Donne a lavoro, storie di sorellanza nel segno di Paola Clemente

by Antonella Soccio
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“Io non ce la faccio più, non mi sento bene”  

“Siediti là che ‘mo ti passa”

Resta scolpito il dialogo del cortometraggio “La Giornata” di Pippo Mezzapesa e la sceneggiatura di Antonella Gaeta, tratta delle carte del processo per la morte di Paola Clemente, la bracciante morta di fatica per 2 euro all’ora il 13 luglio 2013.

È partito dalla proiezione dello splendido corto denuncia del 2018 il convegno “Donne a Lavoro”, organizzato da CGIL, CISL e UIL Foggia, nell’ambito del ciclo di incontri dal titolo “Si chiamerà Futura”, una serie di iniziative elaborate dalle confederazioni sindacali foggiane in occasione della Giornata internazionale della Donna. La Presidente ACLI, Valentina Scala e le tre segretarie Maria Tibollo Cisl Foggia, Loredana Olivieri Cgil e Patrizia Dell’Anno Uil hanno accompagnato le donne presenti in un momento di consapevolezza sui tanti temi del gap di genere, offrendo anche arte e cultura con l’esibizione di due giovani flautiste e il reading dell’attrice Maurizia Pavarini.

Il divario salariale, la mancata conciliazione dei tempi di vita-lavoro, la disoccupazione delle donne, che spesso ormai neppure cercano il lavoro, il part time utilizzato come dimissioni in bianco, la differenza di garanzie e tutele tra pubblico e privato, la maternità vista come “una colpa”, il declino culturale, il tempo della cura degli anziani.

“Tutti conosciamo il caporalato, ma oggi i caporali non sono solo tra i campi, non c’è solo il caporalato dell’agroalimentare. Il caporalato interessa indistintamente lavoratrici e lavoratori di ogni settore. Anche nei lavori minimi c’è divario salariale”, ha detto Loredana Olivieri.

Tante le storie di donne diverse che si sono intervallate, in un clima di sorellanza.

Lucia Lo Campo è capotreno. “Si ottengono insulti solo perché si indossa una divisa. I passeggeri si sentono in diritto di sparare offese solo perché sei in divisa, se sei una donna, una ragazza sei un bersaglio ancora più facile. Nessuno pensa che dietro quella divisa c’è la storia di una persona con i suoi sentimenti, i suoi sogni”. Le donne in Europa nel settore dei trasporti rappresentano solo il 22%, solo il 3% nel settore tecnico e solo lo 0,8% tra i macchinisti.

Antonella Petronio, 48 anni è insegnante, figlia di genitori sordi, deve tutta la sua vita ad una zia. Per anni ha curato i genitori anziani e sua zia. “Sono andata avanti, non mi sono arresa. Certo volte la mia giornata mi sembra insufficiente. Ho vissuto molto il pregiudizio per non essere come le altre, amavo le moto. Credo di avere una corazza. Insegno alle bambine di inseguire i loro sogni.

Daniela Eronia è una imprenditrice, nonna giovanissima. “Ho come la sensazione di star lottando per una vita che non è la mia. Dobbiamo rivedere il nostro modello organizzativo. Noi donne viviamo con l’ansia di dover stare su un mercato dove il sistema di rappresentanza invece di aprirsi si sta chiudendo. Aumentano le imprese di donne nel mondo dei servizi, della sanità, del commercio all’ingrosso. Le donne dovrebbero buttar giù una piattaforma su una lettura di genere per lo sviluppo del territorio. Serve una programmazione diversa”.

Maria Nobile è una chirurga, primaria. “Sin da bambina ho sempre voluto fare il chirurgo, l’ho deciso in cucina con mia nonna, che cuciva un tacchino. Le altre giocavano con le bambole, io facevo ferite agli animali. Sono andata all’Università a Roma, mi sono laureata in 5 anni e mezzo, mi sono specializzata, io figlia di nessuno, mio padre era un ferroviere e mia madre una sarta, in mezzo ai figli di papà. Ho avuto un grande maestro, il dottor Di Matteo, il più importante professore della tiroide. Mi ha amato come un padre, beninteso come un padre, perché noi donne se siamo brave dobbiamo anche sentire la maldicenza di essere arrivate chissà per quali meriti. A Foggia sono stata affiancata al dottor Natale, un grande chirurgo, ma un grande maschilista”.

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