La tragica storia della principessa Mafalda Cicinelli

by Michela Conoscitore

Nei giorni in cui arriva la richiesta, di aiuti e sostegno, alle autorità da parte degli artigiani di San Gregorio Armeno, storica via dei presepi nel centro storico di Napoli, per solidarietà e vicinanza ricordiamo una dei tanti protagonisti del presepe napoletano che, tra l’altro, connette la Campania alla Puglia: la principessa Mafalda Cicinelli.

La storia tragica della giovane è ambientata nella Napoli secentesca, in seno ad una delle famiglie più potenti e importanti della città: i Cicinelli erano imparentati con la nobiltà più in vista del regno, come i Carafa e i Sanseverino, risiedevano nel palazzo che appartenne a Carlo D’Angiò in via dei Tribunali, sulle cui colonne sono ancora visibili gli spazi vuoti lasciati dalla rimozione dello stemma dei Cicinelli, un cigno bianco su sfondo rosso.

Come era in uso a quei tempi, nella nobiltà, per i figli maggiori si organizzavano matrimoni d’interesse per incrementare le connessioni economiche e di alleanze tra famiglie dello stesso ceto, mentre per i figli cosiddetti cadetti si prevedeva la vita clericale. Questo fu il destino che toccò anche a Mafalda, figlia minore dei principi Cicinelli che fu portata in convento e divenne monaca. Ma il padre della giovane non aveva tenuto in conto l’imprevedibilità dell’amore. Mafalda si innamorò, ricambiata, di un paggio di famiglia. I due iniziarono a vedersi segretamente, alimentando così quel forte sentimento e rischiando di portare alla luce la relazione clandestina. Purtroppo, un giorno, il principe Cicinelli venne a sapere dei due amanti e del loro prossimo appuntamento: la notte di Natale, sul ponte della Maddalena, oggi nella zona di San Giovanni a Teduccio.

Quella sera, il padre di Mafalda precedette la figlia sorprendendo il paggio, suo servitore: il ragazzo fu barbaramente ucciso e decapitato dal principe che, così facendo, pensò di aver smacchiato l’onore della famiglia. Il corpo senza vita fu abbandonato sul ponte, con accanto il capo mozzato e il pugnale con cui l’efferato omicidio fu compiuto. Al suo arrivo, Mafalda si ritrovò davanti una scena raccapricciante, fuori di sé dal dolore riuscì a malapena a raccogliere da terra la testa dell’amato per riporla e proteggerla in una bisaccia che aveva con sé. Poi, la giovane notò l’arma abbandonata e con dolore notò lo stemma di famiglia. Una volta compreso che l’autore dell’uccisione era il padre, la decisione della ragazza fu immediata: si tolse la vita con quello stesso pugnale.

Da allora a Napoli si narra che ogni notte di Natale sul ponte della Maddalena compaia il fantasma di Mafalda, addolorato e piangente a distanza di secoli. Lo stesso fantasma, come riportano le leggende popolari, fa la sua apparizione anche a Grottaglie, in provincia di Taranto, sul ponte dei Carmelitani perché anche lì la famiglia Cicinelli possedeva delle vaste proprietà terriere essendo stati nominati duchi di quella città.

Dagli echi boccacceschi e manzoniani, per via delle similitudini che collegano la storia di Mafalda Cicinelli alla novella di Lisabetta da Messina e a quella della monaca di Monza, la storia dei due innamorati sfortunati non sarà mai dimenticata grazie all’arte presepiale: la statuetta di Mafalda, raffigurata come monaca che stringe la testa mozzata dell’amato, è opera della bottega La Scarabattola dei fratelli Scuotto sita proprio di fronte palazzo D’Angiò in via dei Tribunali, ex residenza dei Cicinelli. Proseguendo a ricordare queste leggende riusciremo a tenere viva la tradizione artigiana dei presepi napoletana, motivando questi artisti secolari a non arrendersi a questo periodo difficoltoso.

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