La scorretta tristocomica Arianna Porcelli si racconta

by Fabrizio Stagnani

Portentosa, charmosa ed impietosa. Mai usare tanti aggettivi e quanto meno all’inizio di un testo, soprattutto se fanno rima, ma per lei, Arianna Porcelli Safonov, la satirica più dolcemente feroce in circolazione, è uno strappo alla regola concesso. Romana di nascita, laureata in Storia del Costume, prima blogger, dal 2008, sulle pagine di Madame Pipì, nel 2015 autrice del libro “Fottuta campagna”, nel 2017 di “Storie di matti”, entrambe per i tipi della Fazi Editore, nel mentre che tutto questo accadeva la sua fama su youtube e gli altri social network lievitava.

Al pubblico, quello seduto in teatri, auditorium e piazze, porta il suo cabaret, una stand up comedy. Monologhi taglienti indorati solo dalla sua mimica e gestualità smorfiosa. Il progetto comico ha una missione, nel suo essere anche missionario, quello di “accendere piccoli focolai di sommossa intellettuale che sveglino le menti italiane dall’attuale mondezza mediatica, politica e culturale che li sovrasta”.   

Sul palco a Bari

Il 23 marzo era sul palco dell’ Anche Cinema a Bari, il suo tour l’ha già portata a Genova, Roma, Modena e Bologna, all’orizzonte le date di Torino, Milano e Trieste. Il “Riding Tristocomico” è uno spettacolo in continua evoluzione, mai uguale a se stesso. I cavalli di battaglia ci sono, l’immancabile attacco diretto alla somma casta degli ingegneri, tra cui si annida anche qualche ex compagno della Porcelli (forse ragione per la quale la veemenza dell’affondo è così netta), la derisione sui comportamenti dei proprietari di cani a spasso e la contemporanea analisi sociologica sul possibile da incontrare con BlaBlaCar. Ma la scaletta in continua evoluzione porta anche in elenco pezzi che sviscerano le ipocrisie del nuovo biologico e i suoi gnomi che salutano sulle confezioni o che sminuiscono impietosamente il valore di “like d’affetto” sui social, oppure ancora sulla natura aleatoria dell’arte contemporanea e delle performance di Marina Abramovic. Uno show di purificazione, che sprona ad osservare ridendo da un altro punto di vista pratiche e concezioni ormai consolidate dall’evidente vacuità morale e sociale, una “defibrillazione mentale”.

Uscita dai camerini del teatro polifunzionale Anche Cinema, a foyer ormai sgombro da spettatori saturi di risate e spunti di riflessione è proprio Arianna Porcelli a parlare dell’impresa.

 Tristocomico perché?

Perché sono dei testi che apparentemente dovrebbero far ridere, ma che in realtà hanno dietro una tristezza senza precedenti. Che poi è la cartina tornasole della nostra situazione contemporanea.

Quanto sei cinica nel rappresentare tutto questo? Mentre le si apre sul viso un sorriso alla Muttley di Wacky Race, ma infinitamente più intrigante, risponde fulminea a domanda con una domanda retorica ed ammiccante:“Secondo te?”

Riesci ad essere unpolitically correct, pur restando nel corretto. Sei padrona di una nuova sensibilità? Come riesci a fare questo?

Beh a dire il vero, ringrazio, ma non mi risulta di essere corretta. Altrimenti sarei in televisione! – gli astanti compiaciuti sghignazzano – Non essendoci adesso una politica degna di essere chiamata tale toglierei il “politicamente”. Non credo di essere politicamente corretta. Mi piacerebbe non esserlo quantomeno. Raramente mi è stato dato della simpatica.

Crakers crudisti ai semi di magnolia croata che non sanno di un caxxo venduti a 70 euro/Kg, uova di galline felici, le amare conseguenze di acquistare un pacchetto base per l’affitto di un’auto, quale tra le ipocrisie odierne detesti maggiormente?

Tutto ciò che priva l’essere umano della sua morale, quindi praticamente tutto quello che al momento è appetibile per la nostra inclusione nella società.

Lei paladina della lotta agli hastag carichi di idiozia e qualunquismo che etichettano in maniera virale gli scatti fotografici e i post più disparati alla domanda quale possa essere l’hashtag da affibbiarle ribatte con la sua sprezzante verve: “#vattelapigliandrercu…! No, no per carità se potessi evitarli! Anche se probabilmente sarebbe quello lì! O anche #sonounapoverettaaiutatemi, visto che comunque sono io la prima poveretta. Per questo non risulto simpatica. Apparentemente quello che faccio sembra una critica nei confronti di tutto fuorché me, mentre sono io il primo soggetto che si piglia per il culo!

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