Giusy Frallonardo, letture social e #Dantedì per i 9 anni di Hell in the Cave

by Michela Conoscitore

In questi giorni quotidiani, riviste, trasmissioni televisive e radiofoniche stanno continuando a suggerirci passatempi per trascorrere, al meglio, questo periodo in casa. La lettura è quello più gettonato, ma spesso non è semplice scegliere un libro da leggere, e la pigrizia, poi, potrebbe anche avere il sopravvento. Quindi, sarebbe perfetto se qualcuno non soltanto scegliesse per noi un libro, ma che ce lo leggesse anche, per riscoprire proprio il fascino d’antan delle letture ad alta voce.

Se a leggere, poi, fosse un’allieva di Vittorio Gassman, allora l’incantesimo sarebbe proprio perfetto: non sono semplici elucubrazioni utopistiche ma realtà, perché l’attrice e drammaturga pugliese Giusy Frallonardo sta portando avanti questo progetto di letture ad alta voce sulla sua omonima pagina Facebook, riuscendo a ricreare le atmosfere magiche del teatro.

bonculture ha intervistato l’attrice per parlare con lei del potere mediatico di questa iniziativa ma anche per farsi raccontare la nuova serie televisiva tratta dai racconti di Gianrico Carofiglio, Passeggeri Notturni e lo spettacolo di successo ambientato alle Grotte di Castellana, da lei curato, Hell in the Cave, tratto dall’Inferno di Dante Alighieri, in occasione proprio del primo Dantedì, il 25 marzo:

Dal 13 marzo ha aderito all’iniziativa #iorestoacasaeleggo, postando sulla sua pagina Facebook, video delle sue letture recitate come se si stesse assistendo ad una rappresentazione teatrale. Un esempio su tutte, molto emozionante quella di Lady Anna tratta dal Riccardo III di William Shakespeare: secondo lei, in questi tempi particolari che stiamo vivendo, qual è il potere della lettura e del teatro sui social?

È una domanda difficilissima. Non mi sarei mai sognata di fare una cosa del genere, se non fossimo in questa situazione. Nel senso che io credo moltissimo nel potere della fascinazione del teatro. Il teatro, insieme alla musica dal vivo, è l’unico mezzo che non è mediato, non ha bisogno di un supporto. La gente è lì dal vivo, e sente il respiro degli attori come quello dei cantanti o dei musicisti durante i concerti. Però, dato che ci troviamo in una condizione particolare, molto strana che forse nessuno, o pochissimi, hanno vissuto visto che quasi tutti apparteniamo a generazioni abbastanza recenti, lontane dalle guerre, ho pensato di aderire a questa iniziativa per coinvolgere qualcuno nella lettura. Molti di noi non leggono, e non lo fanno perché pensano sia un’attività lunga, difficile, e noiosa. Invece, io ho sperimentato con le letture pubbliche ma anche con gli audiolibri che ho registrato per Audible e Emons, che la gente ascoltando si appassiona. Il pubblico ha sempre più voglia di ascoltare storie, sono tra le cose che ci tengono in vita. Quindi, aderendo a questa idea, ho pensato di postare piccole cose, con la speranza di incuriosire qualcuno e incoraggiarlo a proseguire la lettura di quella storia, o a cercarne altre.

Come sta scegliendo i testi da proporre ai follower che stanno seguendo le sue letture?

I brani li sto scegliendo in base alla loro brevità, in realtà. Ho letto qualche brano più lungo, come quello di Dave Eggers, di cui ho interpretato solo la prima parte. Quindi sto scegliendo racconti, o piccole parti di performance recitative e monologhi abbastanza celebri. Mi piacerebbe che arrivassero delle suggestioni: per esempio, il brano che ho proposto lunedì è stato una favola, e mi è stato richiesto dagli insegnanti di un istituto comprensivo che stanno portando avanti la didattica a distanza, in questi giorni. Credo che questa sia una cosa molto bella e utile, un vero e proprio servizio. Quando ho aderito a questo progetto non ho pensato a follower, ma a persone che avessero bisogno di ascoltare delle storie, qualcuna allegra, qualcuna meno per tuffarsi nelle vite altrui, e possibilmente in buona letteratura. 

Il primo testo che ha proposto è stato un racconto di Gianrico Carofiglio: sulla piattaforma RaiPlay, da poco, è disponibile la serie televisiva Passeggeri Notturni, tratta dai racconti dello scrittore barese. Lei è tra gli attori del cast, può raccontare questa nuova serie e il suo ruolo?

