Bandi come a Bari, la Cultura per il centrosinistra a Foggia riparte dalle periferie e dall’antimafia sociale

by Antonella Soccio

26 maggio, amministrative 2019. La contesa sulle politiche culturali a Foggia sta rendendo animata una campagna elettorale, che sinora è stata alquanto flebile, con incontri sempre negati dal primo cittadino uscente di centrodestra, Franco Landella, che non solo manca quasi quotidianamente i talk show delle varie tv private locali, ma ha scelto di non presenziare anche ad un appuntamento sulla legalità, promosso dall’Associazione Panunzio, che porta il nome dell’edile vittima di mafia del 6 novembre 1992, Giovanni Panunzio.

Nella città della Quarta Mafia per alcuni è abbastanza controverso che si sia sottratto anche ad un confronto associativo di antimafia sociale.

La Fondazione

Abbiamo dato conto della proposta del presidente del Teatro Pubblico Pugliese Giuseppe D’Urso di costituire una Fondazione che raggruppi i tre contenitori culturali pubblici del capoluogo della Daunia, Teatro Giordano, il sottoutilizzato Teatro del Fuoco e l’Oda ormai chiuso da anni e a rischio vandalizzazione.

A tale ipotesi si è opposta a mezzo stampa con una nota, l’assessora alla Cultura Anna Paola Giuliani del Comune di Foggia, che in questi anni ha attivato così tante iniziative culturali da essere amatissima dagli operatori, dagli artisti, dai musicisti, dai teatranti di ogni colore politico.

La reazione

“È difficile comprendere il senso, ma soprattutto i margini operativi, dell’appello lanciato dal presidente del Teatro Pubblico Pugliese in ordine alla volontà del Consorzio di centralizzare una serie di attività, mettendo insieme, in una fondazione regionale partecipata dagli Enti Locali, il teatro comunale, un teatro provinciale con l’Ente proprietario della struttura sprovvisto delle competenze in materia culturale ed un teatro privato inagibile e chiuso- ha rilevato l’amministratrice- In questa fotografia risiede tutta l’impraticabilità, innanzitutto finanziaria, della proposta. Tanto più perché la stessa Regione Puglia sta seriamente valutando l’abbandono delle fondazioni culturali di cui fa parte, in perdita economica per svariati milioni di euro, come espressamente previsto dal Piano Strategico della Cultura della Regione Puglia. Un conto è immaginare un coordinamento istituzionale più stretto per eventi, stagioni e manifestazioni. Altro è costringere in un’unica cornice, anche in termini di governance, strutture che svolgono funzioni differenti e che hanno natura diversa. Il sospetto, proprio in quest’ottica, è che ha vera finalità di questo disegno sia esclusivamente quella di modificare la governance delle strutture, portandola dentro una dimensione prettamente regionale, e non di migliorare sinergie e collaborazioni. D’altro canto Foggia, in questi ultimi cinque anni, ha dimostrato di poter essere una eccellenza nel panorama pugliese ed italiano. Le politiche culturali del Comune di Foggia, dopo decenni asfittici e privi di idee, hanno incrociato vari aspetti: valorizzazione dei beni comuni, raccordo tra le più brillanti e coraggiose professionalità nell’ambito delle industrie culturali e creative, individuazione di fondi propri ed esterni, per la realizzazione di progetti ambiziosi, il posizionamento dell’amministrazione comunale in un processo di sviluppo e crescita condivisa nel settore”.

Le proposte

Intanto il candidato sindaco del centrosinistra extralarge Pippo Cavaliere ha presentato al Museo Civico le sue proposte per le politiche culturali, avvalendosi proprio dell’esperienza di D’Urso legato al Governatore Michele Emiliano e di un pool di esperti, come la ex dirigente e referente Fai Gloria Fazia, la responsabile della sezione Narrativa della Biblioteca Provinciale Magna Capitana Milena Tancredi, l’attore e regista Pino Casolaro e la provveditora Maria Aida Episcopo.

Il modello principale è quello del Comune di Bari con l’assessorato di Silvio Maselli, che noi di Bonculture abbiamo intervistato qualche mese fa.

