Il corpo delle donne e la legge contro l’aborto

by Deborah Alice Riccelli

Le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci. Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell’irrazionalità’, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo. Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori. Quel buio che loro, libere, scarmigliate e fiere, conoscono come nessun uomo saprà mai.

Virginia Woolf

Che bel pensiero, Virginia. Ma non è così. Non lo è mai stato e, in questi ultimi tempi, a me pare di tornare indietro. Sono quasi sempre gli uomini a decidere della vita e del corpo delle donne. Questa volta, a porre la sua firma su una legge che dovrebbe farci inorridire tutte e tutti, è stata una donna. Lo so che non dovrebbe fare alcuna differenza ma a me fa sempre un po’ più male quando è così perché io da una donna pretendo comprensione, esigo immedesimazione. Ma nessun afflato di empatia ha sfiorato, la governatrice dell’Alabama Kay Ivey, mentre poneva la sua firma alla legge contro l’aborto approvata dal Senato dello Stato USA.

E’ con questo gesto che l’Alabama vieta l’aborto e lo fa approvando la legge più restrittiva attualmente in vigore in America. Una legge assurda, che in sintesi, mette fuori legge l’interruzione di gravidanza. Lo fa anche davanti ai casi di stupro e incesto. La suddetta legge contempla solo un’eccezione che è il “rischio vita” della futura mamma. La direttiva stabilisce anche che i medici che praticheranno l’interruzione di gravidanza rischieranno fino a 99 anni di carcere. Quelli che tenteranno di praticarla finiranno in carcere per 10 anni. La Camera l’aveva già approvata lo scorso mese, con 73 voti favorevoli e 3 contrari mentre in Senato è stata approvata con 25 voti a favore e 6 contrari. Non solo in tutto il Paese ma in tutto il mondo riesplode la polemica. Il corpo delle donne si usa, come sempre, lo si fa anche anche in campagna politica ed è così che il tema dell’aborto si pone al centro della campagna elettorale per la corsa alla Casa Bianca.

Kay Ivey

I candidati democratici, coesi, decidono di attaccare la normativa e giurano che si batteranno per difendere i diritti delle donne fino alla Corte Suprema . “Crudele”, “scandaloso”e “spaventoso” sono alcuni degli aggettivi che hanno usato sui loro siti e sui social network per commentare l’accaduto. La risposta delle star di Hollywood su Twitter è serrata. L’ex vice presidente Joe Biden afferma pubblicamente che l’ondata di leggi anti-aborto negli Stati Uniti è incostituzionale. L’attrice attivista Alyssa Milano critica la legge e rilancia lo sciopero del sesso: con l’hashtag #SexStrike invita le donne a rifiutarsi di avere rapporti con gli uomini “fino a che non ci sarà restituita l’autonomia sul nostro corpo”. “Questa legge è un avvertimento. Oggi è l’Alabama con l’aborto. Domani saranno i nostri diritti. Il silenzio non ci salverà. Dobbiamo parlare”. Afferma la regista Ava DuVernay .

Io, personalmente, credo che dovremmo mobilitarci per denunciare quello che è un vero e proprio sabotaggio sistematico alla libertà di scelta delle donne. In Italia combattiamo contro gli obiettori di coscienza, contro lo smantellamento dei consultori, contro la proposta di Pillon, contro la scelta protocollare dell’Agenzia per il farmaco che limita fortemente la somministrazione della pillola abortiva RU486. Sono sempre le donne al centro di queste questioni. Lo sono i loro corpi e l’impossibilità di esercitare una scelta. Ci si dimentica che l’aborto è un diritto. Essere donne non significa necessariamente essere madri. A prescindere dai motivi che spingono una donna a tale decisione, scegliere di abortire, deve restare un diritto. Inalienabile.

*Deborah Alice Riccelli è Consigliera di Parità Supp. Prov. Imperia e si occupa di violenza di genere. Ha specializzazioni in criminologia, parafilie  e crimini familiari ed è fondatrice di un centro antiviolenza Oltreilsilenzio Onlus e  consulente all’interno di un CAAV a Genova.  Ha scritto “Solo dieci passi “ che ha vinto il Trofeo Luigi Camilli al Premio Letterario nazionale Città di Sarzana, un racconto dedicato ad Hagere Kilani. Hagere aveva solo quattro anni nell’agosto del 2000 quando è stata abusata e barbaramente uccisa nel quartiere Parasio di Imperia.  Deborah è stata inserita dal Periodico F tra le 100 donne che si sono distinte nel campo della cultura e dello spettacolo nel 2018. Attualmente è in libreria con il suo nuovo lavoro “Mille e più farfalle”.

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