Anna Fougez, il Ministeriale e il pegno d’amore di Francesco Scaturchio

by Michela Conoscitore

All’origine della nascita di una delle più celebri prelibatezze di Napoli, ci sono due storie da raccontare: quella di una famiglia calabrese, che sul finire dell’Ottocento scelse la città come nuova casa, e una donna, indipendente e affascinante, che divenne la più richiesta sciantosa dell’epoca.

Il Ministeriale, uno dei dolci simbolo della pasticceria partenopea Scaturchio, nasce come pegno d’amore da parte del pasticciere Francesco per Anna Fougez, cantautrice, ballerina e diva dei tanti cafè chantant sparsi per la Penisola. A Napoli si esibiva al Salone Margherita, nei sotterranei della Galleria Umberto. E fu sempre lì che la vide, per la prima volta, Francesco. Di lei aveva già sentito parlare: era la donna più desiderata in Italia, e nemmeno lui rimase immune al suo fascino.

Anna Fougez era il nom de plume di Maria Annina Laganà Pappacena, nata a Taranto nel 1894 da una giovanissima coppia di genitori. Su di loro si è detto che l’abbiano abbandonata neonata alla ruota degli esposti, o che morirono giovanissimi. La piccola Annina, comunque, a prescindere dalle versioni non li conobbe e fu affidata alla sorella della madre che, da sposata, era andata a vivere a Napoli. Qui Annina crebbe, incoraggiata dagli zii a prendere lezioni di canto e teatro. Ad otto anni pare che già si esibisse, e a soli quindici anni esordì col grande Ettore Petrolini. A sedici anni girava l’Italia con uno spettacolo tutto suo, Bambola. L’impresario, per attirare pubblico pagante, invece del suo nome sui manifesti fece stampare quello della più celebre soubrette parigina, Eugénie Fougére. Così, da allora, Annina divenne Anna Fougez. Seduttiva e intelligente, Anna fu un’avveduta imprenditrice di sé stessa, costruendosi anche un’immagine vincente, che fece parlare di lei. Piume, pailettes e lustrini, tutte armi di seduzione che associati al suo corpo flessuoso, furono capaci di mietere ‘vittime’ ovunque si esibisse.

Tra questi, Francesco Scaturchio, pasticcere calabrese che col fratello Pasquale si trasferì a Napoli, in cerca di fortuna. I due fratelli, già pasticceri nella loro Dasà, cittadina vicino Vibo Valentia, lasciarono la sorella Rosa maestra di pasticceria, e giunti nell’antica capitale borbonica aprirono due punti vendita: Pasquale a Montesanto, e Francesco a via Toledo, nei pressi di Piazza Dante. I due fratelli esportarono la loro pasticceria calabrese e inglobarono la tradizione dolciaria partenopea, riscuotendo molto successo tra i palati dei napoletani. A dargli manforte, dalla Calabria, arrivarono anche la sorella Rosa e il piccolo di casa, Giovanni, che prenderà parte alla Grande Guerra e tornerà vivo, e innamorato, con una moglie e una figlia, Ivanka. Sarà proprio Ivanka Scaturchio, col marito Francesco Cannatiello, che erediterà l’attività di famiglia e la traghetterà nel nuovo millennio.

Nel frattempo, Francesco, nel proprio punto vendita, ebbe l’idea di avviare anche una fabbrica di cioccolato, ennesima idea vincente. Molto sensibile al fascino femminile, non si lasciò sfuggire l’esibizione della bellissima Anna Fougez, al Salone Margherita. Per quella sera, si racconta, la sciantosa volle tutti abat-jour blu ai tavoli, per accompagnare uno dei suoi pezzi di successo, Abat-Jour appunto, che con Vipera furono le sue iconiche hit. Francesco Scaturchio rimase senza parole quando vide, finalmente, la cantante dal vivo e non poté fare a meno di invitarla al Gambrinus, dopo l’esibizione. Anna accettò, intrigata da quel giovane pasticciere. Durante quelle ore insieme, Scaturchio le dichiarò il proprio folle amore ma Anna non era semplice da conquistare. D’altronde, ai suoi piedi aveva avuto uomini ben più famosi di quel pasticciere napoletano, come il futurista Filippo Tommaso Marinetti e l’immancabile Gabriele D’Annunzio. Così, un po’ per gioco un po’ per metterlo alla prova, Anna gli chiese di ideare un dolce per lei e di dargli il suo nome. Poi, magari, gli avrebbe donato il suo cuore.

L’uomo non se lo fece ripetere due volte, e ispirandosi alla donna creò un cioccolatino, dolce fuori e pungente all’interno: la crema, un mix di ricotta, nocciole e liquori, è ancora oggi ignota nelle sue inimitabili proporzioni. Francesco lo fece assaggiare alla soubrette, che lo apprezzò molto. Ma non bastò per farla capitolare: Anna lo rifiutò come amante, preferendo riprendere la sua interminabile tournée. Nonostante la delusione cocente, Francesco iniziò a vendere il cioccolatino nel suo negozio, che in breve tempo divenne il dolce più venduto nella sua produzione. Dunque, il pasticcere decise che da quell’amore ci avrebbe dovuto comunque guadagnare qualcosa. Se non il cuore di Anna, almeno l’ambitissimo titolo di Fornitore della Real Casa. Trafile interminabili presso i vari ministeri, snervarono Francesco che, un giorno, proruppe con l’affermazione: “Questo è un affare ministeriale!”. Non abbandonò quel suo progetto, riuscendo finalmente ad ottenere il titolo, e in ricordo di quella lunga avventura burocratica chiamò il dolce, orfano del nome della donna amata, Ministeriale

Quando sarete a Napoli, e gusterete un Ministeriale da Scaturchio, ricordatevi di Anna e Francesco, e del loro amore che non fu.

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