La rete dell’assessora al Welfare di Bari Francesca Bottalico: task force con le associazioni e kit alimentari e farmaceutici

by Luana Martino

In un momento in cui il Covid-19 è la realtà che viviamo, svolgere le mansioni alle quali si era abituati non è più possibile. Ci si reinventa, ci si adegua alle nuove modalità lavorative, si affrontano le giornate con fatica, timore ma anche speranza. Così anche il lavoro che per alcuni è stato interrotto per altri continua incessantemente e si fa di giorno in giorno più complicato. Lo sanno bene tutti i coloro e tutte coloro che stanno affrontando le sfide causate da questo assurdo e inquietante virus e che si confrontano, giornalmente, con l’emergenza che deve essere contrastata e affrontata.

Chi si trovava in difficoltà prima dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, si ritrova ora ad over affrontare sfide sempre più grandi e a chiedere sostegno alle strutture associative oltre che istituzionali. Per comprendere meglio cosa sta accadendo nel capoluogo pugliese, abbiamo intervistato l’assessora al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico.

La prima domanda che mi viene da porre è: come è cambiata la tua vita politica in questa emergenza?

Normalmente la mia vita politica cioè lo stile di far politica ha sempre unito mission, scelte e azioni concrete. Fortunatamente, ritengo di avere un bagaglio professionale ed un’esperienza professionale sul campo coerente con la delega che occupo.  In questi anni e ora ancora di più -mai come questo periodo-  il bagaglio acquisito in passato, mi permette, dunque, di avere un approccio organizzativo, gestionale e di problem-solving che in una situazione di emergenza risulta fondamentale.

Ho fatto una scelta politica ben precisa: quella di poter creare un modello territoriale pubblico-privato che potesse mettere insieme l’assessorato al Welfare e tutte le figure professionali sempre impegnate sul campo come, ad esempio, gli assistenti sociali, gli educatori, gli operatori sociali che lavorano nelle strutture di prossimità, volontari e società civile.  Un modello molto complesso e articolato ma che ci ha permesso di creare un esempio virtuoso e funzionale che, addirittura, è stato esportato in tante altre città perché riconosciuto a livello nazionale. Questo ci ha permesso, dunque, di affrontare l’emergenza in maniera professionale, organizzata e con una rete capillare diffusa, ampliando e generando nuove risorse. Permettendo, così, sia all’ente pubblico di arrivare dappertutto all’interno della città e specialmente ai casi sconosciuti e non vicino alle istituzione, sia permettendo al volontariato e al mondo del privato sociale di poter lavorare con le istituzioni affinché le risorse, gli aiuti, non arrivino a sciacalli o a persone che simulano stati di necessità. Abbiamo la possibilità di monitorare più agevolmente la banca dati e, grazie alla realizzazione di una piattaforma ad uso interno (chiamata ‘BariAscolta’), di raccogliere anche tutte le istanze che arrivano del mondo del volontariato e dalla società civile. Permettendo, così, di incrociare i dati evitando situazioni di maggiore diseguaglianza sociale che in un momento di emergenza è più facile che si esasperino.

Quindi una rete complessa che lavora a stretto contatto. Come è formata questa reta? Parlando delle associazioni che ne fanno parte, ad esempio, come sono state scelte?

Molte di esse sono già associazioni che fanno parte della rete di contrasto alla povertà estrema con cui lavoro da anni. Prima di questa emergenza avevo già elaborato con le associazioni del territorio il piano strategico di contrasto alla povertà del Comune di Bari e siamo stati fra i primi in Italia a creare un piano d’intervento cittadino.

Le associazioni sono, dunque, un tassello delle rete, abbiamo poi, 25 assistenti sociali che lavorano a rotazione e che fanno parte della Task Force di emergenza, oltre a tutti gli assistenti sociali che lavorano nei municipi. Ci sono 700 volontari tra associazioni e società civile che lavorano con noi sulle consegne di beni, buoni e farmaci; c’è la rete delle 28 farmacie di Federfarma che stanno lavorando con noi per la consegna immediata, entro la giornata, dei farmaci.

