Il caso Nolan, testi alla sbarra per il legal drama del Teatro dei Limoni

by Enrico Ciccarelli

Recitare sarà anche una stronzata, come dice Roberto Galano nel libro omonimo di Cristian Di Furia, ma al Teatro dei Limoni è una stronzata che viene presa decisamente sul serio. Le ragazze e i ragazzi del Corso Avanzato della compagnia di Via Giardino passano così dall’intensità corporea e fisica del teatrodanza a guida Maggie Salice al teatro di parola, come nel Caso Nolan, che Galano ha adattato dal libro di Stefano Massini Lo Stato contro Nolan – un posto tranquillo.

Una storia di manipolazione mediatica e di illecite connessioni tra informazione e marketing nell’America profonda degli anni Cinquanta. L’adattamento sfoltisce notevolmente l’originale, ma forse conserva qualche lungaggine di troppo.

La prestazione attoriale è stata mediamente buona: convinti elogi per Graziana Cifarelli, grintosa Procuratrice distrettuale animata da etica e giustizia, e per Nicole Piemontese, avvocata dai modi flautati, ma profondamente determinata e a tratti perfida.

Note di merito per le caratterizzazioni molto azzeccate di Luca Gambacorta, nei panni del tontolone proprietario dell’emporio, di Amalia Paoletta, in quelli dell’ottusa e malevola maestra, di Elisabetta Campanella, giovane contadina anabattista di grande freschezza. Buona la presenza scenica del giudice, Francesco Giordano.

Pienamente in parte, ma con qualche occasionale impaccio mnemonico, il giornalista Vincenzo Ficarelli, il viceprocuratore Stefano Dragoni (peraltro protagonista di un vibrante finale), l’altro difensore caustico ed elegante Stefano Graziani, il fervido pastore Raul Lannunziata, il cinico fabbricante di fucili Cristiano Russo.

Esemplare il cameo di Massimo Iannantuoni, che interpreta l’imputato, il Nolan del titolo. Non male la trovata di affidare alla platea, ideale giuria del processo descritto, la scelta finale fra colpevole e innocente. L’esito finale non viene rivelato, evitando così provvidenzialmente l’effetto Forum, ma al pubblico piace. Uno spettacolo e una prestazione che meritano la sufficienza piena e valgono il costo del biglietto (le tre repliche fin qui andate in scena hanno fatto registrare il quasi-tutto esaurito).

Volendo sottolineare quello che non va, pensiamo si debba lavorare sull’imperfetta alchimia di alcuni dialoghi, e in particolare sui ritmi del rapporto fra testi alla sbarra e avvocati di accusa e difesa, con quegli “obiezione, vostro onore” che da sempre punteggiano ogni legal drama che si rispetti.

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