Katia Colella, una storia familiare nel Pci e la scelta inevitabile di Italia Viva. “Cerco un punto di vista più ampio”

by Antonella Soccio
Katia Colella

Progettista socio-sanitaria, esperta in Neurobiologia e mediatrice linguistico-culturale in area socio-sanitaria, Katia Colella ha una lunga storia di militanza nel maggior partito del centrosinistra, ma come tanti altri dirigenti ed iscritti dem ha deciso di seguire Matteo Renzi e il prossimo 20 ottobre sarà alla Leopolda.

Il leader nei giorni scorsi in una intervista a La Nazione ha sottolineato quanto Italia Viva sia rappresentata da donne. È donna la presidente del nuovo movimento, la Ministra Teresa Bellanova, è donna la capogruppo Maria Elena Boschi e sono pinkpower alcune posizioni dello stesso Renzi, come quella sull’utero in affitto. Posizioni che certo destabilizzano chi come Marina Terragni o tante altre milita sul tema insieme alle femministe della differenza e della Libreria delle Donne di Milano.

Nella Puglia Nord non mancano le donne impegnate che conferiranno ad Italia Viva un’impronta differente e radicale. Rosa Cicolella, ex presidente della Commissione Parità della Regione Puglia, Maria Elena Ritrovato imprenditrice agricola, produttrice di olio bio e neo mamma oltre che ex referente della Conferenza delle Donne Pd in provincia di Foggia, Iaia Calvio, avvocata ed ex sindaco di Orta Nova. E Katia Colella appunto.

“La mia è la storia di tanti “figli di militanti” del Partito Comunista Italiano. Mio padre Teodoro Colella classe1927) ha contribuito alla fondazione del PCI in Capitanata. Per 40 anni ha diretto la Filziat CGIL della provincia di Foggia. Ricordo ancora con trasporto emotivo gli scioperi a cui anche io, all’epoca piccolissima, partecipavo. Ricordo le visite negli stabilimenti produttivi di quella che allora era la più grande realtà industriale del Mezzogiorno”, racconta a bonculture.

“Ricordo la sua attenzione e il calore umano nei confronti delle madri /lavoratrici e delle donne del settore artigianato e industria. Mio padre credeva nel potenziale delle donne negli ambienti politici e sindacali e spesso ci confrontavamo sulla necessità di fare politica fuori dai circoli, fuori dal “sistema partito”…e io ho seguito i suoi consigli. Ho iniziato a fare politica “fuori dai circoli”, per strada, tra la gente, nel mondo dell’associazionismo dove la politica assume oggi una connotazione puramente sociale e dove le scelte non si orientano ma si discutono insieme. La mia adesione al PD (Circolo Rocchetta Sant’Antonio) mi ha dato la possibilità di conservare gelosamente la mia identità, le mie radici, le mie tradizioni ma non ha mai rappresentato un limite o un vantaggio per me e per le mie scelte”.

La scelta di Renzi era inevitabile?

“Alle primarie PD per l’individuazione del nuovo segretario nazionale ho scelto di aderire alla mozione Ascani-Giachetti. E’ stata una sfida difficile ma coinvolgente soprattutto in provincia di Foggia. Ho avuto il piacere di confrontarmi con le comunità di Lucera, San Giovanni Rotondo e Manfredonia con le quali si è stabilito un proficuo “ascolto attivo”. La mia è una scelta sofferta ma inevitabile. Una scelta importante. “Lasciare la strada vecchia per quella nuova” significa per me oggi vedere le cose da un altro punto di vista…un punto di vista più ampio. Mi(ci) viene data finalmente, oggi, la possibilità di “riabilitare” il ragionamento democratico e con esso anche il ruolo delle donne in politica”.

Per Renzi la presenza femminile non è soltanto un make up estetico al partito, credi che il Pd a livello locale abbia valorizzato le donne? E quali sono secondo te i tre temi, che oggi devono caratterizzare la presenza delle donne in politica?

“I dati parlano chiaro: sono ancora poche le donne che occupano spazi e ruoli significativi nei luoghi istituzionali (e decisionali pubblici)! La presenza femminile negli organi di governo (sia a livello comunale sia a livello regionale) ha avuto un andamento purtroppo altalenante. Sono fermamente convinta che le donne oggi possano trovare forme importanti di relazione e partecipazione alle espressioni della politica istituzionale e ne è fermamente convinto Renzi che da tempo evidenzia il bisogno di “politica delle donne”, del resto è la stessa democrazia che esige una maggiore presenza femminile nei ruoli della rappresentanza. Alle donne offriremo percorsi per essere presenti nel territorio politico non in termini minoritari o come “specie protetta” ma con autorità e capacità di influenza”

Quali sono a tuo avviso i punti forti dei circoli che stanno nascendo sul territorio? Credi che Italia Viva riuscirà ad attrarre nuove energie alla politica? Il limite spesso del centrosinistra e lo abbiamo visto alle ultime elezioni amministrative a Foggia, che hanno visto sconfitto un riformista come Pippo Cavaliere, è stato quello di apparire distante ed elitario, lontano dai problemi reali del Paese. Come pensi si possa ricucire questo gap?

“Ricominceremo a parlare di “idee”. Lo stiamo già facendo. Le donne e gli uomini che aderiranno ad Italia Viva, saranno attori attivi, dovranno ricercare “azioni e proposte” adeguate a sostenere percorsi di avvicinamento e di coinvolgimento di altre donne e di altri uomini. Parleremo alle comunità, parleremo ai giovani, agli imprenditori e a tutti quelli che vorranno interloquire con noi anche solo per curiosità. Italia Viva offrirà alle donne e agli uomini “sollecitazioni” e momenti di riflessione comune sul significato e sul valore della politica e sulle modalità di partecipazione ad essa. Nuove idee su occupazione, ambiente, servizi socio-sanitari, giustizia, immigrazione (argomento a me molto caro) saranno al centro della discussione politica. Molta importanza verrà quindi data alla “formazione politica” cosi come avviene da qualche anno nei nostri comitati”.

È schietta sulla sconfitta dell’ingegnere, che ancora brucia in città. “Pippo Cavaliere, purtroppo non è stato “compreso” o meglio non è stata compresa la sua onestà intellettuale. Pippo ha avuto la straordinaria intuizione di parlare al cuore delle donne che lo hanno sostenuto in campagna elettorale, mai nessuno prima di lui aveva dato spazi cosi ampi alle donne (e a lui va il mio sincero ringraziamento) e ha avviato un nuovo percorso di dialogo e di (ri)avvicinamento nei confronti delle fasce più deboli lontane dagli ambienti definiti “elitari”. Il suo operato nell’associazionismo ne è prova tangibile.  Penso che il Partito Democratico abbia compreso il vero ruolo e il potere trainante delle donne nel momento in cui si è aperto il confronto con le candidate della lista PD grazie soprattutto alla mediazione di Pippo Cavaliere. Il “gap” non va “letto” solo in accezione negativa. Il gap è un validissimo strumento operativo che ci consente di capire dove abbiamo sbagliato e come rimediare. Questa distanza va ricucita intensificando la presenza “sociale” della politica all’interno di quartieri a rischio degrado. Abbiamo bisogno di donne e di uomini che si mettano al servizio della nostra comunità e non bisogna perdere altro tempo”.

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