La magica Mirella Freni: dalla povera Mimì alla nobilissima Fedora

by Fabrizio Simone

A Mirella Freni bastò poco per entrare nella storia, anzi nella leggenda. L’incontro con Karajan, nel ’63, per quella memorabile Bohème alla Scala con la regia di Zeffirelli, la consacrò Mimì per antonomasia fino alla morte, avvenuta il 9 febbraio, poco prima del suo 85° compleanno.

Certo la Freni interpretò tutto con grande stile, evitando ruoli che non le s’addicevano: pucciniana incontrastata e di grandissima classe (ogni Bohème col suo fratello di latte, il più grande Rodolfo dei nostri tempi, Luciano Pavarotti, scatenava il delirio e registrava vendite assurde anche in compact disc – l’incisione della Decca sotto la direzione di Karajan resta ancor oggi quella di riferimento – proponendo i due come coppia insuperabile); Desdemona di lusso per la bacchetta dell’enigmatico stregone Carlos Kleiber, accanto a Placido Domingo, nell’Otello zeffirelliano destinato alla gloria eterna (tra l’altro con questo spettacolo, il 7 dicembre del ’76, ci fu la prima diretta televisiva di un’opera), signora della musica russa (cantata in coppia col secondo marito, il mitico basso bulgaro Nicolaj Ghiaurov), verdiana elegantissima e raffinata interprete di un buon corpus verista (la sua Adriana Lecouvreur troneggia tuttora incontrastata). E Rossini? C’è soltanto il Guglielmo Tell,  cantato e inciso in italiano, in un’edizione ormai “storica”, con Pavarotti e Ghiaurov.

Nel 1996 la Freni cantò un’ultima volta alla Scala. La sua lunghissima frequentazione scaligera era iniziata nel 1962 col Serse di Handel, ma il barocco non fu mai la sua passione. L’opera interpretata sarebbe stata Fedora, il secondo titolo che garantì ad Umberto Giordano un posto nel gotha della lirica. La Freni iniziò a interpretare Fedora nel’93. Fece coppia con Placido Domingo, a cui s’alternò José Carreras (ma Carreras non fu mai un Loris Ipanoff alla stregua di Domingo). La direzione fu affidata al finissimo Gianandrea Gavazzeni. L’anno successivo la Freni fu Fedora a Chicago, al Covent Garden di Londra e al Metropolitan di New York. Continuò a vestire i panni della principessa russa ancora al Regio di Torino, al Comunale di Bologna, al Politeama Garibaldi di Palermo (la sera del 15 febbraio 1998 i loggionisti travolsero il suo ingresso in scena con fischi furibondi), all’Opera di Roma. Nel’95 festeggiò la sua quarantennale carriera a Modena, sua città natale, proprio con la Fedora, cantata ancora una volta in coppia con Domingo. Fu un trionfo assoluto.  A Mirella Freni è dedicata la prima scaligera di Fedora del prossimo 3 giugno 2020.

Alla Fedora giordaniana Mirella Freni ha legato non soltanto il suo nome negli ultimi anni della sua attività, ma anche il suo cuore, conscia che la bellezza della musica giordaniana risiede in un sentimento autentico che sgorga con sicurezza e sincerità in molte pagine, caratterizzate da una scrittura non sempre brillante ma sicuramente ben oleata per la scena teatrale. La Freni cantò ancora una volta in un’opera di Giordano. Nel 1999, in occasione della riapertura del Teatro Municipale di Modena (in seguito ad un grande restauro), fu un’applauditissima Madame Sans – Gêne. Ebbe il coraggio di riportare in vita quest’opera, spesso bistrattata e criticata anche ingiustamente, evidenziando quanto talento riversò il compositore foggiano in quelle pagine. Sarebbe stata una stupenda Maddalena di Coigny, ma della Mamma morta esiste un’incisione. Fortunatamente.

 

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.