Abbiamo, poi, un gruppo di volontari della Protezione Civile che cordino per le situazioni più delicate come quella di gestire tutti i positivi o con obbligo di domiciliarità che ci vengono segnalati.

Abbiamo, poi, attivato un gruppo di volontari medici per il counselor medico per intervenire con consulenza on-line e telefonica ma nei prossimi giorni partiranno anche per interventi territoriali. Ci sono, poi, 200 operatori sociali dislocati nelle strutture di prossimità per i senza dimora.

Per non dimenticare, ovviamente, coloro che ci stanno supportando con le donazioni. Ad oggi sono più di 60 i donatori che hanno offerto fondi o beni.

Fortunatamente viviamo in un territorio accogliente e generoso per carattere. Nelle ultime ore sono pervenute offerte di sostegno di ogni tipo, dall’acquisto diretto di prodotti alla donazione di buoni spesa, da parte di aziende, dalla grande distribuzione, da associazioni, pub, ristoranti e singoli cittadini. Li ringrazio uno ad uno a nome dell’intera città, perché in una situazione molto complicata per ognuno di noi, stanno dimostrando la loro sensibilità e il loro amore per gli altri.

Come funziona l’iter dalla richiesta da parte dei cittadini al soddisfacimento del bisogno?

Veniamo contatti e viene espresso il proprio bisogno o, purtroppo, una moltitudine di bisogni.
Si tratta, infatti, di varie richieste che vanno dal bisogno di tipo alimentare, farmaceutico, socio-sanitario, occorrono interventi di tipo psicologico, educativo e anche, perfino, di smaltimento dei rifiuti.
Ci sono, poi, persone che sono in fase di ansia, di paura della solitudine che ci contattano per avere un sostegno, ci sono davvero situazioni disparate e difficili. Oltre ai numeri e alle mail istituzionali, veniamo contattati sui nostri profili social, sui numeri privati e cerchiamo, in tutti modi, di sostenere ogni richiesta e ogni bisogno.

In primis, dopo la richiesta da parte del cittadino, c’è un colloquio telefonico fatto dall’assistente sociale che profila il bisogno inserendolo nella piattaforma interna per far partite, poi, l’azione che vada a risolvere la problematica.

In base alla richiesta -che può andare dalla necessità di avere dei beni di prima necessità o farmaci (anche semplicemente medicinali da banco- parte la rete dei volontari in base all’immediata disponibilità del volontario e al luogo in cui deve essere effettuata la consegna.

Abbiamo creato dei kit alimentari che abbiamo già predisposto in base alle esigenze (si sceglie quello per il single, il kit baby o il kit per famiglia) e studiato ad hoc con una nutrizionista che contiene gli elementi necessari per il fabbisogno di chi lo riceve. La stessa cosa accade per i farmaci che vengono o acquistati perché il richiedente non è in grado di sostenere la spesa oppure svolgiamo azione di mediazione con il domicilio perché i richiedenti hanno obbligo di quarantena.

Poi, come dicevo, occorrono interventi socio-sanitari e grazie, anche, a medici volontari dell’associazione Medici in Camper, siamo riusciti a costituire un gruppo di medici volontari -ai quali abbiamo fornito tutti i dispositivi di alta protezione- per intervenire o a domicilio o per fare consulenze mediche al telefono.
L’altra grande richiesta è di tipo sociale e psicologico, in questo caso i numeri vengono passati ad una rete di psicologi ed educatori che abbiamo creato ad hoc e che svolgono un monitoraggio psicologico di queste persone in forte difficoltà. Oppure svolgono monitoraggio educativo come è avvenuto, ad esempio, per una famiglia dove sono stati ricoverati entrambi i genitori lasciando a casa i figli di 10 e 14 anni. Per sostenere i due minori abbiamo attivato, perciò, un monitoraggio telefonico da parte degli educatori e con la rete dei parenti riusciamo a consegnare, ogni giorno, i pasti per loro.

