Madeline Miller rielabora il mito di “Circe”, una donna ribelle e fragile con un amore neonato che affila le carni

by Paola Manno

Leggere i classici a scuola non è solo essenziale per la formazione culturale e umana, ma è soprattutto un’opportunità straordinaria per piantare semi che, se attecchiranno, potranno spalancare universi meravigliosi a chi deciderà di approfondire le storie senza tempo. Ci sono nomi che ci accompagnano tutta la vita, che fanno parte del nostro essere, primi fra tutti quelli della mitologia greca: l’astuto Ulisse, la paziente Penelope e poi il il mostro Polifemo, la bellissima Elena.

Chi non ha amato con l’anima il coraggioso Achille o il viaggiatore Enea? Chi non ricorda le storie del Minotauro, il volo di Icaro? Questi personaggi, così vivi dopo secoli, spesso hanno una forma sola, un carattere tracciato, così come lo abbiamo conosciuto, appunto, sui banchi di scuola. Eppure chi decide di continuare a leggere le storie della mitologia, di approfondire la vita di divinità ed eroi, spesso scopre che dietro ogni personaggio c’è molto di più. Quelle vite vanno ben oltre gli stereotipi, diventano caratteri che sono tali per motivi ben precisi, raccontano un vissuto umano che in qualche modo ancora ci somiglia. Per questo, probabilmente, un’opera come “Circe”, l’intenso romanzo di Madeline Miller pubblicato negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel 2018 e in Italia da Sonzogno nel 2019, ha ottenuto un successo di pubblico straordinario, vendendo in tutto il mondo milioni di copie e scalando le classifiche letterarie più importanti. 

Nel romanzo Circe, che grazie ai nostri ricordi scolastici resta una maga che vive su un’isola e trasforma gli uomini in maiali, rubando il cuore di Ulisse, viene invece raccontata in tutto il suo essere donna, ribelle, coraggiosa e spesso fragile. Figlia del dio Apollo e di Perse, sorella di Eeta e di Pasifae, Circe è una bambina sensibile, che non ha nulla della bellezza e dello splendore del padre Sole e che viene derisa dai fratelli a causa della sua voce “umana”. Isolata dalla famiglia, diviene presto cosciente dei suoi poteri, legati alla ricerca di fiori ed erbe con cui inizia a creare delle pozioni magiche e a trovare, finalmente, il senso della sua esistenza.

Circe è la bambina che prova pietà per Prometeo, il titano amico dell’umanità, punito dagli dei per aver fatto dono del fuoco ai mortali. Come lui, anche la maga è attratta  dagli uomini, li sente vicini al suo essere, anche se da questi verrà tradita e umiliata. Circe è una donna che reagisce al sopruso, ma che è capace di conservare la speranza nell’amore. Quello per Ulisse è solo il più celebre, ma anche il più intenso. Da quell’amore nascerà un bambino che, a differenza della dea, è un essere mortale. Tra le pagine del romanzo, quelle sulla maternità sono senza dubbio le più intense e preziose. Circe ama Telegono in un modo smisurato, lo ama già prima che venga al mondo, immaginando l’uomo che sarebbe stato. “Tu vivi per me”, è questo il pensiero della maga, così egoista e così sincero. La descrizione del parto è di un’intensità straordinaria, in ogni dettaglio vi sono la paura e il dolore e l’amore e la forza delle donne che danno al mondo un figlio. Anche Circe teme che il dolore la annienti, ma alla fine “le pietre sotto di noi mi parvero piume”.

E poi i primi giorni di un neonato, i mille strilli che nessun gesto premuroso riesce a calmare, e quello che fa Circe è camminare, tenendo il bambino stretto a sé, in un marsupio: “Lo guardavo e l’amore che provavo era così affilato che sembrava mi aprisse la carne. Feci una lista di tutte le cose che avrei potuto fare per amor suo. Bruciarmi la pelle. Cavarmi gli occhi. Camminare fino a consumarmi i piedi, se solo fosse servito a farlo essere felice e in salute”.  Eppure nessuna magia pare poterlo proteggere dal suo destino. Come non amare questa Circe madre? Come non amare, infine, una maga-donna che nonostante tutte le delusioni decide di amare, ancora una volta, l’ultima, un umano, nonostante la vecchiaia e la morte? 

Grazie a una conoscenza approfondita delle fonti e dei testi, Madeline Miller ha rielaborato in maniera affascinante un mito senza tempo, e lo ha consegnato ai lettori che lo hanno amato appassionatamente. Il romanzo è la conferma che abbiamo ancora bisogno, e voglia, che le storie da cui veniamo continuino ad esserci raccontate, sempre con nuove sfumature, sempre con nuove, affascinanti risposte.

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