Maria Puteolana la straordinaria comandante dell’esercito di Roberto d’Angiò che sbalordì Petrarca

by Caterina Del Grande

Maria Puteolana è stata la prima soldata, di cui il mondo occidentale abbia mai parlato in documenti ufficiali.

Maria era una delle comandanti dell’esercito di Roberto D’Angiò e difese la sua terra dagli Aragonesi e dai pirati con la sua vita: si narra che morì in un attacco degli odiati nemici del mare.

Donna forte e combattiva, fuori da ogni schema, una soldata in un mondo di maschi, sarà chiamata “La Pazza” perché ogni donna che usciva fuori dagli schemi era considerata una strega o una pazza.

Di lei si sa molto poco: la sua figura è avvolta da mistero, l’unico riferimento storico è fornito da Francesco Petrarca. Quando visitò Pozzuoli nel 1341, il poeta raccontò di aver incontrato alla corte di Roberto D’Angiò la “famosissima virago Maria, detta Maria Puteolana”.

Si narra che fosse una donna dura, parca nei costumi, nel cibo e nelle parole, astemia e vergine, non si piegò al volere di nessun uomo.

Nota a tutti era la forza fisica di cui era straordinariamente dotata; si racconta che alcuni cavalieri, diffidenti e increduli al fatto che una donna potesse essere un soldato, le chiesero di dimostrare quella forza. In una prova di coraggio Maria chiese ai soldati di sollevare un masso gigantesco. Nessuno dei presenti riuscì nell’impresa: ella, invece, non solo sollevò il masso, ma lo scagliò lontano quasi come se fosse incorporeo. È sempre Petrarca a raccontarci la scena, facendo trasparire la sua ammirazione.

Una forza fisica eccezionale e un carattere intrepido. Coraggiosa abbastanza da essere la prima a lanciarsi in campo e resistente alla fame, al freddo, alla sete e alla stanchezza. Niente poteva fermarla.

Dotata di elmo, lorica e gonnella, nel ‘300, si distinse, in un mondo di uomini, per la sua prestanza fisica fuori dal comune, ma, soprattutto, per il coraggio con cui seppe affrontare tanto i nemici bellicosi, quanto gli stereotipi del suo tempo. Libera da ogni convenzione sociale, sprezzante del pericolo, della fatica e della morte, fu indomita e irriverente.

Così Petrarca, nella quarta epistola del V libro delle Familiares, rivolgendosi a Giovanni Colonna Cardinale, delineava il profilo di quella donna prodigio, affinché nulla di lei fosse dimenticato. Lo scrittore fiorentino fu il primo e, in realtà anche ultimo, a lasciare una testimonianza diretta in merito agli usi e i costumi della soldata. Ma non dovette essere l’unico ad infatuarsi della sua figura.

Molti uomini si recarono a Pozzuoli per ammirare le prodezze e le virtù di quella donna spregiudicata, che seppe tollerare «la fame, la sete, il freddo, il caldo, il sonno, la stanchezza con incredibile pazienza» e che assaltò il nemico con fervido ardore, senza mai farsi intimorire dal pensiero della morte.

Era il 1341 e Francesco Petrarca si trovava a Napoli per ricevere la famosa corona d’alloro, un simbolo con il quale il poeta sarà raffigurato per sempre. Durante il suo soggiorno ebbe il tempo anche di visitare Pozzuoli proprio perché aveva sentito parlare di questa guerriera.

«…ma oggi, quando si è fatta innanzi e mi ha salutato, bardata da guerra e al comando di un manipolo di soldati, ne sono rimasto sbalordito. Poi sotto quell’elmo ho riconosciuto la sua femminilità…Aveva destrezza insolita e rarissima, forza, età, portamento, desideri di uomo prode; non tele ma archi, non aghi e specchi ma frecce e brocchieri usava, e nel suo corpo non baci e lascivia ma ferite ed onorate cicatrici».

Una cosa inaudita per quei tempi, una donna al comando di un manipolo di uomini, fece un certo effetto al poeta.

Non sappiamo molto della sua morte. Sabadino degli Arienti, nell’opera Gynevra delle clare donne (1483), un testo in cui sono raccolte 33 biografie di donne illustri, riferisce che morì in battaglia.

Dopo Petrarca ci furono altri autori che raccontarono le gesta di questa figura, troppo sottovalutata dalla storia moderna.

Giovanni Sabadino degli Arienti (1445 – 1510), Vincenzo Sigonio (XVI sec.), Johannes Ravisius (fine XVI sec.), Giulio Cesare Capaccio (1550 – 1634), poeti e scrittori che hanno immortalato Maria all’interno delle proprie opere.

Foto tratta dalla pagina facebook https://www.facebook.com/MariaPuteolana/photos/?ref=page_internal

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