In realtà, questi sono solo alcuni esempi, le storie sono davvero tante, la situazione è complicata e dura e spesso anche noi cediamo per un istante. Sto anche cercando di attivare un sostegno alle persone che danno sostegno, perché siamo tutti coinvolti in questa emergenza ed è dura per tutti.

Un’altra situazione da gestire sono le strutture per i senza fissa dimora. Come sono cambiate le cose?

Io gestisco due strutture preposte all’accoglienza dei senza fissa dimora. Ovviamente, in questo momento le strutture sono attive h24 e ospitano molti senza dimora che però, per la maggior parte, non accettano di restare in struttura in maniera coatta e tutto ciò complica la situazione. Siamo riusciti a creare un modello con il nostro centro diurno per preparare 200 box-lunch giornalieri che vengono distribuiti a pranzo, a cena e a colazione.
In questo momento, poi, ci sono anche altre situazioni di gestire come, ad esempio, le 130 persone senza fissa dimora che venivano seguite dalle suore di Madre Teresa. Stiamo collaborando con loro che, non potendo più uscire, preparano, nella loro casa, i lunch-box e la rete dei volontari del Comune si attiva per la consegna giornaliera.

Per quanto riguarda i buoni invece?

Un’ altra strada prevista dal decreto Conte è quella di un ulteriore sostegno attraverso dei buoni alimentari. Una persona, cioè, quando viene profilata può scegliere di ricevere o il kit alimentare o il buono di egual valore.

Su tutto il territorio sono già attivi 9 Hub e uno centrale che ha sede nella struttura La casa delle bambine e dei bambini e da, oggi, saranno attivati ulteriori 8 presidi territoriali 1 per ogni territorio attraverso la rete dei centri di ascolto per le famiglie quindi loro riceveranno indicazioni dai servizi sociali su tutte le famiglie da contattare per la distribuzione dei beni e dei buoni.

Tra le tante storie, puoi raccontarci qualcosa che ti ha colpito in particolare?

Ci sarebbero davvero tante cose da raccontare. Però tra le tante drammatiche storie che ci circondano accadono anche molte cose belle, manifestazioni di generosità e solidarietà.
Qualche giorno fa ho voluto fare un appello ai bambini e alla bambine di Bari affinché potessero realizzare delle letterine per gli anziani della città ai quali consegnamo i kit. Tra le tante lettere giunte mi ha colpito quella di un bambino che si è rivolto agli anziani soli dicendo: ‘anche se non siete mie parenti, da oggi sarete i nonni di tutta la città’!

Per quanto riguarda la richiesta di spesa e farmaci domicilio, bisogna contattare:

– il Segretariato sociale comunale dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle 13, e il martedì e giovedì anche nel pomeriggio, dalle ore 15.30 alle 17 (080 5772508)

– la segreteria dell’assessorato al Welfare dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13, e il martedì e giovedì anche nel pomeriggio, dalle ore 14.30 alle 17 (segreteriawelfarebari@comune.bari.it. – 080 5772523/2503).

 Per quanto riguarda le segnalazioni in merito a situazioni di forte isolamento e grave disagio, contattare:

– il numero verde del Pronto Intervento Sociale – P.I.S. attivo h24 (800 093 470)

– il Segretariato sociale comunale

– il numero per l’ascolto sociale in rete con Arci Bari, anche in lingua inglese e francese, dalle ore 16 alle 19 (393 8393197).

Per partecipare alla raccolta straordinaria di beni alimentari e di prima necessità o per donare beni di prima necessità e per l’igiene, contattare i numeri 080 5772503 / 2523 o scrivere asegreteriawelfarebari@comune.bari.it.

Per aderire alla rete di volontari, inviare la propria disponibilità alla mail segreteriawelfarebari@comune.bari.it.

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