Ezio Mauro, il Muro di Berlino, finis terrae della politica, è un recital per Musica Civica

by Antonella Soccio

Standing, by the wall (by the wall)
And the guns shot above our heads
(over our heads)
And we kissed,
as though nothing could fall
(nothing could fall)
And the shame was on the other side
Oh we can beat them, for ever and ever
Then we could be Heroes,
just for one day

Heroes-David Bowies


“Quando arriva il Muro, con la sua pretesa di fermare il tempo imprigionando lo spazio, sembra voler bloccare la metamorfosi continua di Berlino, la sua reinvenzione costante. Ma è un’altra possessione demoniaca, un’altra prevalenza dell’Oscuro che convive con la città della dannazione e del miracolo”.

Ezio Mauro

Un libro, “Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino” edito per i Fuochi di Feltrinelli, frutto di un anno di lavoro per le pagine culturali di Repubblica, il quotidiano di cui è ex direttore, un bellissimo reportage giornalistico video trasmesso dalla Rai per il trentennale della caduta del Muro, e adesso un reading recital teatrale, dal titolo “Berlino”, che il folto pubblico di spettatori della kermesse Musica Civica ha potuto saggiare al Teatro Umberto Giordano di Foggia.

Ezio Mauro completa con uno spettacolo teatrale assai suggestivo e didattico insieme la sua immensa dedizione giornalistica sulla DDR e sul Muro. Scritto e narrato dallo stesso intellettuale, il recital vede la collaborazione di Carmen Manti e Massimiliano Briarava per l’adattamento e la messa in scena, mentre l’identità grafica dello stesso è curata da Massimo Pastore; le animazioni video sono di Roof Design. Per l’occasione di Musica Civica il reading si è impreziosito della presenza di due giovani talenti musicali di Capitanata, il pianista Angelo Nasuto e il soprano Veronica Granatiero, interpretando Bach, una canzone di Kurt Weill, musicista d’elezione di Bertolt Brecht e infine una struggente Heroes di Bowie.

Mauro e l’attore con due scarni tavoli sono uno di fronte all’altro. Est ed Ovest. Sullo sfondo passano le immagini prima della Berlino divisa in quattro blocchi e poi di quella che è diventata in quella notte agostana del 1961, quando fu eretta la prima versione del Muro, la barriera fissa che i berlinesi dell’Est vedevano dinanzi a sé e che ha imprigionato fino al novembre del 1989 i berlinesi.

Nello spettacolo è molto interessante notare gli snodi drammaturgici della storia. John Fitzgerald Kennedy saprà del Muro solo 18 ore dopo, avrà il tempo di andare perfino a Messa nella sua residenza di vacanza.

Il Muro rappresentava, si spiega nel recital, l’espressione di massima debolezza del comunismo e della forza sovietica. La prosa asciutta e chirurgica di Ezio Mauro, che nei suoi editoriali nomina perfettamente ogni cosa e ogni sentimento gli si presenti dinanzi alla sua intelligenza giornalistica, assume a teatro una potenza declaratoria. Diventa storia e delinea i 40 anni della DDR, facendo restare incollati gli spettatori, nonostante un pathos sempre altissimo. Se il libro infatti comincia il 7 ottobre del 1989, quando Mauro fu inviato a Berlino Est per la cronaca del quarantennale, nello spettacolo si utilizzano gli ultimi 11 mesi di vita del Muro, cadenzati in videomapping, per raccontare l’arco di storia della via democratica al socialismo della SED e con essa il secolo breve, che i leader comunisti speravano invano che riuscisse a non finire.

Nel recital si tocca ogni particolare della DDR, ossequiando anche l’ossessione dei numeri, che molti giornalisti hanno, Mauro compreso. 87 le persone ufficialmente morte che hanno tentato di oltrepassare il muro, ma dai 115 fino a 225 se si contano le persone la cui morte è collegata al Muro, meridiano di Greenwich della Guerra Fredda.

Chi la letto il libro e visto il docufilm, si emoziona quando Mauro cita le file alle botteghe, gli oggetti poveri della DDR nell’era del poliuretano e gli anni che servivano ai berlinesi per avere una Trabant, prenotata.

Il racconto è perfetto quando si dà corpo all’istinto poliziesco della Stasi, anche attraverso l’esperienza della scrittrice Crista Wolf. Dopo il crollo del Muro si saprà che anche lei era stata una informatrice della Stasi e che aveva scritto una informativa su alcuni suoi colleghi intellettuali. “Dopo aver venduto l’anima si può ancora scrivere d’amore?”, si chiede Ezio Mauro.

Controllo, sospetto, sorveglianza, paura. Il fascino del potere assoluto. L’altrove è l’unico luogo consentito al dissenso. Tutto era dominato dalla Stasi, i cui incartamenti saranno distrutti nei mesi che precedono il crollo, con la fine della grande epoca. Tra le grandi spie anche un inaspettato Vladimir Putin, che lascia di stucco molto pubblico teatrale inconsapevole del passato del leader russo.

Nel corso del recital si dà conto anche dei lunedì di Lipsia, con lo slogan delle fiaccole “Noi siamo il popolo”, dei movimenti del pastore dissidente luterano Gauck, dei treni dell’esodo e di una giovane donna, una mente matematica, Angela Merkel, che dall’Est diverrà Cancelliera.

Interessante anche il ritratto di Margot Honecker, la Ministra dell’Educazione  e moglie del leader della Repubblica Democratica Tedesca dal 1971 al 1989., denominata il drago viola, per via dei suoi capelli colorati, simbolo di una burocrazia ormai in decadenza.

Il tono dello spettacolo si fa popolare quando si rammenta del giorno d’estate del 1977, a Berlino, in cui David Bowie si affacciò da una delle finestre degli Hansas Studios, che si trovavano in Koethener Strasse 38 e vide due ragazzi baciarsi. Da quell’immagine nascerà la canzone Heroes, che nel 1987 nello storico concerto a Berlino Ovest con gli altoparlanti voltati ad Est diverrà l’inno lungo due anni della Caduta del Muro. Sarà ancora la musica una delle immagini più belle di quei giorni con la performance del violoncello di Rostropovich.

“La democrazia è indebolita, insidiata, qualche volta anche rifiutata dai cittadini”, ha detto Ezio Mauro alla stampa. Il Muro non pretendeva e non consentiva risposte, era il finis terrae della politica, il suo limite estremo, come ha scritto.

Oggi ce ne sono di nuovi.

Della città resterà solo il vento che l’attraversa

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