo fantastico ed economico e tanti amici fantastici su cui posso sempre contare e che mi supportano e sopportano.

Come hai incontrato i musicisti che hai prodotto?

Ho incontrato Ricardo Dias Gomes a Maggio di 6 o 7 anni fa a Bari durante i giorni della festa di San Nicola, in circostanze davvero casuali.
Avevo una bancarella di t-shirt che realizzavo insieme ad un amico e aspettavo ansiosamente l’orario di chiusura per poter smontare e andare al concerto di Caetano Veloso al Teatro Petruzzelli. 
Ad un certo punto mi si avvicinarono tre ragazzi che parlavano portoghese. Gli chiesi da dove dove venissero e mi risposero Rio de Janeiro.
Dissi loro con ingenuità che quella sera ci sarebbe stato Veloso e mi risposero che loro erano proprio la sua band (la Banda Cȇ, una formazione creata ad hoc, con la quale Caetano Veloso ha realizzato 3 album e numerosi tour mondiali durante i primi anni 2000); furono carinissimi, mi dissero di andarli a trovare nel backstage dopo il live e non mi feci scappare l’occasione.
Da quel giorno, con Ricardo, ho mantenuto degli ottimi rapporti, gli ho fatto da manager in Italia e ho suonato in una traccia del suo primo album solista.
E’ stato sempre lui a farmi conoscere gli Star Rover, ovvero Jeremy Gustin (batteria) e Will Graefe (chitarra), quando mi ha proposto di ascoltare le registrazioni che avevano fatto insieme. 

Hai scelto, quindi, di produrre un disco dal respiro mondiale, come mai?

E’ stata una cosa molto naturale, il fatto che Ricardo fosse brasiliano e Jeremy e Will di New York non poteva che spingermi a puntare ad un mercato globale e quindi ad un pubblico internazionale. Inoltre il disco ha brani cantati sia in portoghese che in inglese e quindi va da se…

E’ stupendo sapere che potenzialmente dall’altra parte del mondo, in questo momento un giapponese o un russo stiano ascoltando la tua roba.

Prossimi progetti?

Vorrei cercare di far uscire un nuovo album nel 2020, ho diversi progetti in cantiere fra cui anche un Mio album.

Mi piacerebbe anche poter mettere su un piccolo festival dove poter portare alcune band interessanti che altrimenti difficilmente verrebbero a suonare in Italia, tantomeno in Puglia. Soprattutto mi piacerebbe raggiungere una certa stabilità economica facendo ciò che mi piace e penso di poter fare al meglio.

BIO artisti:

Ricardo Dias Gomes 
Già intimo collaboratore di figure fondamentali della recente storia musicale come Caetano Veloso e Arto Lindsay, Ricardo Dias Gomes è intestatario di un suono audace e sperimentale, che lo ha reso protagonista della scena musicale brasiliana degli ultimi 15 anni. Alla fine del 2015 ha pubblicato il suo album -11, un disco acclamato a livello internazionale in cui l’intimità trasmessa dalla voce si sovrappone al fingerpicking della chitarra e all’accorto utilizzo di drone. Dalla fine del 2017 vive a Lisbona, dove collabora assieme agli Star Rover col songwriter americano Jesse Harris e lavora per la realizzazione di soundtrack per teatro e cinema.

Star Rover
Formati dal chitarrista Will Graefe e dal batterista Jeremy Gustin, gli Star Rover sono un duo di Brooklyn che pare nato da una collaborazione fra i Deerhoof e John Fahey. Il loro disco d’esordio I May Be Lost But I’m Laughing parte dalla composizione per chitarra e punta a un’esperienza che vira al post-rock e all’indie più estrosa. A fare da guida nelle composizioni vi è la sezione ritmica, che viene avvolta dal noise più graffiante o da giri di chitarra dai tratti math. Fra le loro recenti collaborazioni si trovano Petra Haden, Sam Amidon, Lars Horntveth (Jaga Jazzist), Okkervil River, Sam Evian (Celestial Shore) e Lazar Davis (Cuddle Magic).

Ascolta il disco: https://timballo.bandcamp.com/releases

Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=XAn3dh2HUZ4&feature=youtu.be

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