I protagonisti della storia orizzontale sono Claudio Gioè e Nicole Grimaudo, però in realtà questa serie è un esperimento nel senso che si è cercato davvero di recuperare l’idea dei racconti brevi, quindi di storie verticali. E i protagonisti della serie tv sono proprio i personaggi di queste storie verticali, quelli che nelle serie di lungo corso sarebbero i protagonisti di puntata, loro sono il vero fulcro di questo esperimento filmico perché si vuole portare proprio la letteratura in televisione. Tra l’altro, recuperando anche un format radiofonico che andava in onda qualche anno fa, su Radio 2, Alcatraz, dove Jack Folla raccontava delle storie. Enrico il protagonista, interpretato da Gioè, fa questo, ascolta e racconta le storie dei suoi ascoltatori. Queste storie, poi, si trasformano nella puntata di tredici minuti della serie. 

Il prossimo 25 marzo si celebrerà il primo Dantedì, giornata dedicata al sommo poeta Dante Alighieri. Proprio dall’opera più famosa del genio fiorentino che ha origine lo spettacolo Hell in the Cave, di cui lei ha curato la parte drammaturgica. Può descriverci, quindi, questo viaggio nell’Inferno dantesco, ambientato nelle Grotte di Castellana?

Hell in the Cave per me è un figlio d’anima, come direbbe Michela Murgia. È più che uno spettacolo, è una parte della mia vita. Hell in the Cave è uno spettacolo corale, è difficilissimo descriverlo, e addirittura le immagini dicono poco: come ha detto uno dei primissimi spettatori, è un’esperienza sensoriale, una cosa da vivere perché è teatro, ma in una forma straordinaria nel senso letterario del termine, fuori dall’ordinario. Non abbiamo un palcoscenico, non c’è la quarta parete, oltre che sensoriale è un’esperienza immersiva, gli spettatori non sono spettatori ma visitatori dell’Inferno perché davvero chi viene a vedere Hell in the Cave viene catapultato in questa dimensione infernale. Non l’inferno che stiamo vivendo in questi giorni, in cui contiamo i morti purtroppo, ma un inferno fatto di poesia. Bisogna venire a vederlo. L’anno prossimo lo spettacolo compirà dieci anni, e combacerà con l’anniversario dei settecento anni della morte di Dante, quindi festeggeremo doppiamente. In questo Dantedì, potremo celebrare solo sui social, l’unico mezzo di cui adesso disponiamo, posteremo una scena dello spettacolo, la più lieve, per alleggerire i tormenti delle persone in questo momento. Se sarà possibile, pubblicheremo anche altri contenuti.

Lo spettacolo che quest’anno compie nove anni, dal suo esordio continua a riscuotere successo e valorizza uno dei beni naturalistici e culturali più preziosi della nostra regione. Cultura e turismo sono sempre un’accoppiata vincente?

Non so se lo sono sempre, però in questo caso sicuramente sì perché quello che noi abbiamo voluto fare, e parlo al plurale perché come ho detto prima Hell in the Cave è uno spettacolo corale, sono tantissime le persone che partecipano a questo progetto, volevo ricordare  il regista Enrico Romita, l’ultimo dei coreografi che è Vito Cassano, ma insieme a loro sicuramente l’amministrazione comunale di Castellana Grotte, la Regione Puglia, gli attori, alcuni dei quali stanno con noi da nove anni. Voglio ricordare uno per tutti, Stefano Bianco che interpreta Lucifero. Con Hell in the Cave abbiamo pensato di collegare il turismo allo spettacolo, ma non ad un turismo tout court, perché avevamo l’obiettivo di dare vita ad una produzione che avesse un altissimo valore estetico, e anche concettuale. Poi, dato che disponevamo di questo patrimonio incredibile, le Grotte di Castellana, che sono la location perfetta per questo spettacolo, abbiamo deciso di ambientarlo esattamente lì. Certo, ci sono state parecchie difficoltà da superare, chiedere tantissime autorizzazioni, e fare un sacco di studi che non sono stati portati avanti solo da noi, ci sono stati i geologi, la Sovrintendenza, ricercatori della Berkley University che hanno condotto uno studio sul suono. Quindi il lavoro è stato molto complesso, ed è stato possibile solo grazie al supporto del pubblico. Una volta attuato tutto questo, lo spettacolo ha visto la luce, pensando anche a rilanciare un luogo turistico della nostra regione. Secondo me, adesso, valorizzare i luoghi con la cultura è fondamentale: l’Italia possiede il patrimonio artistico più grande al mondo, bisogna promuovere l’approccio esperienziale ai vari siti archeologici, naturalistici e Unesco, grazie anche alla cultura e alla nostra letteratura.

Hell in the Cave

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