Warrior Nun su Netflix: l’insolita suora Ava Silva, tra serie teen e fantasy action

by Gabriele Rana

Se ci si chiede di pensare a una suora, ai più potrebbe venire istintivamente in mente una donna anziana che si accompagna con un bastone e nella cappella di uno sperduto convento si accinge a recitare le preghiere della sera. Altri potrebbero pensare alla figura di un’insegnante che bacchetta i propri alunni sulle mani per punirli.

Ma nessuno penserebbe mai a una suora guerriera, tranne quelli che hanno visto Warrior Nun, una serie ideata da Simon Barry e approdata su Netflix il 2 luglio, tratta da una collana di fumetti degli anni Novanta di Ben Dunn: Warrior Nun Areala, da cui la versione streaming differisce non poco a cominciare dalla protagonista della storia.

Ava Silva è una ragazza di appena diciannove anni che ha passato gran parte della sua vita rinchiusa in un orfanotrofio dopo aver perso la madre in un incidente che, tra le altre cose, l’ha resa anche tetraplegica. Da quel momento, fino al giorno della sua morte, ha passato la sua vita paralizzata a letto, avendo come finestra sul mondo soltanto una televisione. La serie inizia nell’obitorio di un convento in Andalusia mentre una suora e un monaco, davanti al cadavere appena arrivato, segnano su un registro le generalità della ragazza, evitando di scrivere la causa della sua misteriosa morte. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, la vita di Ava non termina con la sua fine: vuoi per volere divino, vuoi per una semplice azione di salvataggio, le viene innestata nella schiena l’Aureola, un artefatto celeste donato da un angelo e custodito dall’Ordine della Spada Cruciforme. Quest’ordine è composto da un esercito di suore altamente esperte nelle arti marziali e guidate da una portatrice (dell’Aureola, appunto) nella lotta contro i demoni dell’inferno. Grazie al potere di quest’oggetto divino, Ava torna in vita con un corpo perfettamente funzionante. Starà a lei decidere se unirsi all’Ordine e combattere contro i demoni portando avanti una missione millenaria, oppure vivere la sua nuova vita, libera di muoversi.

Uno dei grandi pregi di questa serie è la caratterizzazione dei personaggi principali, nello specifico della protagonista, interpretata da Alba Baptista, una giovane attrice portoghese alle prese con la sua prima opera in lingua inglese. Ava è una ragazza egocentrica ed è tale a causa della sua condizione che, fino alla rivoluzione innescata dall’Aureola, ha fatto sì che fosse il mondo a girarle intorno ma, proprio per questo motivo, è anche fortemente sensibile. L’iniziale scelta di vivere la sua nuova vita, evitando di prender parte alla missione dell’Ordine della Spada Cruciforme e scegliendo di recuperare il tempo perduto, è perfettamente comprensibile alla luce di quel che la ragazza ha passato. Questa caratterizzazione approfondita meglio nel corso della serie, così come quella dei personaggi primari e comprimari, unita a coreografie di combattimento affascinanti, riescono ad accompagnare lo spettatore per tutto il corso di quello che è un vero e proprio viaggio dell’eroe, che prenderà parte alla classica lotta tra Bene e Male, dove però le due forse finiscono spesso per scambiarsi e confondersi.

UUna delle principali critiche mosse alla serie è quella di avere una ritmo altalenante e troppo lento nei primi cinque, su dieci, episodi. L’elemento teen in questa prima parte della serie è preponderante rispetto alle scene d’azione, fondamentali in un fantasy action e ciò porta a una drastica diminuzione dell’adrenalina, che invece risale incredibilmente nella seconda parte. È proprio questo climax ascendente, ricco di azione, suspense e colpi di scena a far appassionare gli spettatori che attenderanno la seconda stagione (quasi sicura dato il finale aperto della prima): “in questa vita o nell’altra”.

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