«Non siamo tempo libero»: l’appello degli attori contro la chiusura di cinema e teatri

by Angela M. Lomoro

“Non siamo tempo libero. Siamo lavoro e molto di più. Non condividiamo le decisioni prese su cinema e teatri, e non da oggi”. Inizia così l’appello che U.N.I.T.A., Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, ha diffuso sui social in seguito al Dpcm di domenica 25 ottobre 2020, il quale dispone la chiusura di cinema e teatri per contenere la diffusione del Covid 19.

“La chiusura di Cinema e Teatri stabilita nel DPCM del 24 ottobre – si legge in una nota dell’associazione – fa sì che l’Italia diventi il primo Paese Europeo a non garantire ai suoi cittadini che l’industria della cultura e dello spettacolo continui a produrre per loro; altresì non esistono piani di tutele e ristori, equamente ripartiti fra lavoratori e imprese per un comparto bloccato”. “I Teatri – prosegue ancora la nota – potrebbero restare aperti con capienza al 75%, con distanziamento sociale, con orari anticipati a prima del coprifuoco e fondi di ristoro governativi per i mancati guadagni del settore sofferti soprattutto da parte degli interpreti. Nessun ragionamento è stato fatto in tal senso ma si è preferito procedere con la chiusura in blocco del settore. Teatro e Cinema tuttavia sanno convivere con il Covid perché su 344mila spettatori, da marzo a settembre, è stato constatato 1 solo caso di covid (studio Agis 2020)”.

Proprio l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, d’altra parte, in una lettera al ministro Dario Franceschini, aveva espresso “contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo”, denunciando che “una nuova chiusura delle attività del settore comporterebbe un colpo difficilmente superabile ed una drammatica ricaduta sulle decine di migliaia di lavoratori ed artisti, già al limite del sostentamento a causa del crollo del reddito“.

Una posizione ribadita sui social da tantissimi attori, da Claudia Gerini e Vinicio Marchioni ad Anna Foglietta ed Edoardo Leo. Stefano Accorsi, Giorgio Pasotti e Pierfrancesco Favino, condividendo l’appello di U.N.I.T.A sul proprio profilo Instagram, hanno usato una citazione di Claudio Abbado e hanno scritto: “la cultura è un bene comune primario come l’acqua. I teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti”.

La categoria, rappresentata da U.N.I.T.A, ha chiesto in particolare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di tenere aperte le sale con gli orari degli spettacoli anticipati a prima del coprifuoco e di introdurre i protocolli di sicurezza per il teatro (su modello del protocollo audiovisivo) per artisti, tecnici e maestranze.  

U.N.I.T.A chiede inoltre di far rispettare il comma 5 dell’art.19 del CCNL della Prosa in caso di sospensione della produttività e di creare ammortizzatori sociali continuativi per colleghe e colleghi in difficoltà fino al termine dell’emergenza.

L’associazione U.N.I.T.A, che riunisce attrici e attori, è nata a giugno 2020 con l’obiettivo di essere una casa comune aperta e inclusiva, per rappresentare unitariamente gli interessi della categoria e per contribuire a definire, all’interno della professione, un sistema di regole, fatto di doveri oltre che di diritti. L’associazione èpresieduta dall’attrice Vittoria Puccini. Vice presidenti sono Fabrizia Sacchi e Giorgia Cardaci; consiglieri Marco Bonini, Massimiliano Gallo, Cristiana Capotondi, Maria Pia Calzone, Fabrizio Gifuni, Paolo Calabresi, Stefano Scherini e Francesco Bolo Rossini in rappresentanza di più di 500 iscritti.

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