Pio e Amedeo e il movimento dei Sudisti

by redazione

Le esagerazioni di Emigratis erano genuine nella loro elaborazione narrativa e fornivano una immagine chiassosa, come d’affollato cortile condominiale. In quel contesto, i sudisti Pio e Amedeo, due foggiani da esportazione, ora con grande successo, riadattavano in una cornice di pollici le giornate dei giovani di una città del Sud, che ha sempre coltivato velleità di capitale, ma si è limitata a giocare ruoli da comparsa, pur avendo molti talenti da spendere.

Talenti che i due ‘foggiaschi’ hanno saputo moltiplicare sul piccolo schermo, non accontentandosi di seppellirli sottoterra, limitandosi l’orizzonte e rimanendo impaludati in una sorta di giardino di Armida, opulento solo nelle ricostruzioni popolari e nelle rivendicazioni di una classe politica mai veramente degna di rappresentarle.

E allora Pio e Amedeo hanno coniugato il foggianesimo, esaltando il suo contesto più tribale ma regalandogli le luci del palcoscenico e il prime time del Biscione. Da litania territoriale a spettacolo teatrale, dove la teatralità tipica del foggiano medio, diventa talento artistico e fenomeno sociologico.Il loro linguaggio, più addolcito rispetto a Emigratis, non è più fenomeno da bassi foggiani, o meglio lo evolve e lo adatta per renderlo linguaggio comunitario, non tanto per identificare una comunità, ma per descriverne vezzi e costumi a un pubblico più vasto. In questo sono più ecclettici di Checco Zalone, più veraci di Lino Banfi e più goliardici di Renzo Arbore, punto di riferimento dei due ‘foggiaschi’ che sembrano ispirarsi al modello dell’Altra

Domenica, ma lo rende più dissacrante, meno politically correct, mutuando il linguaggio che fu di Beppe Grillo e il suo modo, non registrato, di prendere in giro politici, religiosi e artisti.

Pio e Amedeo capeggiano, a loro insaputa, un movimento che si candida a riscattare il Sud. Sono sudisti, questa volta consapevoli, fino al midollo, ma non si sono fatti imprigionare dai loro personaggi.

Ed è questa la loro forza: essere qualcuno senza per forza essere qualcosa. Un po’ come Grillo che non ha mai avuto bisogno di essere qualcosa sul palcoscenico, tranne poi diventare qualcuno una volta spente le luci della ribalta.

Insomma, Pio e Amedeo sono discepoli grillini, e come il loro ‘santone’ si avviano, anche qui inconsapevolmente, a rappresentare una parte del territorio italico spesso preso per il culo da quei politici, religiosi e artisti che vengono sbeffeggiati dal duo ‘foggiasco’.Genova, patria grillina, cede lo scettro a Foggia, madre chiassosa di Pio e Amedeo.

È un passaggio di consegne. Mentre muore il Movimento creato da Grillo, muove i primi passi un altro movimento: quello sudista.

Maurizio Tardio

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