Imperfetta Project, ogni donna ha la propria battaglia da combattere. L’idea di Carlotta Giancane

by Paola Manno

Le riviste patinate, le pubblicità in tv, i grandi manifesti affissi per le strade riempiono gli occhi di corpi e volti tutti uguali, ma soprattutto di idee, di modelli, di pensieri che dicono tutti la stessa cosa. Spesso penso “Che noia!”, spesso penso “Che tristezza!”, “Che rabbia!”. Spesso mi ripeto che ciò che mi turba non sono quei corpi e nemmeno, ormai, quello che veicolano. Quello che mi turba è il racconto falsato, è la mancanza di verità. Penso alla narrazione del corpo femminile come a un grande, intollerabile inganno, una narrazione lontanissima da me, da quella che sono, lontana dalle mie amiche, da mia madre, dalle mie colleghe, insomma, dalle donne della mia vita. 

Questi corpi tutti uguali, con le stesse pose sia che stiano pubblicizzando un paio di jeans sia che stiamo promuovendo il detersivo per i pavimenti. Questi occhi fissi che sembrano non aver paura di niente, invitanti, seducenti. Guardiamo queste donne da quando avevamo 3, 12, 20 anni, ci abituiamo alla loro presenza un po’ ammiccante un po’ rassicurante, un po’ monella un po’ mammina, e perdiamo di vista tutto quello che è il resto, che rappresenta la stragrande maggioranza delle persone, insieme alle sfumature, le alternative, tutte le qualità diverse e speciali di ognuno. Già, com’è noioso il mondo della pubblicità, mi dico, com’è insidioso, com’è pieno di trappole: compri per essere come loro ma sei un’altra persona, per fortuna. Compri per sentirti libera come loro e invece c’è qualcosa di subdolo che non ti fa essere te stessa.

Penso spesso alle parole di Fatema Mernissi, docente di sociologia che, nel famoso saggio “L’harem e l’Occidente” (Giunti, 2000), dopo un’analisi sui reciproci pregiudizi sui nodi del confronto tra i sessi in Oriente e in Occidente, riflette, con la sua solita ironia: “Io ti ringrazio, Allah, per avermi risparmiato dalla tirannia dell’harem della taglia 42(….) immagina i fondamentalisti, se obbligassero le donne non solo a mettere il velo, ma anche un velo di misura 42! Come si fa a organizzare una marcia politica credibile, e gridare nelle strade che i tuoi diritti umani sono stati violati perché non riesci a trovare una gonna che ti va bene?”

Come a dire, ogni donna ha la propria battaglia da combattere. 

Ma davvero le immagini hanno tutto questo potere? Sì, certamente! Insieme a tanti altri aspetti, naturalmente, che hanno a che fare con le parole, con l’educazione, con la politica e molto altri ancora. 

Di fronte a questa tirannia di un certo tipo di bellezza femminile, di cui a mio avviso non dovremmo mai stancarci di parlare, un progetto come Imperfetta Project non solo è socialmente importante, ma è anche lontanissimo dalle monotone, barbose cronache di un femminilità finta, insomma, è un progetto pieno di gioia e di luce. Me lo racconta la sua ideatrice e fondatrice, Carlotta Giancane, salentina trasferitasi da qualche anno a Roma, dove lavora nel settore marketing e comunicazione.

Circa un anno fa ho aperto un profilo su Instagram, con l’obiettivo di andare un po’ controcorrente rispetto alla rappresentazione delle influencers, delle donne che lavorano con i grandi brand. Avevo voglia di parlare delle ragazze comuni. Ho iniziato a pubblicare storie che potessero ispirare altre ragazze, altre donne. A un certo punto, la scorsa estate, mi sono presa una pausa, durante la quale moltissime followers mi hanno scritto per sapere che fine avessi fatto, perché sentivano la mancanza delle mie pubblicazioni. Questo mi ha fatto capire che c’era un forte interesse per quelle storie, perché le donne si sentivano finalmente rappresentate dalle curve, dalla cellulite, dalla pelle macchiata, dalle teste rasate, dall’autenticità delle storie di vita reale raccontate da donne comuni. Non ho voluto, però, fermarmi solo alla critica dei modelli proposti, volevo andare oltre, proporre delle alternative. Così il progetto nato su Instagram è diventata un’agenzia inclusiva di moda. Oggi Imperfetta Project interagisce e si rivolge al pubblico attraverso due canali: i social, in particolare Instagram, raccolgono e danno forza alle storie attivando un circuito di ispirazione dal basso, di esempio per le altre donne, e diffondendo un messaggio positivo. Al contempo, il sito si rivolge ai brand e alle aziende proponendo loro una selezione di personalità uniche e autentiche, ragazze e donne che hanno personalità e stile, con uno spiccato talento per le arti e la spettacolarizzazione.

Imperfetta Project, infatti, ha l’obiettivo di aiutare aziende e brand a rappresentare meglio e con più contenuti il proprio pubblico di destinazione e fornire figure ispiratrici per i loro clienti che possano infondere autenticità e originalità, avendo molte delle ragazze un buon seguito, anche sui social media. Personalità, stile e talento caratterizzano le muse ispiratrici del progetto: la maggior parte con una passione per le industrie creative come la musica, la moda, l’arte e l’illustrazione. Che il progetto vuole supportare in via prioritaria. Da pochi giorni è attivo un social casting per selezionare le “muse imperfette” che diventeranno ambassador: per candidarsi basta pubblicare una foto o un breve video con l’hashtag #imperfettaproject. 

Per questo il concept fa appello alle donne reali: “Selezioniamo donne orgogliosamente imperfette, con caratteristiche fisiche uniche, a cui piace esprimersi attraverso anzitutto il proprio personale talento. Non poniamo limiti di misure e altezza – si legge sul sito imperfettaproject.com-, non chiediamo di perdere peso o di cambiare nulla del vostro aspetto, non serve esperienza nella moda. Scegliamo persone che siano autentiche, uniche. Non chiediamo di pagare nulla né di fare book fotografici, come richiesto dalle agenzie tradizionali. Le nostre muse imperfette non sono dei manichini, esprimono la loro bellezza attraverso qualità rare, uniche e soprattutto imperfette”. 

Andate a sbirciate sul sito: ritroverete la verità della bellezza. Volti e corpi che rivendicano il fascino e la grazia di essere diverse. “Le donne sono tutte belle” – ripete Carlotta con giusta convinzione. 

Che le strade, le tv e le riviste patinate si riempiano di nuova bellezza. Che i nostri occhi ritornino a vedere corpi felici e veri, felici perché veri.

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