ShowTime, il teatro-dispositivo di Luca Cicolella allo Stabile di Genova: “Puntiamo al futuro partendo dalle origini. Deve essere l’arte a prevalere sui media”

by Giammarco Di Biase

I teatri sono ancora chiusi, ma gli artisti non hanno mai smesso di progettare e sono pronti a ripartire. Star fermi ha prodotto l’unico effetto di voler ritornare nei luoghi d’arte come prima, anzi più di prima, azzardando anche l’impossibile.

Luca Cicolella e Igor Chierici tornano a raccontare di vendetta e di differenze razziali, tornano a “rappresentare” le ricchezze e debolezze umane in toto, con un nuovo progetto teatrale che inizia utilizzando meccanismi e dispositivi dell’era post-digitale e si confronta successivamente con una miniserie in streaming di tre puntate dalla durata circa di mezz’ora.

Il tutto confluirà in un’opera teatrale fisica e tradizionale. Un progetto a detta degli autori “folle” che guarda alle ultime generazioni e alle tecnologie social media tra polivalenza e sperimentazione.

Abbiamo intervistato Luca Cicolella per farci luce sul progetto artistico “ShowTime”

Qual è la storia da cui parte il tuo progetto? Come è stato pianificato tra spettacolo-dispositivo sulle piattaforme e i social media e lo spettacolo teatrale in situ?

“Il progetto parte da lontanissimo. Io e Igor Chierici ci siamo conosciuti nel 2011 a Genova mentre io frequentavo la Scuola di recitazione del Teatro Stabile. Già dall’inizio del nostro percorso insieme l’idea era quella di iniziare a raccontare una storia con un metodo cinematografico e poi concluderla in teatro con un epilogo con spettatori in carne e ossa. Con il tempo la trama iniziava a prendere fisionomia fino ad oggi che ci è sembrato essenziale raccontarla sulle piattaforme e a teatro, senza snaturare il vero senso dello spettacolo. Inizialmente si parte da un prequel: lo spettatore potrà vederlo quando vuole. A questo verrà aggiunta una miniserie. Il prequel inizia con i due personaggi già calati nella tragedia, protagonista dell’azione sarà una scena che ruota intorno ad un rapimento. Showtime è una tragedia moderna e, come in tutte le tragedie, l’antefatto è fondamentale. Tutto confluirà, come già detto, con uno spettacolo dal vivo.”

Cosa racconta Showtime? Qual è l’incipit della trama?

La trama, focalizzata su una storia di onore e vendetta scatenata da un mistero che nasconde differenze e radici culturali tanto profonde quanto paradossalmente simili tra loro, vede protagonisti due uomini, interpretati appunto da me e il mio collega Igor Chierici. Adrian è un giovane uomo albanese disposto a tutto per vendicare l’onore della sua famiglia attraverso la gjakmarrja, la vendetta di sangue prevista dal Kanun, antico codice di diritto consuetudinario ancora in uso in alcune zone del suo Paese. Suo fratello Arber è stato assassinato in Italia da Vittorio, facoltoso e noto imprenditore, che viene scagionato per legittima difesa: Arber era un ladro che si era introdotto nella sua proprietà, aggredendolo. Adrian sostiene motivazioni differenti sull’accaduto e quindi sull’innocenza del fratello, vittima a suo dire di ingiustizie e razzismo da parte di Vittorio. Adrian rapisce Filippo, noto “influencer” e figlio di Vittorio, costringendolo a dire la verità e ammettere la colpevolezza del padre in diretta nazionale, prima di giustiziarlo per attuare la vendetta trasversale. Ma proprio mentre il crudo confronto si consuma davanti a migliaia di spettatori del web, Filippo, ormai alle corde, rivela ad Adrian la ancor più torbida e sconvolgente verità sull’accaduto, che cambierà ogni prospettiva…

Come hai affrontato le istituzioni liguri? Come hai trasmesso il senso di questo tuo progetto spartiacque? Le istituzioni liguri sono state presenze costanti e vicine? Hai avuto problemi nella realizzazione?

La bellezza del lavorare nella realtà teatrale e culturale di Genova sta nella capacità di attenzione che si ha nel privilegiare e valutare le nuove proposte. C’è un pubblico molto attento e presente, un popolo che iniziò a seguirci già dallo Stories Festival del porto antico di Genova. Le entità comunali e regionali ci spronano di continuo, soprattutto in questo momento per continuare a offrire cultura e contenuti. Lo spettacolo infatti andrà in onda sulle pagine istituzionali del comune di Genova, progetto da loro sostenuto in tutto e per tutto.

Carmelo Bene affermò che il teatro non è mai esistito e che nessuno ha mai scritto cosa è veramente. Oggi il teatro è stato ferito gravemente, sta letteralmente sprofondando. Si può ancora parlare, secondo te, di teatro oggi?

Si deve parlare di teatro oggi! Se oggi non si parla di teatro e si fa finta che non sia mai esistito rompiamo con le nostre credenze e le nostre origini. Non possiamo guardare al futuro se non siamo consci e non ci restituiamo alle nostre origini. Questo è stato anche il teatro di Bene, quello della rilettura e della vitalità delle opere del passato riflesse nello spettacolo del Novecento. Il teatro esiste e deve continuare a resistere, a dimostrazione che non c’è una verità assoluta e che non dobbiamo militare in una guerra ideologica bensì fare “rete” e approfittare di tutte le differenze che ci accomunano anziché dividerci.

Utilizzare il digitale, i “sistemi leggeri” di condivisione, sembra a volte vanificare il senso di sintesi del teatro anziché salvaguardarlo. E’ l’arte a fare il gioco dei media o i media a fare il gioco dell’arte?

Deve essere l’arte a prevalere sui media, e non il contrario. L’arte deve essere brava ad apprezzare e utilizzare i media, senza far sì che diventino delle armi contro noi stessi, artisti e non artisti.

Qualcuno disse che “la Storia è in sciopero”, credi che il Covid possa essere riconosciuto nel futuro come evento tragico da narrare artisticamente e come “fatto storico”? Donald Trump e le insurrezioni alla Casa Bianca, il “golpe militare”, credi che possano essere “narrati” storicamente o siamo tutte vittime, fautori e protagonisti dell’irrealtà?

La storia si ripete, se ci guardiamo indietro ci sono stati altri momenti storici che hanno segnato cambiamenti epocali. Se questo periodo ci insegna cosa non vogliamo dal futuro è già qualcosa da cui partire. La storia è la realtà che viviamo, non so se il teatro racconterà del virus, ma sicuramente racconterà ancora e per sempre degli esseri umani.

Il già attesissimo prequel di Showtime andrà in onda il 20 gennaio, alle ore 21, rimarrà online e sarà possibile vederlo fino all’inizio della serie.

Il Prequel sarà trasmesso in contemporanea live sui canali social di Comune di Genova e Regione Liguria (“Genova More Than This” il nome della pagina) Mentelocale.it e Porto Antico di Genova, oltre che sulla pagina di Sea Stories Festival. Mentelocale.it diventerà anche la piattaforma streaming su cui andrà in ondala seconda parte del progetto ovvero la mini-Serie. Oltre 10.000 spettatori social, quindi, sono già pronti a conoscere una storia forte e bella.

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