Il mito di Lady Godiva, la donna che sfidò il potere in nome della libertà

by Michela Conoscitore

La veridicità della sua storia non è data per certa, ma quello che interessa maggiormente è che il mito di Lady Godiva ha alimentato l’immaginario collettivo fino ad oggi, spingendo uomini comuni e artisti a pensare a lei e a creare in suo nome. Oltre agli innumerevoli dipinti e statue che le hanno dedicato, spuntano anche canzoni di alcune delle band più famose contemporanee, come i Velvet Underground, gli Aerosmith e i Queen nella loro celebre Don’t stop me now.

Riprendendo la canzone dei Queen, nessuno, nemmeno il marito, riuscì a fermare dal suo intento Lady Godiva, il cui vero nome era Godgifu, ovvero ‘dono di Dio’. Qual era? È presto detto, ma iniziamo a raccontare la sua storia dal principio.

Tutto si svolse nell’Inghilterra del 990 d.C., per la precisione a Coventry: sul trono britannico sedevano i re danesi, il paese, però, era in mano a ricchissimi possidenti terrieri come il marito di Lady Godiva, il conte di Mercia, Leofrico. Tenutario di estese proprietà, per quanto fosse vicino al suo popolo, il conte doveva comunque applicare sulle sue terre la tassazione imposta dal governo centrale. Sia Leofrico che Godiva erano profondamente religiosi, nei codici giunti fino a noi sono annotati numerosi lasciti fatti a vari ordini religiosi e monasteri, il più famoso ed ingente dei quali fu a beneficio dei monaci benedettini di Coventry, che grazie alla benevolenza dei conti di Mercia diedero vita ad uno splendido monastero nel cuore della città. Si narra che Godiva, in questa occasione, fece anche fondere tutto il suo oro e il suo argento per ottenere croci, immagini di santi e altre decorazioni da donare ai monaci per onorare il luogo di culto. Come scrisse il monaco John di Worcester, tempo dopo:

Lui e sua moglie, la nobile contessa Godgifu, devota a Dio e alla sempre vergine Maria, costruirono il monastero fin dalle fondamenta su terre di loro proprietà, e dotandolo adeguatamente con possedimenti terrieri e arricchendolo con vari ornamenti che nessun monastero in Inghilterra poteva vantare, l’abbondanza di oro, argento, gemme e pietre preziose in loro possesso era senza eguali.”

Quando Leofrico, dietro richiesta del re, dovette tassare ancora più pesantemente il suo popolo, Godiva si oppose: per quanto fosse obbediente a suo marito e signore, il suo spirito caritatevole percepì violentemente la sofferenza dei suoi sudditi e, quindi, chiese al marito, di non applicare la legge. Leofrico, davanti all’ostinazione della moglie, la mise di fronte ad una richiesta impensabile, certo così di ottenere finalmente il diniego della donna: “Annullerò la tassazione, solo se cavalcherai nuda per le strade di Coventry”. Godiva non ci rifletté nemmeno, e qualche giorno dopo era lì sul cavallo, completamente nuda, pronta per andare a Coventry. L’unica richiesta che fece alla popolazione fu quella di rimanere in casa e di non sbirciare il suo passaggio. Tutti accolsero, con riconoscenza ovviamente, quell’unica richiesta tranne un sarto di nome Tom. A questo punto della storia dovrebbe entrare in gioco Freud, anche se questi impulsi hanno sempre fatto parte dell’essere umano: il sarto, troppo desideroso di osservare Godiva nuda (gli storici raccontano fosse molto bella), fece un buco su uno degli scuri della finestra per osservare il passaggio della contessa. Tom riuscì nel suo intento, ma qualcuno lassù non fu contento del suo comportamento, così oltre ad essere ribattezzato Peeping Tom, Tom il Guardone, il sarto perse anche la vista per punizione divina.

Lady Godiva, così, riuscì ad ottenere l’annullamento delle tasse dal marito e fu acclamata dal suo popolo. Quando Leofrico morì, nel 1057, Lady Godiva rimase sola a governare sulla Mercia. Fu l’unica donna nobile, dopo la conquista normanna del paese, a rimanere in un posto di comando e ad essere rispettata anche dai nuovi sovrani stranieri.

Alcuni storici hanno effettuato ricerche sul personaggio di Lady Godiva e hanno affermato che, molto probabilmente, la leggenda fu inventata qualche secolo dopo la morte della nobildonna, avvenuta si presuppone tra il 1066 e il 1086, dotando così la città di Coventry di un mito di fondazione. Effettivamente non è necessario sapere se Godiva sia realmente esistita, o se ha fatto quello che ha fatto perché, in fin dei conti, le leggende non dovrebbero essere analizzate o verificate, bisognerebbe essenzialmente crederci. Immaginare, che è una delle capacità umane più affascinanti, questa donna innocentemente nuda su un cavallo, con i capelli lunghi che a malapena coprono scorci di carne fino ad allora visti solo dal consorte, attraversare le vie polverose di una piccola cittadina medievale inglese, sfidando l’autorità del marito, il proprio credo religioso, per donare libertà al suo popolo. Un sacrificio quasi penitenziale che è valso a Lady Godiva un mito che dura da secoli.

I’m a shooting star, leaping through the sky

Like a tiger defying the laws of gravity

I’m a racing car, passing by like Lady Godiva

I’m gonna go, go, goThere’s no stopping me

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Queen, Don’t stop me now

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