Marielle Franco: la cria da Marè, che ha sfidato convenzioni e sovvertito tabù, non può essere morta

by Michela Conoscitore

Marielle Franco è la cria da Marè: chi usa il passato per descriverla, compie un errore. Quanto la sua energia era vigorosa in vita, la stessa è aumentata quando l’attivista e politica brasiliana ha visto interrompere le proprie battaglie per le minoranze da una sventagliata di colpi sparati da un mitra, nella serata del 14 marzo del 2018. Cria da Marè, ‘creatura del Marè’, la favela in cui Marielle è vissuta per tutta la vita e a cui sentiva di appartenere. Quella favela, vicinissima al mare, è abitata da 140 mila persone, per lo stato brasiliano degli invisibili, ma non per Marielle che li conosceva e viveva con loro.

Franco viene al mondo in una famiglia modesta, il padre è un venditore ambulante che la figlia inizia ad aiutare dall’età di undici anni per guadagnare di più e sostenere la famiglia. Pochi anni dopo Marielle, nasce la sorella Anielle. Compagne di scorribande e avventure, le Franco vivono intensamente in questo periodo la favela, scoprendo giovanissime le storture della loro realtà. Come ha raccontato Anielle, tempo fa: “Un giorno, avevamo più o meno dieci anni, abbiamo notato un uomo che stava picchiando sua moglie. Non ci abbiamo pensato due volte e gli siamo saltate addosso per fermarlo.

La vita nel Marè è differente da quella che si può condurre in altri quartieri di Rio de Janeiro. Innanzitutto essere donna equivale a dover lottare tutti i giorni, cercare di sopravvivere a soprusi, fisici e psicologici, ma soprattutto alla mentalità retrograda e conservatrice. Questo Marielle lo vive sulla sua pelle, perché le regole tacite della favela la rendono madre a diciannove anni. La normalità per quei luoghi e per la gente del posto. Usuale era anche la totale assenza del padre di sua figlia Luyara, che Marielle cresce da madre single. Nonostante le difficoltà, la sua energia vitale è inesauribile: lavora per mantenere la figlia e studia, uno dei suoi obiettivi più ambiziosi e importanti. Si laurea in sociologia, grazie ad una borsa di studio di un’associazione di volontariato del Marè, e si specializza in Amministrazione pubblica con una tesi in cui afferma la necessità di rinforzare il rispetto della legge nelle favelas di Rio.

L’ambiente della favela condiziona e influenza le vite di chi ci vive, a questa legge non sfugge nessuno, nemmeno Marielle. Lo capisce quando si innamora di Monica Benicio: le due si conoscono durante un viaggio organizzato dalla parrocchia e in cui Marielle è catechista. Se inizialmente Marielle e Monica concepiscono il loro rapporto come un’amicizia, in seguito scoprono di amarsi. Le donne omosessuali sono sottoposte ad una vera e propria rieducazione nelle favelas, perché è diffusa la convinzione che se preferiscono partner del loro stesso sesso, inevitabilmente non hanno ‘conosciuto’ un vero uomo. Gli stupri di gruppo sono una costante in questa ‘pratica’ rieducativa, e quindi le donne omosessuali delle favelas, da sempre, fanno muro e si proteggono a vicenda, non potendo mai esternare la loro vera natura.

Marielle non ci sta, e dopo aver vissuto anche per lunghi periodi divisa da Monica, per via delle difficoltà e dei malumori nati anche nelle loro famiglie, aggiunge anche questa lotta alla lista infinita che ha appuntata dentro di sé, perché crede fermamente che lo status quo non può esser considerato come l’unica opzione concessa. La coppia va a convivere, e portano con loro la piccola Luyara. Con Monica accanto, Marielle sperimenta una vera e propria evoluzione che passa anche dal look: le donne nere, come la Franco, si allineano ai modelli di bellezza dei bianchi, quindi capelli lisci e abbigliamento europeo. Tutto pur di essere accettati. Quando Monica un giorno le suggerisce di asciugare i suoi capelli al naturale, Marielle lascia liberi i suoi ricci afro e la sua personalità esplode, con ancora più grinta. La forza la attinge dalle sue ‘debolezze’: essere di colore, donna e lesbica.

Marielle e Monica Benicio

Dopo aver vinto la propria battaglia personale, Marielle comincia ad interessarsi di politica: nel 2007 inizia a collaborare con Marcelo Freixo, e quando il politico viene nominato deputato, Marielle assume l’incarico di suo consigliere parlamentare. L’attivista continua a vivere a stretto contatto con la sua gente, le difficoltà e i soprusi della polizia che spadroneggia da sempre tra i deboli delle favelas aumentano esponenzialmente, di giorno in giorno. Le esecuzioni ingiustificate sono innumerevoli, e i favelados sono abituati a quel sangue che scorre, ingiustificato e col benestare del Governo, tra le vie delle loro case.

Marielle si candida come consigliere comunale nel 2016 col Partito Socialismo e Libertà proprio per porre un freno e contrastare queste ingiustizie. Il risultato che la donna ottiene è straordinario: viene eletta con 46 mila voti, e risulta essere la quinta più votata in tutta Rio de Janeiro. Franco non si lascia sopraffare dall’entusiasmo e si mette subito al lavoro: presiede la Commissione per la difesa dei diritti delle donne ed è membro di una seconda, che vigila sull’operato della polizia federale. Dal giorno della sua elezione, Marielle è instancabile, prova con la sua energia a costruire un nuovo mondo per le donne, per le minoranze, un mondo giusto per tutti e non solo per alcuni. Quel 14 marzo del 2018 ha appena lasciato un dibattito sulle donne di colore, a cui era stata invitata. Mentre sta tornando a casa, una moto si accosta alla sua macchina su cui stanno viaggiando anche la sua collaboratrice e l’autista: quattro colpi alla testa la uccidono immediatamente. Anche l’autista Anderson Pedro Gomes perde la vita, mentre la collaboratrice rimane ferita. Il suo assassinio, una vera e propria esecuzione, ha colpito duramente la popolazione che ha amato profondamente Marielle, provocando un’ondata di proteste con una movimentazione popolare senza precedenti.

La morte di Marielle Franco è legata a doppio filo all’attuale presidente del Brasile, Jair Bolsonaro: le indagini hanno rivelato che il commando che ha troncato la vita dell’attivista è riconducibile a una milizia paramilitare chiamata Ufficio del Crimine. A farne parte, uomini di fiducia del clan Bolsonaro, ed è di questi giorni l’arresto di un altro uomo legato al presidente che potrebbe ulteriormente chiarire l’uccisione della Franco. Sulla pelle di Marielle è passato il conflitto delle due anime del Brasile contemporaneo: quello conservatore e bianco, impersonato proprio da Bolsonaro che non ha mai nascosto la sua omofobia, e quella liberale e delle minoranze a cui Marielle dava voce.

Oggi, durante le manifestazioni e i cortei che la ricordano, anche grazie all’attivismo prodigo e dinamico di Monica, Luyara e Anielle che stanno portando avanti le lotte di Marielle, la gente attesta la sua presenza tra loro urlando: “Marielle, Presente! Hoje e sempre”. Infatti, come può esser morta la cria da Marè? Ha sfidato convenzioni e costrizioni, sovvertendo tabù atavici e sorprendendo la stupidità di chi, essendo bianco, si è sentito più forte di lei. Una donna così non può morire.

Marielle: presente.

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