L’idea bella e sostenibile di Veronica Bello: Sowed, la seconda vita degli abiti da sposa

by Paola Manno

Per molti anni ho dormito in deliziose lenzuola di cotone rosa, che avevano dei bellissimi merletti di fiori e pizzi raffinatissimi, gli stessi che abbellivano le tende alle finestre. Mia madre aveva scucito il suo abito da sposa per recuperare la stoffa e farlo diventare una cosa viva. Le mamme delle mie amiche conservavano il loro abito chiuso in un armadio, ma a me quelle lenzuola sembravano una coccola speciale. Qualche anno fa, la mia amica Laura ha regalato il suo principesco abito bianco ad una ragazza che non avrebbe mai potuto permetterselo, e questo dono, insieme alle lenzuola e alle tende di mia madre, mi vengono sempre in mente quando penso al matrimonio.

Per questo quando ho scoperto che esiste una onlus che da alle spose l’opportunità di rendere ancora più speciale un giorno così bello, ho avuto voglia di saperne di più, di contattare l’ideatrice.

La onlus si chiama Sowed, che in inglese vuol dire “seminare” ma che richiama anche il termine “wedding”, la presidente è la giovane Veronica Bello, 28 anni, diplomata come fashion stylist all’Accademia del Lusso.

L’obiettivo di Sowed è quello di conciliare il matrimonio con la beneficienza, di seminare nuove idee e raccontare un altro modo di vivere la moda. “L’idea è nata qualche anno fa –mi racconta Veronica– dopo la laurea sono partita per Londra dove ho conosciuto la realtà dei charity shop, negozi che rivendono abiti usati e che destinano i proventi a scopi benefici. Ho pensato di replicare il sistema qui in Italia, ma occupandomi del settore del wedding e di tutto ciò che ruota attorno al matrimonio. Ci sono due idee attorno alle quali ruota il progetto. La prima è legata al rispetto per le donne. La seconda è la questione della moda sostenibile”.

Chi acquista gli abiti, dunque, non solo risparmia, ma ha la possibilità di sostenere altri progetti, di fare qualcosa per l’ambiente e, cosa più importante, può essere portavoce di un cambiamento importante.

Sowed raccoglie abiti e accessori da cerimonia sia da privati che da Atelier, Designer, Celebrities e li rende disponibili attraverso il proprio archivio a coloro che cercano non solo la bellezza e la qualità, ma anche un modo diverso di vivere il matrimonio. “Collaboriamo con alcune associazioni e cooperative che lavorano con le vittime di violenza, con ragazze madri, con le donne più fragili che hanno bisogno di sostegno. Sosteniamo le donne attraverso progetti di formazione, workshop, percorsi formativi. Abbiamo organizzato dei tirocini ai quali hanno partecipato donne uscite dalla tratta, un workshop di portamento per prepararle ai colloqui di lavoro, un corso di make up con un noto make up Artist, direttore artistico di Gil Cagnè, corsi di wedding plan e anche corsi per fioristi”.

Nata nel febbraio 2019, Sowed è la prima e ad oggi l’unica onlus che si occupa di progetti del genere. Quando chiedo a Veronica qual’è stata la risposta delle persone, mi risponde con entusiasmo “Arrivano tantissimi abiti! All’inizio eravamo un po’ preoccupate, sappiamo bene che l’abito da sposa è un ricordo prezioso, eppure oggi arriviamo persino a dover rifiutare degli abiti, perché datati o non utilizzabili. I vestiti vengono attentamente selezionati, per offrire alle future spose la scelta tra un archivio bellissimo. C’è davvero una grande partecipazione e un fortissimo interesse”. Sulla pagina Facebook della onlus sono stati pubblicati alcuni dei messaggi che arrivano su bigliettini spediti insieme agli abiti “Sarai bellissima nel mio abito e insieme avremo reso bellissima anche la vita di un’altra donna!” scrive Marta, da Lecce. Contro “l’esclusiva” di alcuni atelier, che garantiscono alle spose che i loro modelli non saranno indossati da altre spose nella provincia, il pensiero di un abito che ha accompagnato due donne in un momento speciale appare invece un mezzo che promuove la solidarietà femminile: donne che scelgono di donare il proprio abito e donne che scelgono di indossarne uno preso dall’archivio, facendo un gesto d’amore verso altre donne. Ecco che, come è scritto sul loro sito “Dietro l’abito da sposa c’è molto di più!”.

Quali sono le prossime iniziative? “Al momento stiamo cercando di capire come l’industria del matrimonio reagirà alla chiusura di questi mesi dovuta al covid. Tutto il settore è rimasto bloccato per molto tempo ma la voglia di ricominciare è tanta. Oltre il lavoro con gli abiti e le donne, ci piacerebbe approfondire il lato dell’educazione ad una moda sostenibile. Ci piacerebbe far capire ai giovani, che sono sempre molto interessati alle nuove tendenze, quali sono i danni sull’ambiente provocati da una moda vicina “all’usa e getta”, vorremmo responsabilizzarli e raccontare loro il potere della moda, dell’economia circolare”.

PH Credits: Tania Betti

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