“Occorre una politica culturale che guardi alle periferie e ai giovani, che sono stati letteralmente dimenticati in questi 5 anni. La nostra intenzione è quella di far sentire queste fasce di popolazione coinvolte, magari portando anche buone pratiche come ad esempio quella del Comune di Bari, dove sono stati programmati interessanti interventi per le periferie e ogni anni viene presentato un bando per sostenere progetti ed iniziative presentate da associazioni, imprese ed operatori culturali. L’assessorato alla Cultura andrebbe considerato non tanto solo come un organizzatore di eventi, peraltro con fondi pubblici, quanto come il regista impegnato nell’individuare, sostenere, valutare la qualità culturale e monitorare i vari soggetti nelle kermesse culturali e nella gestione dei luoghi”, si legge nel lungo documento.

Le idee

Diversi i punti, i punto primo della cultura, così come recitato nel claim elettorale, illustrati dallo stesso Cavaliere. Molte suggestioni appaiono rinviare alla politica divenuta già realtà nel III Municipio di Roma con l’assessore Christian Raimo, scrittore e giornalista, che è riuscito con le sue lezioni agostane in periferia a portare in luoghi abbandonati più di mille persone, coinvolgendo per spettacoli pubblici critici, attori, autori.

Ecco i punti foggiani.

Più trasparenza nell’assegnazione delle strutture culturali e delle risorse economiche, comprese le concessioni di patrocini. Regole chiare e trasparenti, con un metodo di selezione certo. Il faro resta lo schema strutturato da Maselli a Bari, appunto.

Tre centri polivalenti nelle periferie affidati attraverso un bando pubblico a cooperative di giovani e di artisti, luoghi di prevenzione educativa e di contrasto alla microcriminalità, in cui collocare dei presidi bibliotecari.

La realizzazione di una grande struttura teatrale polifunzionale, realizzata tramite project financing.

Una politica di sollecitazione e attenzione per il patrimonio edilizio, con particolare riferimento ai Palazzi storici cittadini, con una chiamata alle armi dei soggetti privati.

Un sistema territoriale del patrimonio culturale con Foggia al centro con un ruolo di coordinamento.

Valorizzare e riqualificare gli itinerari dei Cammini.

Una reale partecipazione dei giovani e della comunità scolastica, con l’attivazione di percorsi di avvicinamento alle diverse forme d’arte con coinvolgimento attivo.

Un pubblico più composito a teatro per consentite l’abbonamento alla stagione a più fruitori, evitando le code e i codisti degli ultimi anni al Giordano.

Una rete museale.

Un istituto di Studi Giordaniani, dal momento che la figura di Umberto Giordano rappresenta certamente una delle risorse culturali di Foggia. L’idea è quella di uno specifico centro studi, affidato a personalità ed istituzioni di indubbio valore scientifico e culturale, in primis il Conservatorio, cui affiancare una iniziativa dal basso come la costituzione di una orchestra giovanile, con metodo Abreu, secondo modelli già sperimentati in altre città.

Cosa è venuto fuori dal dibattito e cosa è stato colto dal candidato sindaco come prontamente realizzabile in caso di elezione?

Senza dubbio, come sollecitato dal Fai, il recupero di Via Arpi come Via della Cultura, con una pedonalizzazione totale e una messa in rete delle varie istituzioni presenti: Dipartimento di Studi Umanistici, Fondazione dei Monti Uniti, Fondazione Apulia Felix, Cattedrale, Conservatorio e Museo Civico, senza dimenticare il filo che congiunge le chiese barocche del centro storico, il piano dei colori e l’Art bonus per i palazzi storici.

Altra sollecitazione apprezzata quella di Pino Casolaro con i teatri di quartiere intesi come presidi di legalità con la stesura di assegnazione di bandi e criteri che favoriscano progetti di antimafia sociale.

Altra idea forte quella della biblioteca come agorà della partecipazione, in un Sud in cui solo il 9% della popolazione legge più di 5 libri all’anno e le biblioteche si rivolgono solo al 20% della popolazione. Il BiblioHub presentato alla Biennale di Venezia è una idea per i quartieri, sul modello della Biblioteca di Scampia.

E un nuovo protagonismo dei giovani, passando dalla logica del patrocinio a quello della progettazione.

Ad ascoltare tutte le progettualità nel fondo della sala museale anche il dirigente alla Cultura Carlo Dicesare, artefice insieme alla politica del cambio di passo generato a Foggia negli ultimi 5 anni e mente creativa di numerose iniziative, una su tutte il Giordano in Jazz, che recupera l’anima jazz del Foggia Jazz e il sound della città occupata dagli Americani nel 1943.

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