“Bee Home”, il primo apiario del benessere in Puglia. La storia di Daniela Siepi

by Paola Manno

Un’ape che si posa sopra un fiore è un’immagine piena di poesia. Le favole dei bambini sono piene di api e di miele. Le api riempiono i versi dei poeti. Penso a quelli, famosissimi, di Emily Dickinson: le sue api fanno la corte ai fiori, sono luminose, ansanti, vagabonde, consacrate, melodie senza tempo. Barcollano ubriache e moltiplicano l’estate. Tra gli insetti, è senza dubbio quello che affascina maggiormente esperti e gente comune. Ci sono tanti pensieri, dietro ad una piccola ape!

La magia non è legata solo al miele, prodotto dai mille benefici, ma ha a che fare con il fiorire, con la nascita, con la vita che continua, con il dono.

L’ape, appena nata, sa già cosa deve fare” mi racconta Daniela Siepi, 34 anni, apicoltrice, come se fosse la cosa più scontata del mondo. Eppure io a questa predestinazione non ci avevo mai pensato. E invece, grazie alla nostra chiacchierata, scopro che il destino è parte integrante nella vita di questi insetti.  

L’ape vive circa 40 giorni. In quest’arco temporale, svolge tutte le mansioni necessarie alla vita dell’alveare. Prima è nutrice, poi diventa pulitrice, produttrice di cera, immagazzinatrice, guardiana, ventilatrice, infine operaia”. La piccola ape che nutre, pulisce, lavora, instancabile. “I fuchi (i maschi) hanno il solo compito di fecondare la regina, non lavorano all’interno dell’arnia. Pensa che quando c’è penuria di cibo, i maschi vengono allontanati. La squadra delle api è invece governata da un’ape regina.

Ascolto incantata il  racconto di Daniela, non mi stanco di fare domande. Parlare con lei è un piacere infinito. Ha iniziato a lavorare con le api dopo la crisi economica del 2008.

Quello dell’apicoltura è stato il sogno di suo marito che ha imparato da un apicoltore locale e poi, insieme a un socio, ha creato un’attività che oggi fa parte di una rete apistica di imprese pugliesi, “La Fenice”. “All’inizio davo una mano a mio marito, poi però ho iniziato a fare delle prove, ho preso delle arnie tutte mie, ho iniziato con la pappa reale”.

Oggi Daniela, oltre alla produzione di miele, lavora a stretto contatto con quella che è considerata la grande protagonista dell’alveare, una figura quasi mitologica: l’ape regina. “Qui nel Salento, si produce quasi esclusivamente miele millefiori. Noi però facciamo anche altro. Inviamo api in tutta Europa. Prepariamo dei veri e propri “pacchi”, con centinaia di api. Ci sono zone, più a nord, in cui le famiglie di api sono più deboli e necessitano di una ripopolazione. Ci vengono richieste anche le api regine. Da aprile, mese in cui la popolazione aumenta, io e le ragazze ci mettiamo alla ricerca delle regine”.

Le “ragazze” sono le sue collaboratrici; le api regine si riconoscono perché leggermente più grandi, e con l’addome più sviluppato. “L’ape regina nasce già regina. Io le riconosco anche dal ronzio. Il suono prodotto dalle regine è diverso. Le ascolto per ore e a volte colgo una sfumatura diversa, e capisco che mi è vicina. Prendiamo l’ape regina con le mani, dolcemente. Poi la “marchiamo” con una vernice speciale il cui colore cambia ogni anno. Le regine nate nel 2020, ad esempio, sono marchiate di blu. La regina decide tutto nell’alveare, ma non bisogna credere che sia intoccabile! Anche la regina viene “giudicata” e se il suo operato non soddisfa, se per esempio non cova bene oppure non esce dall’alveare per la fecondazione, le altri api possono arrivare ad ucciderla”.

Scopro ancora molte cose durante la nostra chiacchierata, per esempio che le api danzano, lo fanno per indicare le coordinate dei luoghi ricchi di nettare. Osservare questo spettacolo deve essere un’emozione incredibile. Le api che volano libere sui prati, tra l’erba, soffermarsi un po’ qui e un po’ lì, in questo mondo sempre più chiuso.

Me la immagino Daniela, al lavoro, la donna che resta in silenzio per riconoscere, tra mille, la voce della regina. Quando le chiedo cosa le piace di più di questo lavoro, mi risponde d’istinto “Mi rilassa! È un lavoro fisicamente pesante, perché le arnie pesano, la fase della smielatura è dura. Inoltre è un lavoro rischioso, non hai garanzie, lo Stato non ti aiuta. C’è il problema dei pesticidi.  Adesso, per esempio, gli apicoltori stanno affrontando il problema di un acaro parassita che sta colpendo anche molte zone d’Italia, una sorta di Xylella che colpisce le covate e gli insetti. Non è un mestiere semplice, ma vuoi mettere lavorare in aperta campagna, in mezzo ai fiori, in mezzo al ronzio delle nostre apette?”.

Il ronzio, quasi un canto quello delle api, che come il miele, antibiotico, antinfiammatorio, ricostituente, ha un potere rilassante, che Daniela conosce bene.  Suo marito Roberto Ventura  e il suo socio Luca Consigli, infatti, hanno creato la prima “Bee Home”, un apiario del benessere in Puglia (pagina fb Bee home – Apiario del benessere) . Si tratta di una costruzione in legno alla quale sono collegate le casette delle api, delle reti sottili permettono il passaggio delle sostanze prodotte. Con il ventilare delle api, infatti, la casetta si riempie di odori, sapori e colori del miele. “E’ come andare alle terme -mi spiega Daniela- utilissimo per chi ha problemi di respirazione, ma è anche una seduta di rilassamento. L’idea è nata in nord Europa, ma si sta sviluppando anche qui. In Puglia siamo i primi”.

Se passate da Otranto, andate a trovare Daniela  nella Bee Home, presso la masseria Scirocco, vi racconterà tutte le fasi della produzione del miele e tante curiosità sulle minuscole api, simbolo di operosità, di generosità, di bellezza. Vi farete un regalo bellissimo.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.