La trilogia hitchcockiana di Grace Kelly

by Daniela Tonti

Grace Kelly è stata l’incarnazione dello stile “upper class”. Emblemi indimenticabili del suo look, più volte reinterpretato dalla moda sono: il filo di perle, il foulard di seta annodato sotto il mento e la mitica borsetta Hermés, in seguito ribattezzata con il suo nome.

La sua consacrazione divistica avvenne tra il 1954 e il 1955, grazie ad Alfred Hitchcock che la volle come protagonista in tre film: Dial “M” for Murder (Il delitto perfetto), Rear Window (La finestra sul cortile) e To catch a Thief (Caccia al ladro). Il regista, colpito soprattutto dalla presenza, nella giovane attrice, delle caratteristiche da lui più apprezzate – un aspetto aristocratico e raffinato, apparentemente freddo, ma in realtà non privo di un lato passionale e conturbante-, la scelse immediatamente.  Grace Kelly, affermerà in seguito di aver vissuto la collaborazione con Hitchcock come una delle esperienze più intense e gratificanti della sua vita, di grande valore umano e professionale. Con la sua classe innata, Grace divenne l’emblema della raffinatezza, ma ironia della sorte, l’oscar della sua vita lo ricevette per l’interpretazione di un ruolo esattamente opposto alla sua immagine: quello di un’alcolizzata della middle class americana nel mélo a lieto fine The Country Girl (La ragazza di campagna, 1954).

Il primo film della trilogia è Il Delitto perfetto(1954), girato tutto in interni, tratto da una pièce teatrale di Frederick Knott, in cui un ex campione di tennis decide di sbarazzarsi della bellissima moglie. Alla fine, il suo piano naufraga. Nel film, prodotto dalla Warner Bros, l’attrice è vestita da Moss Mabry e sfoggia elegantissimi abiti rosso fuoco: come quello da sera, in perfetto stile New Look.

In Rear Window (1954), Hitchcock si rifà al racconto di Cornell Woolrich, che aveva già ispirato The Window (La finestra socchiusa, 1949) un noir diretto da Ted Tezlaff. Nel film la bellissima Lisa è una giornalista di moda fidanzata con un fotoreporter, Jeffries (James Stewart). Costretto all’immobilità a causa della frattura di una gamba, James Stewart approfitta della convalescenza per spiare i suoi dirimpettai con un teleobiettivo, fin quando diviene testimone di un delitto…alla fine il giallo verrà risolto e il voyeurismo punito con la frattura dell’altra gamba e con una poltrona opportunamente sistemata lontano dalla finestra. Nel film gli abiti si susseguono come in una delle più belle sfilate di moda esemplificative al massimo dell’eleganza e dello stile anni Cinquanta.

A distanza di un anno, Grace Kelly interpretò sempre per la regia di Hitchcock To catch a Thief (Caccia al ladro, 1955) un’elegante commedia gialla. Tratto da un romanzo di David Dodge e sceneggiato da Michael Hayes, il film è del 1955. L’americano John Robie detto “il gatto”, sorriso beffardo, modi di fare puntuali e sinuosi, si era reso famoso prima della guerra, per la sua abilità nel compiere furti di gioielli. Questa sua condotta però gli valse la galera, dal quale riuscì ad uscire solo grazie alle vicissitudini della guerra, che permisero a lui e ad altri detenuti di unirsi alla Resistenza. Terminato il conflitto, gli ex detenuti in ragione dei servizi resi alla Francia, ottennero la libertà. Il film si apre nel momento in cui, Jonh Robie ritiratosi sulla riviera francese, è braccato dalla polizia. Infatti essendosi verificato sulla riviera un furto di gioielli con modalità analoghe a quelle utilizzate dall’ex ladro, egli è il primo ad essere sospettato. Per sottrarsi all’arresto, Robie si reca da un suo vecchio amico, Bertani, che è stato suo capo nella Resistenza e che ora dirige un ristorante, il cui personale è prevalentemente composto da ex detenuti tra i quali vi sono un certo Foussard e sua figlia Danielle. Attraverso Bertani, Robie conosce Hughson, rappresentante di una compagnia di assicurazioni che si occupa delle polizze di preziosi gioielli, appartenenti a ricchi signori in vacanza sulla riviera francese. Robie convince Hughson della propria innocenza e questi gli presenta una delle sue più ricche clienti americane, Madame Stevens e sua figlia Frances.

Nei primi cinquanta minuti del film, avvengono nientemeno che dieci cambi d’abito. Simbolo della diffidenza e della volubilità del personaggio femminile, di cui, è Jonh Robie a mettere in luce tutte le debolezze quando afferma “Siete una ragazza debole e viziata, avvezza solo ad attirare gli uomini, ma non siete del tutto certa se sono attratti da voi o dal vostro denaro, e non lo sarete mai”. Come a dire le insicurezze mal celate dal lusso e dalla ricchezza. Alla fine del film, per la festa in maschera, l’attrice indossa un incredibile vestito da sera di lamè color oro. L’abito sembra voler dire che il film stesso ha raggiunto il suo culmine poiché nulla può pareggiare la magnificenza di questo vestito.

Oltre a segnare l’apogeo dell’attrice come star, questo film, segnò anche il suo destino privato. Fu infatti proprio nel 1955 che Grace Kelly fece la conoscenza del suo futuro consorte: il principe Ranieri di Monaco e dopo il matrimonio decise di ritirarsi dalle scene.

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