Il Lessico femminile di Sandra Petrignani. “Le scrittrici ancora faticano ad entrare nel canone”

by Antonella Soccio

Virginia Woolf, Natalia Ginzburg, Annie Ernaux, Marguerite Duras, Elsa Morante, Sylvia Plath, Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Joyce Carol Oates, Nina Berberova, Karen Blixen, Clarice Lispector, Marguerite Yourcenar, Hannah Arendt. E tantissime altre.  Sono le donne che Sandra Petrignani ha scelto per il suo ultimo libro “Lessico femminile”, edito da Laterza, protagonista del tour dei Presidi del Libro di Puglia. Un saggio, in cui la scrittrice analizza la scrittura delle donne e la loro attenzione alla materialità delle cose.  

C’è una parola femmina che si differenzia dal pensiero maschile? La letteratura è «memoria di patrie perdute», è «il riconoscimento e la malinconia dell’esilio» diceva Anna Maria Ortese.

Judith Shakespeare, pur meravigliosamente dotata, sarebbe stata diversa da suo fratello William, lo ha già illustrato egregiamente Virginia Woolf. È per questo che Petrignani indaga in questa diversità.

Noi di bonculture l’abbiamo incontrata in occasione della sua presenza da giurata tecnica alla prima edizione del Premio Letterario Nazionale I fiori blu e le abbiamo rivolto qualche domanda.

Sandra Petrignani, mai come oggi esiste una effervescenza femminile nella scrittura, sui giornali on line, nei profili social e anche nella saggistica e nelle vendite. Che ne pensa di questo interesse per il lessico femminile?

Penso che sia un interesse più apparente che reale o che viene dalle donne per le altre donne, ma non mi sembra che siamo ancora riuscite a scalfire quel pregiudizio maschile per cui poi alla reale presenza molto forte e molto potente anche commercialmente parlando debba corrispondere un ingresso delle scrittrici nel canone. Le scrittrici non hanno quel prestigio che scrittori anche di secondo piano riescono ad avere. Io ho scritto il libro per far vedere quanta bellezza hanno prodotto le donne, scegliendo delle pagine importanti non solo per me, ma importanti oggettivamente. Il problema resta sempre però di una disparità impressionante. Sono pochi i nomi femminili a cui il lettore maschio riconosce veramente un primato.

La disparità è ancora frutto dei programmi scolastici?

Sì, se si guarda i manuali scolastici la proporzione fra nomi femminili e nomi maschili è sempre la stessa. È sproporzionata e ad ogni nuovo manuale entra una ed esce un’altra. È curiosa questa cosa. Le uniche entrate nel canone sono Elsa Morante e Natalia Ginzburg fra le italiane.

Neanche Grazia Deledda…

Grazia Deledda che ha vinto un Nobel non è che non è citata, ma sono gli spazi che contano. Le sono dedicate e destinate poche righe: in un libro di testo questo pesa, un ragazzo si fa l’idea dagli spazi.

Eppure esiste una grande esplosione per i contenuti femminili e femministi. Ritiene che siano solo contenuti di donne per le donne?

Non sono una sociologa, però la mia esperienza, che forse è ridotta, mi racconta altro: anche quando porto in giro il mio libro che ho scritto davvero sperando che lo leggessero gli uomini, mi ritrovo sempre un pubblico largamente femminile. I pochi uomini presenti in sala che vengono a farmi firmare il libro mi chiedono di dedicarlo alla loro compagna. Anche questo è significativo, forse sarà piccola come percentuale sulla totalità, ma siccome questo schema si ripete, mi vien da pensare che l’interesse sia soprattutto femminile.

Crede che questa separatezza sia in qualche modo influenzata da anni di pensiero della differenza?

Il pensiero della differenza esiste, il fatto è che questa differenza è declinata in maniera diversa. Mentre noi siamo interessate al pensiero degli uomini, ce ne nutriamo, ci formiamo col pensiero degli uomini, il contrario non avviene, agli uomini non interessa il pensiero femminile a meno che non somigli al loro. Non è che non c’è un pregiudizio perché femminile, perché se una donna ragiona come un uomo entra tranquillamente nell’interesse maschile. Ci sono dei temi a cui loro non danno importanza: l’attenzione femminile in molte scrittrici che ho analizzato va alle piccole cose, alla famiglia, alla casa, ai dettagli, alla polvere del tempo che si posa materialmente sugli oggetti. Se si pensa alla guerra e penso ad Elsa Morante, lo sguardo è sulla vittima non è sull’eroe che combatte in battaglia, ma è sulla casa che resta sotto alla bomba con tutto quel che c’è nella casa, il tutto coincide con te stessa.  

Lei ha scelto nel suo libro solo scrittrici che entrano di diritto nel canone?

Secondo me sì, ce ne sono molte e forse sono anche non conosciute ma sono delle grandissime e spero col libro di invitare a leggerle.

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