Magro risultato per le visite virtuali e, in generale, per i prodotti digitali offerti dai musei. È quanto emerge da un’indagine quantitativa commissionata da Impresa Cultura Italia-Confcommercio a Swg per analizzare i “consumi culturali” durante il cosiddetto lockdown, e realizzata attraverso interviste condotte tra il 18 e il 21 maggio su un campione di 1.001 italiani in un’età compresa tra i 18 e i 74, con genere, età, aree geografiche e ampiezza del comune di residenza scelti come rappresentativi dell’intera popolazione.
Dall’indagine è emerso (fig. 1) che è cresciuta la percentuale di italiani che guardano la televisione (attivita incrementata del 47% durante la segregazione in casa), che leggono libri (+14%) e che ascoltano musica (+7%), mentre si sono letti meno fumetti (-27%) e meno riviste (-10%), e si ascolta meno radio (-6%). Leggero calo per i quotidiani (-1%). C’è stato un forte incremento verso i contenuti digitali (fig. 3): il 33% ha letto i quotidiani digitali più spesso che in passato, percentuale che sale al 34% se si parla delle riviste, e addirittura c’è un 18% di italiani che ha abbandonato i quotidiani cartacei per passare al digitale (il 17% per le riviste). I libri in formato cartaceo tengono meglio (il 61% li ha letti solo di carta), mentre l’8% è passato dalla carta al digitale, e il 18% ha letto più spesso che in passato libri digitali.
