“Camminare” attorno a Federico II si può, ma serve rilanciare luoghi e percorsi in Capitanata

by Nicola Saracino

Probabilmente il suo ‘spirito’ era lì tra il pubblico, ad ‘assistere’ agli spettacoli in suo onore, che avrà probabilmente apprezzato. Federico II è stato protagonista assoluto di una due giorni all’insegna della storia e della cultura, che ha avuto come protagonista assoluto uno dei personaggi che ha lasciato un segno indelebile sul nostro territorio. A promuoverli l’impronta forte di Parcocittà, attraverso il teatro con “Harem, le donne di Federico” (testo e regia di Carla De Girolamo) e la conferenza “Stupor Mundi Federico II e la Capitanata”, entrambi svoltisi nella bella cornice del Teatro del Fuoco.

 “Harem, le donne di Federico”, testo e regia di Carla De Girolamo, ha messo in luce tre personaggi paradigmatici nella vita di Federico II: l’amante (aristocratica, sofferente e nonostante tutto innamorata); la figlia adolescente (ribelle alle regole dell’impero e della società, cresciuta nel mito di un padre lontano); la popolana (balia estrosa ed infaticabile che unisce con ilarità e concretezza due mondi lontani, quello dei ricchi e quello dei poveri; quello degli attori e quello del pubblico). Tre donne, molto diverse tra loro che hanno raccontato, tramite il romanticismo di figure universali, un uomo intelligentissimo e curioso con una molteplicità di passioni, così tante che sarebbe impossibile raccontare esaustivamente in un solo spettacolo.

“Tenevamo molto a fare questo spettacolo, dopo gli impedimenti legati alla pandemia da Covid-19, alla luce dell’importanza della figura di Federico II per la nostra terra e per il senso di appartenenza”, ha commentato Rita Amatore, presidente dell’associazione L’Aquilone. Ha invece parlato della menzione speciale ricevuta da Parcocittà dalla presidenza del Franco Cuomo  International Award insieme all’associazione Per il Meglio della Puglia nell’edizione 2021 Simona Padalino, presidente di Energiovane, capofila ATS Parcocittà: “Questo premio rappresenta la possibilità di ‘esser visti’  come rigeneratori e costruttori di bellezza nel nome dell’educazione, della cultura e dell’arte”. Ad impreziosire la serata anche la presenza di Gianfranco Piemontese della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, sempre attenta alle iniziative culturali importanti sul territorio.

Grande affluenza anche per la conferenza “Stupor Mundi Federico II e la Capitanata”, che ha ricordato i luoghi e il mito dell’Imperatore nell’anno che ricorda gli 800 anni del suo arrivo in provincia di Foggia: tante le presenze al Teatro del Fuoco per l’evento promosso da Parcocittà insieme al FAI e al patrocinio della Provincia di Foggia con gli interessanti interventi di Saverio Russo (FAI Puglia), Francesco Violante (Università di Bari), Pasquale Favia (Università di Foggia) e Italo Maria Muntoni (Sabap Foggia-Bat).

“Lavoreremo per migliorare la segnaletica e l’accessibilità dei luoghi federiciani”, ha assicurato Saverio Russo in apertura di serata, che ha visto la partecipazione di professionisti impegnati con la valorizzazione dell’opera di Federico II. “Quando parliamo del mito di Federico II ci troviamo invischiati in qualcosa che lui stesso ha voluto costruire. Pensiamo alla morte di Federico II ad esempio, su cui sono state fatte diverse interpretazioni come se fosse una sorta di limbo – ha sottolineato Pasquale Favia -. C’è una forte matrice cristologica e pontificia sulla costruzione della sua figura. Ci sono molte locuzioni legate a lui che nascono nella propaganda. E tutta questa materia la troviamo anche nella storiografia contemporanea. Se il mito stimola politiche positive per il territorio, ce la sentiremmo di smontarlo? O non si vuol considerare il mito un elemento positivo che dovrebbe spingere le comunità a far meglio? Sono elementi su cui dovremmo ragionare assieme”.

Francesco Violante ha invece illustrato la capillarità della presenza di Federico II in Capitanata, dai Castelli delle residenze e delle masserie regie sveve e angioine in Capitanata. Il Castello ha avuto un ruolo importante, inteso come avamposto del suo originario significato monarchico e mantenimento del suo status quo inteso come potere. Stesso discorso valido per le masserie, che mantengono un ruolo legato al significato di potere. I luoghi e le architetture del mito hanno subito dei forti processi di distruzione, non riuscendo a essere “resilienti” rispetto ai secoli di riferimento, motivo per il quale il “mito” può anche servire per rilanciare luoghi e percorsi.

Pensiero che trova d’accordo anche Italo Maria Muntoni, secondo cui “bisogna tutelare la memoria ‘vera’, utilizzando gli strumenti dell’archeologia e i fondi disponibili per avviare ricerche e progetti mirati alla valorizzazione di questi luoghi”.

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