How I met your mother, la dolce prolissità di un padre

by Gabriele Rana

Immagina. Immagina di avere all’incirca sedici anni, ma anche meno. Tuo padre chiama te e tua sorella nel solito, piccolo soggiorno di casa vostra e vi chiede di sedervi sul divano e di mettervi comodi.

Prende una sedia, accende l’abatjour che emette una flebile luce sul suo volto di uomo di mezza età, si siede con lo schienale della sedia contro il petto e la testa appoggiata sulle braccia conserte. Tu guardi tua sorella interdetto, e noti sul suo volto la tua stessa espressione. Tuo padre sorride. E mentre tu e tua sorella vi chiedete ancora se siete lì per ricevere il rimprovero per ciò che avete fatto il sabato precedente, lui pronuncia la frase: “Ragazzi, sto per raccontarvi una storia incredibile, la storia di come ho conosciuto vostra madre”. Subito ti irrigidisci, conosci la prolissità di tuo padre, sai che per parlare dell’Apocalisse inizia il racconto dalla Genesi, e per questo motivo rimpiangi il rimprovero a cui avevi pensato poco prima e chiedi: “Abbiamo fatto qualcosa di male?” e tua sorella “E senti, ci vorrà molto tempo?”.

La storia di vostro padre vi terrà incollati a quel divano per ben nove anni: le nove stagioni in cui Ted Mosby, vostro padre, vi racconterà di quando ventisei anni prima, nel 2004, dopo che lo zio Marshall decise di chiedere la mano della zia Lily, i suoi migliori amici, intraprese l’impervio viaggio per la ricerca dell’anima gemella e trovare anche lui quella stessa felicità.

Quella che potrebbe sembrare una sitcom come tante, che segue le orme di Friends, con i soliti personaggi come la spalla comica, il donnaiolo Barney Stinson o la coppia dannata, Marshall e Lily, si rivelerà molto di più. Capace di attirare con la sua spensierata comicità in un vortice di riflessioni sulla vita, sul fatalismo, sul credere nel destino e nella concatenazione di cause e di effetti che ti hanno portato a essere ciò che sei, con messaggi che nonostante la sua longevità (la serie è del 2005, che per lo scorrere del tempo inteso da internet equivale a secoli fa), riescono a essere eternamente attuali. Questa serie. ormai cult, ha la capacità di far esaltare e ridere lo spettatore sotto le note di “You give love a bad name” e, contemporaneamente, di farlo commuovere con “La vie en rose” nella versione malinconica e gentile di Louis Armstrong.

Così come tutti abbiamo letto I promessi sposi almeno una volta, almeno una volta nella vita dovremmo tutti vedere How I met your mother, perché è una serie, come direbbe Barney Stinson: “leggen-aspetta un attimo, torna dopo averla vista su Netflix-daria.  

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