Giulio Scarpati, il Misantropo: “Chi può volere che un altro cambi per amore?”

by Anna Maria Giannone

Considerato uno dei  testi chiave di Moliére, Il misantropo, dalla sua prima messa in scena a Parigi nel 1666, continua ad essere uno dei classici più rappresentati  del teatro. Cambiano le società ma rimane intatta la sua capacità di scandagliare le miserie umane al cospetto del potere, mischiando commedia e tragedia, perché, come lo stesso Molière spiegava, “il compito della commedia è quello di correggere gli uomini divertendoli”.  Questa sera e domani Il misantropo nella versione di Nora Venturini andrà in scena al Teatro Palazzo di Bari, secondo appuntamento della stagione diretta da Titta de Tommasi (domenica 8 dicembre lo spettacolo andrà in scena alle 18.30, ndr.)

Prodotto dalla storica compagnia gli Ipocriti, lo spettacolo vede nei panni di Alceste e Celimene,  Giulio Scarpati e Valeria Solarino, coppia ormai consolidata sulla scena che già ha dimostrato grande affiatamento artistico nell’adattamento teatrale di Una giornata particolare, sempre diretto dalla Venturini.

Reduce da una tournée di successo in tutta Italia, lo spettacolo proporrà una lettura del Misantropo in cui si avvicenda l’aspetto privato e l’analisi sociale, l’avventura umana e quella politica. Attorno ai protagonisti un turbinio di difetti e virtù incarnati nei tanti personaggi in scena, interpretati da Blas Roca Rey, Anna Ferraioli, Matteo Quinzi, Federica Zacchia, Mauro Lamanna e Matteo Zecchi.

Prima del debutto barese abbiamo intervistato Giulio Scarpati.

Scarpati come un testo del ‘600 può parlare al presente e come questa vostra versione del Misantropo è resa contemporanea?

La regista Nora Venturini ha scelto questo testo proprio perché è uno di quei classici che ha la forza di parlare al presente. La corte del 600 e le dinamiche del potere sono più o meno sempre le stesse,  soprattutto le moine che si fanno al potere e  l’ipocrisia che gli ruota attorno sono comuni a tutte le epoche. Alceste,  misantropo che non sopporta tutte queste bugie, che dice sempre in faccia la verità, è una figura che in tutti i tempi produce effetti eversivi. La messa in scena di Nora Venturini ha voluto sottolineare questo legame fra classico e contemporaneo anche nella scelta di fattori come le musiche, che partendo da un’ ispirazione classica viaggiano verso il jazz e la disco, o i costumi, che uniscono elementi seicenteschi con elementi attualizzanti.

Che Alceste è quello che vedremo in scena stasera?

Questa regia ha voluto raccontare in particolare la contraddizione del Misantropo, una lettura che coinvolge il suo rapporto con Celimene, interpretata da Valeria Solarino. Pur essendo assolutamente inconciliabile con la società in cui vive alla fine Alceste si innamora della più mondana di tutta la corte, totalmente distante da lui. Alceste pretende che questa donna non sia come è, una pretesa che già nel ‘600 Moliere trovava contraddittoria. Chi può volere che un altro cambi per amore? Questo ha a che fare con il tema dell’accettazione dell’altro. Il rifiuto finale di Celimene di seguire il Misantrpo in questo suo odio per l’umanità, in questo suo isolamento, è doloroso anche per Alceste. Ma lui non può sottrarsi al suo archetipo: l’assolutezza con cui vive i suoi sentimenti non può fargli accettare un compromesso. Questa messa in scena si chiede se sia giusto o no amare in questo modo. Un aspetto molto contemporaneo che non sempre viene fuori nella lettura del testo. Lo spettacolo lo fa mettendo insieme riso, comicità, commedia, ma anche riflessione e momenti emotivi.

Con Valeria Solarino e il cast di attori in sena formate un gruppo ormai consolidato, quasi una compagnia stabile d’altri tempi.

Dopo cinque anni possiamo dire che con Valeria formiamo una coppia che funziona, anche grazie a un gruppo di colleghi attori più giovani con i quali ci troviamo molto bene. Molti di loro sono già stati in scena con noi in Una giornata particolare. D’altronde con Melina Balsamo e il suo gruppo ho iniziato a lavorare già a metà degli anni ’80 : mi legava a Melina un amore molto forte per il teatro e la stessa affezione si è creata in questo gruppo. Dopo Una giornata particolare abbiamo voluto misurarci nella messa in scena di un classico, per provare la sua capacità di parlare oggi. Speriamo in futuro di trovare un nuovo testo che possa coinvolgere ancora il gruppo. Stiamo cercando di percorrere questa strada che recupera la forza dei vecchi gruppi teatrali.

Da spettatore, cosa le piace vedere a teatro?

Ricordo ancora un Orlando Furioso di Ronconi  visto a Roma da bambino. Mi piace vedere tutto, sia classici che testi contemporanei. Il teatro quando è bello ha un coinvolgimento emotivo che nessun altro mezzo ha, una capacità di suggestione senza eguali. Sono curioso anche di vedere nuovi adattamenti, capire come altri colleghi risolvono e interpretano i testi.  Credo che il teatro sia una necessità per la comunità, non un divertimento elitario per un gruppo ristretto. Andando in giro, portando gli spettacoli anche in piccoli centri e nei teatri più periferici riesco a riscoprire la capacità che il teatro ha di far confrontare una comunità con temi importanti: possono essere classici o contemporanei, sono comunque universali. 

Ha mai pensato di misurarsi con una regia?

Per ora ho in programma un cortometraggio, un omaggio a Rodari su cui sto lavorando proprio in questo periodo. Una versione fantasiosa, alla Rodari appunto. È la mia prima volta dietro la macchina da presa. Lo faccio con i miei allievi, nella scuola di recitazione che dirigo a Roma, ma questa volta è diverso. Le saprò dire come è andata quando avrò finito il lavoro.

Lei è anche un formatore, cosa suggerisce ai suoi ragazzi che studiano per diventare attori?

Questa professione è fatta di energia, se hai un talento, una spinta, sicuramente questo mestiere ti è più facile. È importante sperimentare, riuscire a capire quanta forza ha la verità, la spontaneità che un attore deve trovare ogni volta che va in scena. Spesso siamo ingiusti con i ragazzi di questa generazione: tendiamo a scoraggiarli. Un comportamento assurdo per chi fa questo lavoro.  Se l’abbiamo amato e scelto con tanta  passione  non capisco perché non possiamo concedere questo stesso  fuoco alla generazione che sta venendo. È un mestiere meraviglioso, in cui si impara ogni giorno.

You may also like

Leave a Comment

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.