Non solo dive, le donne pioniere del cinema

by Marianna Dell'Aquila

Quando si pensa alle donne che lavorano nel cinema è normale che vengano subito alla mente le attrici oppure qualche regista. I mestieri del cinema, infatti, sono generalmente legati all’immaginario maschile perché si tratta spesso di professioni che richiedono uno sforzo fisico molto impegnativo e quindi poco adatto alle donne.

Difficilmente viene da immaginare che un tecnico donna possa arrampicarsi sulle americane (strutture in acciaio che servono per sostenere riflettori e macchine da presa) oppure che sia in grado di sopportare grandi pesi come quelli di macchine da presa sulle spalle o attrezzature di scena. E’ anche vero che la storia la storia del cinema è costellata di grandi opere filmiche realizzate da registi uomini e ancora oggi esiste il pregiudizio che le donne siano più portate a trattare tematiche tipicamente femminili come l’amore, la famiglia e la maternità.

Se scorriamo l’elenco dei nomi di donne che hanno lavorato nel mondo del cinema e che con il loro lavoro hanno contribuito in modo determinante al successo di un film, notiamo subito che molte di loro sono legate al mondo del costume. Basti pensare a Gabriella Pescucci la costumista di C’era una volta in America di Sergio Leone e de L’Età dell’innocenza di Martin Scorsese (per il quale ha vinto l’Oscar nella categoria Migliori costumi nel 1993) e Milena Canonero, la creatrice degli indimenticabili abiti di Arancia meccanica di Stanley Kubrick, Marie Antoinette di Sofia Coppola e Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, tutti film per i quali ha vinto l’Oscar come Migliori costumi. 

Elvira Notari

Ma sono in pochi a sapere che anche in passato, quando il cinema era visto una prerogativa maschile ancor di più di quanto non lo sia ancora oggi, le donne hanno dato un contributo determinante alla storia del grande schermo. Si tratta a tutti gli effetti di pioniere del cinema senza le quali il mondo della pellicola non sarebbe stato quello che è oggi.

Basti pensare a Elvira Notari che oltre ad essere stata la prima regista donna italiana è stata una delle prime della cinematografia mondiale. Nata nel 1875, la Notari è stata una vera pioniera del cinema. Attrice e regista, a lei si deve il merito di aver realizzato film precursori di quello che sarebbe poi stato il Neorealismo, ma anche l’aver sperimentato le prime pellicole a colori (venivano colorate a mano o con dei macchinari) e le prime sincronizzazioni sonore.

Elvira Notari è stata anche la prima produttrice donna italiana. Con il marito infatti fondò la Film Dora e successivamente aprì anche una scuola di recitazione il cui metodo, basato su una recitazione più naturale e spontanea, è stato poi di grande ispirazione per gli attori del Neorealismo. Le donne rappresentate dalla Notari erano eroine dei bassifondi, donne ribelli e insofferenti alle regole sociali. Un’immagine questa che ben presto si scontrò con l’immaginario sessista e patriarcale voluto dal cinema del Fascismo.

Margery Ordway

Dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, già dall’inizio del ‘900 e fino più o meno agli anni ’20 era frequente che sui set cinematografici americani alcune attrici si cimentassero anche nel ruolo di operatori di macchina. Nel 1916, ad esempio, l’attrice Marie Doro girò il film Blanche Sweet con una macchina da presa cinematografica che le era stata regalata da Charlie Chaplin. Nella notizia, che fu pubblicata sul New York Dramatic Mirror, venivano riconosciute alla Doro delle discrete capacità tecniche.

In generale però era largamente diffusa la convinzione che le donne del cinema fossero poco adatte ad utilizzare lo strumento tecnico e che il loro ruolo dovesse essere relegato a quello di attrici. Uno dei casi più significativi riguardò Grace Davison, un’attrice che si era cimentata più volte anche nel ruolo di operatore di macchina. Sul Picture Play Magazine fu pubblicato un articolo in cui l’autore cercava in tutti i modi di dimostrare che la Davison non fosse adatta al ruolo che voleva coprire e sosteneva che non avesse le capacità adatte ad utilizzare uno strumento tecnologico. In realtà, come fu raccontato dagli stessi collaboratori della Davison, non solo era molto brava ad usare la macchina da presa, ma il suo modo di lavorare si era rivelato estremamente preciso e rivoluzionario (è stata l’inventrice della tecnica del one- crank motion). La Davison è stata anche una delle prime produttrici cinematografiche statunitensi.

Un’altra sorprendente immagine risale al 1916. Si tratta di una fotografia pubblicata sul giornale Photoplay che ritrae la regista Margery Ordway in abiti tipicamente maschili mentre si trova accanto ad una macchina da presa. Due anni prima invece aveva fatto scalpore il caso di Francelia Billington, un’altra attrice che si era cimentata nell’utilizzo della macchina da presa.

Risale addirittura al 1906, secondo il Moving Picture World, il primo riconoscimento ufficiale di una donna come operatore di macchina in una troupe cinematografica. Si chiamava Dorothy Dunn e anche lei era nata professionalmente come attrice.

 
 

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