E se il Gerolamo Lisa portasse sfortuna?

by redazione
gino lisa

Più che un asso di fiori (simbolo dell’aviatore piemontese), servirebbe un corno portafortuna. Gigante. Rosso fiammante. Scaramantico. 

Perché lo scalo foggiano non è mai stato molto fortunato.

Non lo è stato negli anni Settanta, quando conobbe stagioni di grande spolvero (ma con un volo protagonista di una grande tragedia) per i collegamenti aerei. Non lo è stato a cavallo tra 20esimo e 21esimo secolo. 

Tutte le compagnie aeree che hanno avuto a che fare con lo scalo foggiano, hanno chiuso i battenti. Miseramente fallite. 

Lasciando uno strascico di rimpianti per quello che poteva essere ma non è stato. Anche perché, nonostante alibi più o meno condivisibili, non poteva essere diversamente, visto che lo scalo foggiano, checché se ne dica, non ha i numeri per stare sul mercato; almeno che la Regione, e con essa la controllata Aeroporti di Puglia, oltre a boatload of cash, non realizzi una vera e propria rete tra gli scali pugliesi, dove a Foggia, magari, potrebbe toccare il ruolo di aeroporto per voli low cost o di city airport, per collegamenti a medio raggio; con Bari a interpretare un ruolo internazionale, Brindisi a essere low cost/city airport (a seconda di quanto si decida per Foggia) e Taranto come hub per i voli cargo. 

Ma resta da risolvere la sfiga dell’aeroporto foggiano.

ATI, MyAir, Darwin e, prima ancora, Federico II sono andate gambe all’aria, non appena hanno inserito lo scalo foggiano tra le offerte operative.

Presa Foggia, presa fregatura. 

Pur ammirando gli sforzi di comitati ed enti locali per il rilancio dello scalo foggiano (che da solo, però non può essere la soluzione di tutti i mali del sistema turistico di Capitanata, dove resistono troppi campanilismi e incapacità di fare sistema, oltre a un’atavica indolenza a farsi risolvere problemi interni da “personale esterno”), più che sbattere la testa su piani industriali suggestivi e, forse, pretestuosi, sarebbe il caso di assoldare qualche fattucchiera per togliere il malocchio al Gerolamo Lisa, o più semplicemente affrettarsi a cambiare nome allo scalo foggiano (c’è una proposta in tal senso: l’unica, forse, sensata nell’ultimo decennio) per non rischiare come a Torino Mirafiori, che le piste diventino aiuole, anche se a Foggia renderebbero terreno edificabile anche quelle. 

Maurizio Tardio

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