È nata a Foggia l’Associazione di promozione sociale DAUNIA IN ITALY, con l’intento di agire per valorizzare il patrimonio naturalistico e storico-artistico-archeologico e promuovere l’attrattività turistica, sociale, culturale, sportiva dilettantistica, educativa-formativa, ludico-ricreativa, del territorio mediante servizi e attività che sappiano veicolare il brand della Daunia e le tante eccellenze della provincia di Foggia.
Dal turismo esperenziale ai percorsi enogastronomici e sulla transumanza, la neonata associazione ha tante idee e ha in mente moltissime iniziative per incrementare la consapevolezza locale del valore turistico del territorio.
La presentazione si è tenuta lo scorso 31 gennaio alla ex Singer di Via Arpi con un convegno, che, dopo i saluti del presidente Aps DAUNIA IN ITALY Giuseppe De Lillo e del presidente provinciale AICS Cesare Gaudiano, ha visto i qualificati interventi della dottoressa Concetta Soragnese, responsabile Politiche Europee al Comune di Foggia, del Presidente del TPP Giuseppe D’Urso, della prof. Edgardo Sica, delegato rettorale all’internazionalizzazione dell’Università degli Studi di Foggia, del dotto Ugo Iezzi, presidente nazionale della FIGE (Federazione Italiana Giornalisti Enogastronomici), del professor Pasquale Pazienza, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Gargano, del dottor Benvenuto Cifaldi, presidente del Lions Club Monti Dauni e dell’europarlamentare del M5S Mario Furore, componente della Commissione Turismo.
Tra le novità, il patto già siglato con una stretta di mano tra l’associazione e il presidente del Parco del Gargano, Pasquale Pazienza, che ha annunciato di voler individuare in Daunia in Italy e nello spazio del centro storico un punto di distribuzione di materiale informatico dell’Ente Parco. Una specie di info point allargato alla città per comunicare le attività e le peculiarità del Parco.

“Me la date la possibilità di poter affermar qui con voi, presso di voi una sorta di info point del Parco del Gargano? Facciamo subito un protocollo d’intesa, sono felicissimo di portare qui materiale del Parco, per una diffusione di conoscenza”. Questa la proposta allettante lanciata.
Tutto l’intervento del prof Pazienza è stato assai critico e stimolante per i tanti associati ed uditori.
“Non dobbiamo sottacere che nella nostra cultura che ha dimenticato la nostra identità nelle nostre strade si respira più un clima di speculazione che di costruzione. Le persone che vivono tra di noi con un atteggiamento costruttivo cominciano a diventare davvero poche, è molto più palpabile che quando si va in giro c’è un atteggiamento speculativo. Noi abbiamo avviato un percorso in picchiata e così non possiamo permetterci di essere. C’è da fare un recupero dalle scuole elementari: vedo alcune scuole in cui c’è un impegno a toccare i temi che vanno a recuperare i tratti identitari del territorio. C’è da fare una grossa azione di educazione e di comunicazione. Il Gargano ha bisogno di vivere una nuova stagione: se non si afferma, come anche nel resto della provincia, uno spirito di comunità del saper stare insieme e saper progettare insieme per affermare dei fabbisogni invece che i piccolo interessi privati il nostro territorio non crescerà”.
Associazionismo, terzo settore, guide istituzionali responsabili che sappiano mettere a valore ciò che la comunità intende fare, sono queste le parole d’ordine di Pazienza, che ha invitato tutti ad uscire dai temi “pseudo ambientalisti”.
“Di cultura e di ambiente si può mangiare? Certo che si può mangiare- ha ribattuto senza retorica- ma la parola chiave è valorizzazione economica del bene culturale e del bene ambientale. E quando si parla di valorizzazione economica parliamo di gestione. Se noi abbiamo tanti beni ambientali e culturali, ma su questi non affermiamo un sistema gestionale, di cultura e di ambiente non viviamo, non mangiamo e non mangeremo. E su questo tema c’è uno scontro ideologico, perché c’è chi ritiene che il bene ambientale e culturale non debba essere utilizzato e debba essere oggetto della conservazione più totale e chi invece ritiene che il bene ambientale debba essere sì tutelato, perché il presupposto della qualità della vita, ma debba essere gestito per renderlo oggetto con una produzione economica, compatibile con le caratteristiche ambientali”.
A tal proposito il prof Pazienza ha voluto analizzare la questione dell’Oasi Lago Salso. “Ho trovato quella situazione al mio arrivo: un gruppo di gestione compartecipe anche il Parco nazionale nelle stagioni precedenti ha gestito un sito piazzando lì una serie di progetti attorno a cui sono girate grandi consulenze ma senza l’affermazione di alcun tipo di gestione. Entrando in quell’area si vede soltanto fatiscenza e non un sito gestito. Una persona che si esprime nelle metriche che ho appena detto che decisione può prendere? Quello di celebrare una buona azione? Certamente no. Nel momento in cui scopro che la società era compartecipata dal Parco sciolgo e liquido una società che non si è espressa come avrebbe dovuto fare, perché non ha fatto del bene ambientale un fattore su cui poggiare una produzione. Non lo ha fatto perché non ha gestito il bene come doveva essere gestito. È un esempio in pillola di una realtà di un sito a casa nostra. Siamo straricchi di beni ambientali e culturali, ma poverissimi di un atteggiamento gestionale. In Gran Bretagna sul Vallo di Adriano ci sono delle fortezze romane, o meglio pietre, che però gli inglesi, che non sono italiani e romani, riescono a valorizzare meglio di noi, con i revival con i gruppi che mettono su delle scene che entusiasmano i bambini. Paghi con piacere perché stai recuperando una esperienza e un servizio. Questa è la traiettoria da seguire”.