Quando l’indie morirà, il trono andrà a Fulminacci

by Salvatore Imperio

L’indie morì e vissero tutti felici e contenti… forse.

Il 16 Agosto su “Il fatto quotidiano” arriva come un fulmine a ciel sereno un articolo firmato da Andrea Conti intitolato “L’indie è morto. Il pop si è preso i Thegiornalisti, Coez, Gazzelle e Calcutta, non restano che pochi cantautori”.

Che l’indie fosse morto lo sapevamo da tempo e nell’articolo, c’è un intervento di Salmo: “Torneremo alla musica di vent’anni fa.”. Inoltre si parla di un probabile ritorno al cantautorato ma, attenzione.

Il prodotto “Indie” non è nient’altro che un prodotto, appunto. Un prodotto è un progetto su cui si investe una somma abbastanza importante (dai 75 ai 150 mila euro quando va male) per la promozione in radio commerciali, social e web fino a farlo diventare una tendenza, cioè qualcosa che ci infilano nelle orecchie e ci piace senza neanche sapere il motivo.

Adesso si inizia a parlare di un ritorno al cantautorato visto che “La scia “magica” esplosa nel 2015 si sta forse già esaurendo”, peccato che fosse tutto previsto.

Nell’articolo si parla anche di etichetti “indipendenti”, peccato che l’indipendentismo musicale sia quello fatto con pochi mezzi e pochi soldi per cercare di far ascoltare musica e non prodotti in un mondo (vedi i digital store e i social) intasato di “offerta”.

La musica italiana da prodotto a prodotto.

Quali sono i nomi che porteranno il “cantautorato” a sostituire la tendenza dell’indie?
Si fa il nome di Fulminacci, nome d’arte di Filippo Uttinacci, che ha esordito nel 2019 (Annus Horribilis per la musica “made in Italy”).

Quindi a risollevare le sorti della musica italiana con il “nuovo cantautorato” dovrà essere un ragazzo che ha esordito pochi mesi fa? Allora siamo punto e accapo.
In Italia, tantissimi artisti hanno continuato sulla strada del cantautorato fatto grande dai De Andrè, Dalla, Paoli, Tenco snobbando le “tendenze” ed invece si sente già un odore strano con un nuovo prodotto musicale che “ci piacerà da morire” mentre chi fa un cantautorato serio, che racconta storie e che sa descrivere al meglio personaggi, emozioni, colori dovrà restare al palo, cercando di avere tempo (dopo lavoro ovviamente perchè con la musica non riesci a sostenerti economicamente) e a pregare per qualche data nei locali italiani sempre più chiusi alle novità e che vivono comodi su “open mic”, esibizioni gratis di band e artisti e di cover band che riescono solo a dar fastidio oltre a artisti indipendenti o presunti tali che si svendono per una bevuta.

La previsione di una nuova forza nella musica proveniente dal mondo cantautorale era prevedibile, peccato che alcuni strani personaggi abbiamo già iniziato a mettere le mani in un mondo, quello della musica, che negli ultimi trent’anni è stato vilipendiato e ridotto alla visione di come vendere una nuova marca di dentifricio.

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