È più famoso Montalbano o Camilleri? Maigret o Simenon?

by redazione
Montalbano

Stasera ritorna in tv il fenomeno Montalbano, record di successi auditel pressoché interminabile in prima visione e replica, uno dei pochi prodotti della serialità televisiva italiana a essersi conquistato una fetta del mercato broadcasting europeo ed extraeuropeo con pubblico di aficionados in Inghilterra, Stati Uniti, Germania e molti altri paesi e con una onda lunga di ricadute non solo nell’immaginario popolare e nel gergo linguistico ma anche negli spostamenti come il cineturismo (come non pensare alla baia di Montalbano?) e relativi impatti economici non indifferenti.

Impatti mai calcolati, visto che non esiste a ora un coefficiente in grado di stabilire quanto incida la visione di un film o di una serie tv nella scelta dei luoghi da visitare. Anche se incalcolabile, non si può negare che esista questo cineturismo, basti pensare al villaggio dei puffi a Juzcàr nel sud dell’Andalusia, senza scomodare Gibson e Matera o Pedro Almdovar e le Canarie.

Non è da meno la baia di Montalbano, nella zona tra Porto Empedocle e Agrigento con visita sul set della casa sulla spiaggia del commissario e tour dei luoghi centrali della narrazione: la piazza del commissariato, i ristoranti, la baia di Marinella e tutti i luoghi che tornano protagonisti di puntata in puntata sin dalla prima apertura della primissima puntata con la scelta del regista Alberto Sironi di una ripresa area della location.

Montalbano nasce dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri e viene portato sul piccolo schermo nel 1999 con Il ladro di merendine  pensato  in un primo momento come un progetto pilota, caratterizzato da una narrazione autoconclusiva. Camilleri già grandissimo sceneggiatore e anche docente all’Accademia Silvio D’Amico, ha uno stile televisivo e i suoi romanzi ben si prestano strutturalmente all’adattamento televisivo.  Il successo è talmente formidabile che il personaggio prende vita propria surclassando persino la notorietà di chi l’ha creato tanto che l’autore stesso non ha mai nascosto di essere “spaventato” da Montalbano.

Sull’onda del fenomeno televisivo ne guadagnano beninteso tutti. Le vendite dei libri che svettano le classifiche, la Palomar che produce il prodotto dosandolo scientemente e creando l’attesa e i distributori europei. Ma undici milioni di telespettatori (uno dei tanti picchi di share raggiunti) non sono certamente undici milioni di lettori reali.

Il carattere burbero, il sottile cinismo, la passione per la buona cucina, la difesa dei deboli, il disinteresse verso i meccanismi di successo come la carriera o il tornaconto personale, l’intransigenza e l’indisponibilità a scendere a compromessi sono solo alcuni dei punti di forza di un personaggio divenuto un’icona.

La detective story e il poliziesco sono i generi più frequentati dalla fiction italiana.  Il modello antecedente a cui pensiamo è Le inchieste del commissario Maigret di Mario Landi, ispirato ai romanzi di George Simenon con protagonista Gino Cervi.

La serie va in onda dal 1964 al 1972, suddivisa in quattro stagioni. Basso numero di episodi, ibridazione fra le strutture della serie e quelle della miniserie e ampio lasso di tempo tra una stagione e l’altra.

Maigret è l’eroe per eccellenza di tutti i moderni giallisti rafforzato da quella atmosfera degli anni Trenta e irresistibilmente francese in cui è ambientato. Molte delle storie dei 65 romanzi di Simenon che hanno per protagonista il burbero Maigret sono ambientati tra le strade di Parigi, nei bistrot, a Montmartre, nei locali notturni di Pigalle e nelle periferie del Marais. Carattere burbero, amante della buona cucina, grande bevitore di birra e calvados e fumatore di pipa preceduto sempre ovunque vada dalla sua grandissima fama, commissario “Maigret della polizia giudiziaria di Parigi”.   Seguendo il metodo dell’istinto, dell’immersione nei luoghi e nell’attenzione per i dettagli apparentemente insignificanti riesce ad avviarsi verso la risoluzioni dell’indagini superando il momento sempre presente dell’incertezza iniziale.

Il personaggio di Maigret è stato protagonista di più di duecento tra riadattamenti televisivi e cinematografici.

Molti sono gli esempi di come il divismo televisivo abbia prodotto la sovrapposizione di personaggio/attore che lo interpreta nell’immaginario collettivo. Solo per citarne uno antecedente,  La cittadella di Anton Giulio Majano è il più famoso e replicato teleromanzo italiano che rappresenta anche un caso di divismo all’italiana. Alberto Lupo che interpreta il dottor Manson raggiunge un’enorme popolarità tanto da esser inondato di lettere di fan in cerca di consigli medici e viene invitato persino a un congresso di medicina come ospite d’onore.

Rimane al momento senza risposta il quesito iniziale su chi ci guadagni di più in termini non solo di notorietà ma anche di immortalità se l’autore del libro, il libro, l’attore protagonista, il personaggio icona o il prodotto televisivo. Il mix è formidabile. Andrea Camilleri, Sellerio, Luca Zingaretti, Salvo Montalbano, la serie e Vigata, col suo mare e col suo Barocco, sono un’unica grande passione.

Daniela Tonti

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