Rosalind Franklin, la scienziata ‘derubata’ del DNA

by Germana Zappatore

“La scienza e la vita di tutti i giorni non possono e non devono essere separati. La scienza per me dà una spiegazione parziale della vita. Non accetto nessuna definizione di fede, cioè io non ho una fede nella vita dopo la morte. La mia fede si appoggia sul futuro che puoi crearti da te, e basta. Come individuo puoi crearti il tuo futuro e il tuo destino, sei tu il solo artefice” (Rosalind Franklin)

Ha dato la sua vita per la scienza e la conoscenza, e non solo in senso metaforico. Rosalind Franklin morì a soli 38 anni il 15 aprile del 1958 vinta da un tumore ovarico probabilmente dovuto all’esposizione frequente ai raggi X nella cui tecnica di diffrazione si era specializzata a tal punto da diventare un nome conosciutissimo nell’ambiente scientifico di metà Novecento. Ma prima di quel giorno, Rosalind aveva dato al mondo scientifico una scoperta rivoluzionaria: la struttura a doppia elica del DNA. Peccato che sui libri di scuola essa venga attribuita a James Watson e Francis Crick i quali nel 1962 ricevettero persino il premio Nobel per la medicina proprio a seguito della scoperta della struttura elicoidale del DNA.

E Rosalind? Lei era una donna che voleva fare la scienziata e l’ambiente scientifico del tempo era maschilista e misogino che non si fece scrupoli a ‘derubarla’. Ecco come andò la ‘grande rapina’ ai suoi danni.

Rosalind Elsie Franklin nacque a Londra il 25 luglio del 1920 in una famiglia della ricca borghesia ebraica ben integrata nel tessuto sociale londinese del tempo: il padre era un banchiere con un passato da insegnante di elettricità e magnetismo all’Università, la madre si occupava degli affari di casa e dei viaggi del marito e una zia paterna faceva parte del movimento delle suffragette. In casa, quindi, si respiravano scienza e libertà e in un clima del genere Rosalind non poteva che essere una bambina “di una intelligenza disarmante” che portava a casa “voti altissimi” ed era “la prima della classe” (come diceva una zia). L’amore per lo studio, però, non giovò mai ai suoi rapporti interpersonali che furono sempre limitati al minimo sindacale e spesso burrascosi. Era un tipo solitario.

I suoi genitori assecondarono la sua inclinazione e le garantirono la migliore e la più rigorosa istruzione possibile a quei tempi: lo Newnham College di Cambridge (si laureò nel 1941). Fu proprio lì che perfezionò la sua passione per la cristallografia a raggi X (tecnica utilizzata per determinare la struttura atomica e molecolare di una sostanza ridotta a cristallo) e imparò ad individuare gli angoli migliori dai quali inviare i raggi X per ottenere una migliore diffrazione. Competenze che saranno fondamentali per la sua scoperta.

Uscita da Cambridge, Rosalind lavorò a Parigi presso il Laboratoire Central des Services Chimiques de l’Etat diventando famosa nel mondo scientifico come specialista della diffrazione dei raggi X. La sua fama divenne tale che nel 1951 entrò a far parte del gruppo di ricercatori del King’s College di Londra che stava studiando la struttura del DNA. Con lei c’erano lo scienziato Raymond Gosling e il fisico e biologo Maurice Wilkins. Con quest’ultimo la Frankiln entrò quasi subito in rotta. I due non riuscivano a comunicare: da una parte c’era l’introversa Rosalind convinta di poter fare le ricerche in completa autonomia, dall’altra c’era Wilkins che le voleva riservare il ruolo di semplice assistente. Così Rosalind si ritrovò a lavorare a fianco del solo Gosling (mentre Wilkins supervisionava) e i due, nel giro di pochi mesi produssero le prime fotografie del DNA mediante diffrazione a raggi X, foto importantissime con le quali veniva confermata l’esistenza di due forme di DNA. Non ancora soddisfatta dei risultati, la Franklin continuò i suoi studi e a fare le foto, mentre Wilkins condivideva i risultati della scienziata con due colleghi, James Watson e Francis Crick ignorando che anche questi ultimi stessero conducendo i medesimi studi sul DNA ma per conto del laboratorio Cavendish di Cambridge.

La svolta arrivò agli inizi di maggio del 1952 quando Rosalind scattò quella che poi fu chiamata ‘Foto numero 51’, la foto più importante della storia del DNA, quella che ne aveva immortalato la faccia. Ecco cosa scrive la fisica e giornalista Gabriella Greison, nel suo libro ‘Sei donne che hanno cambiato il mondo’ (ed. Bollati Boringhieri).

“La foto 51 mostrava una vera e propria X, formata da strisce nere simili al manto di una tigre che si irradiavano dal centro alla periferia. Era una delle immagini più nitide ottenute e mostrava indiscutibilmente una struttura a elica (…). Fu proprio Rosalind Franklin la prima a scoprire la struttura a doppia elica del DNA”.

Wilkins mostrò anche quella foto alla concorrenza e tempo neanche un anno (è il 25 aprile del 1953) sulla prestigiosa rivista ‘Nature’ uscì un articolo sulla struttura del DNA a firma di James Watson e Francis Crick dal titolo ‘A structure for deoxyribose nucleic acid’. Da allora i due scienziati furono universalmente riconosciuti come gli scopritori della struttura del DNA. Il debito nei confronti della Franklin fu riconosciuto soltanto una quindicina di anni dopo la pubblicazione su ‘Nature’ quando lo stesso Watson scrisse quanto segue.

“Come sapete, le leggende narrano che io e Francis abbiamo rubato la struttura (del DNA, ndr) ai ricercatori del King’s. Mi avevano mostrato il difrattogramma ottenuto ai raggi X da Rosalind Franklin. Wow! Era un’elica! Ed ecco che un mese dopo avevamo la struttura. Wilkins non avrebbe mai dovuto mostrarmi la foto”.

L’articolo su ‘Nature’ sembrò non scalfire la Franklin che trascorse gli ultimi anni della sua breve vita dedicandosi allo studio del virus del mosaico del tabacco e tenendo conferenze in giro per il mondo fino a quando il tumore ovarico non la strappò prematuramente alla comunità scientifica.

Oggi Rosalind Franklin è il simbolo delle ingiustizie patite dalle donne nel mondo della scienza, ma la storia fortunatamente sta iniziando a restituirle ciò che era suo (i libri parlano di lei, nel 2015 Anna Ziegle ha realizzato una piece teatrale dal titolo ‘Photograph 51’ interpretata da Nicole Kidman). E come a voler rimediare allo sgarro, il rover ExoMars che nel 2020 andrà alla ricerca di tracce di vita su Marte si chiamerà proprio come lei.

“Questo nome – ha spiegato Jan Woerner, direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) – ci ricorda che la scienza e l’esplorazione è nel nostro DNA e in tutto ciò che facciamo”.

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