Travolti da un turbine di sesso a teatro col thriller “Ladro di saponette”

by Agnese Lieggi

LADRO DI SAPONETTE

Breve storia di un sesso-dipendente

Soggetto: Nicola Grimaldi. Scrittura teatrale: Pietro Naglieri.

Luci: Giuseppe Pesce, Musiche: Antonio Tuzza, Grafica: Claudio Carlucci (Konda)

con Pietro Naglieri e Ida Vinella

regia Pietro Naglieri

“Ladro di Saponette” è uno spettacolo teatrale che ha visto la luce grazie ad una vincente campagna di crowdfunding aperta su produzionidalbasso.com. Questa forma di finanziamento è giunta ai nostri giorni ormai in forma matura, convincente e dignitosa, grazie anche all’esempio di artisti più che conosciuti che hanno affidato direttamente ai loro true fans la possibilità di sostenere i loro progetti artistici e condividerne la gestazione, l’allestimento, i sacrifici e le gioie che solo una idea pienamente realizzata riesce a dare a tutti coloro che, a vario titolo, vi hanno partecipato.

Riprendendo dalla sinossi della pagina facebook dello spettacolo:

 “Ladro di saponette – Breve storia di un sesso-dipendente” è un thriller psicologico o, per semplicità, potrebbe essere definito un NOIR. La vicenda prende le mosse dall’arresto di un uomo sorpreso a notte fonda nell’appartamento vuoto dei suoi vicini. C’è il cadavere di un uomo nel bagno dell’abitazione e la moglie del nostro protagonista che non conferma la versione di suo marito. Parte da qui un’indagine che percorrendo a tentoni diversi scenari mette in luce, quasi casualmente, una relazione coniugale malata, tanto perversa quanto disorientante fatta di avventure sessuali, travestimenti e manipolazione. Non già il delitto, ma la relazione stessa si rivela ora sotto una luce, ora come il suo perfetto negativo. E non si capirà fino alla fine chi dice la verità e chi recita, chi agisce per pura autoconservazione e chi bara. Un labirinto di chiaroscuri tra testimoni veri o prezzolati, intercettazioni telefoniche e perizie psichiatriche. L’essenza del lavoro è da individuare nella complessità patologica di un rapporto amoroso minato da una forma di sesso-dipendenza distruttiva. Una forma possibile, ancor prima che plausibile, che trascina verso gli inferi i nostri due amanti.”

Sin dall’inizio dello spettacolo si è travolti da un turbine, dal profondo spaesamento del protagonista che procede riflettendo su un accaduto che contestualmente svela allo spettatore i primi dettagli della vicenda. Il racconto procede a ritroso, poi a flashback, poi riprende grazie agli efficacissimi e repentini cambi di atmosfera che sballottano il pubblico in avanti e indietro nella vicenda, al fine di tentare una ricostruzione logica dell’accaduto. Ma le carte vengono più volte sapientemente scombinate. Quando sembra che ci sia uno sbrogliamento della vicenda, un colpo di scena, un nuovo particolare, un nuovo dettaglio rimescola le carte e lo spettatore rivede tutto ciò che ha appena appreso da un altro punto di vista per raccogliere altri elementi da portare con sé fino all’inaspettato svelamento finale. È la mente del protagonista, per motivazioni addirittura involontarie, che fa continuamente on/off, che riesce a vedere fino a un passo prima della realtà eppure ne fa esperienza concreta lasciandosi avvolgere dalla molteplicità di figure femminili che si susseguono davanti ai suoi occhi: un vero e proprio gioco onirico in cui realtà e sogno finiscono per sovrapporsi quasi completamente insistendo sul tempo scombinato della narrazione.

Naglieri e Vinella sono attori d’esperienza che vivono il palcoscenico teatrale con disinvoltura, come pesci nell’acqua, e che riescono a cambiare fisicità e maschera con rapidità ed ogni volta nella piena assunzione del ruolo, anzi, dei molteplici ruoli che ognuno di loro assume per questa vicenda. Luci essenziali ma suggestive, musiche scarne ma immersive. Un bel lavoro corale che ha goduto di una meritata sala piena, alla faccia della finale di Sanremo 2020.

Infine, “Ladro di Saponette” è un romanzo live, ti tiene incollato alla sua trama seducente e cruda, frammentata e dinamica, perversa e compassionevole dove alla fine tutto si lega: in principio, nel buio assoluto del palcoscenico, un punto luce giallo sincronizzato ad un suono breve e asciutto racconta qualcosa che al momento non capiamo, ma che nel finale chiarisce tutto. Inesorabilmente.

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