I Feel Food Italia, il cibo tra filo e feeling

by Enrico Ciccarelli

Rosso di sera, buon cibo si spera. Il tramonto che incendia le acque salmastre della laguna di Lesina detta la parafrasi dell’antico detto al termine dell’evento di presentazione di I Feel Food Italia, la nuova piattaforma digitale made in Puglia dedicata a quella che negli Stati Uniti chiamano foodity, di cui la parola “convivialità” è sbiadita traslazione e che indica quel complesso di sapori, aromi, relazioni che si addensa intorno all’enogastronomia e ai piaceri della tavola.

Per inaugurare una piattaforma digitale, nulla di meglio di una piattaforma analogica: quella lignea e accogliente che il Lake Cafè di Lesina ha messo a disposizione della fragrante kermesse, con i piatti a chilometro zero del cuoco autoctono Nazario Biscotti, del ristorante Le Antiche sere, i vini indigeni in tonalità bianco, rosato e rosso delle Cantine La Marchesa e Antica Enotria (rappresentate rispettivamente da Marika Maggi e Francesco Scaltrito)e il paesaggio di un ecosistema unico al mondo per diversità e peculiarità, arricchita da esperienze di ingegno umano, come l’Armonicoltura della. Azienda Faugno, che fa crescere le piante con una colonna sonora.

La ricetta di I Feel Food Italia si avvale, come nella migliore tradizione, di un meticciato di ingredienti: dalla speziata determinazione e grinta di Ester Fracasso, imprenditrice che sa di turismo e di cibi, fattasi strada con le sue sole forze in un mondo che parla spesso in termini maschili ed ereditari, alla dinoccolata versatilità di Mario Clarendon, talentuoso eroe dei due mondi della comunicazione, che potete trovare impegnato di volta in volta in un servizio fotografico su mobili di design a Monaco di Baviera o nella campagna elettorale politica della Colombia o –appunto- nella divulgazione della cultura del palato tramite smartphone. Il terzetto è completato dalla geometria metodica dell’esperto di marketing Pino Postiglione, foggiano trapiantato nell’Urbe per il quale la main promise, la Usp e il market place non hanno segreti, e che –a quel che abbiamo potuto capire, fa un po’ da metronomo dell’intero ambaradan.

I tre, che insieme allibrano un secolo e mezzo di esperienza e di entusiamo, hanno scelto la location che abbiamo descritto come segno ed esempio, a nostro avviso, di una proposta che fin dal nome allude certamente a un feeling, a un sentire, ma reca in sé l’idea del filo: il filo che collega, connette e ricuce. Ricucitura di rapporti umani, innanzitutto. L’idea nasce infatti durante il lockdown, come forma di resistenza e di resilienza al comandamento epocale del distanziamento da pandemia. Più è proibito il cammino dell’incontro, più il Convivio è impossibilitato o periglioso, più servono strumenti d’ausilio e di rete, mercati virtuali, guide di riferimento.

La nostra piattaforma” spiega Ester Fracasso “si pone come crocevia di incontro fra produttori della filiera dell’agroalimentare e dell’enogastronomia, operatori turistici e grande pubblico. Non solo vetrina, ma occasione di crescita culturale ed esperienziale: la nostra startup organizzerà corsi e tour online, coniugando arti e sapienze millenarie con le nuove tecnologie.”

Una nuova idea per cose antiche” ribadisce Pino Postiglione “Useremo esperienze già collaudate come il digital tasting, con sommelier e chef che online accompagneranno il nostro sovrano, il consumatore, in un percorso didattico e di crescita. Riteniamo che questa proposta possa contribuire a recuperare un divario del Mezzogiorno rispetto all’Italia nel suo complesso. Il nostro Paese è dominatore assoluto dell’enogastronomia, ma dalle nostre parti si arranca un po’, essenzialmente per un deficit di visibilità e di brand awareness, di notorietà del marchio. La Rete permette di consolidarla a costi molto competitivi.”

Il dileguarsi forzato della socialità durante il lockdown” racconta Mario Clarendon “ci ha indotto a esplorare le strade per renderla più agevole quando ritornerà: dare alle persone non solo la possibilità di conoscere un buon vino o un buon piatto, ma anche di capire come abbinarli, e magari perché certi abbinamenti funzionino meglio di altri. Non come codice immutabile o nozione da ritenere a memoria, ma come base per navigare in quel mare creativo che è l’enogastronomia, con le sue tipicità e le sue radici, ma anche con le sue commistioni e i suoi esperimenti apparentemente temerari.”

Nazario Biscotti, chef de Le Antiche Sere

La serata di presentazione ha avuto fra i suoi protagonisti, accanto allo squisito Carpaccio di Corba rossa dell’Ittica Caldoli, condita con la salicornia di Saporità, le linguine della linea “Èviva la pasta” dell’azienda Agricola Piano con critmo (erba selvatica made in Gargano conosciuta anche come finocchio di mare), pomdoro datterino giallo e Corba rossa, il pupurato rivisitato di Pascal Barbato (Fulgaro panificatori) e i vini (Bianco Quadrello, Rosato Melograno e Nero di Troia delle Cantine La Marchesa e Antica Enotria) la brillante conduzione in diretta streaming sui social (ribaltata anche sulle frequenze di Radio Nova e La Tua Tv) di Francesco Gravino e Santino Caravella, impeccabili nei ritmi dei loro duetti e delle intervista a produttori, sommelier e chef. Il glamour è stato garantito dalla presenza di Sharon Ritucci e Rita Lobozzo, modelle che hanno messo in mostra non solo le loro doti estetiche, ma anche simpatia, spigliatezza e garbo. A fine serata, dopo un breve e beneaugurante spruzzo di pioggia, giro sul lago e i suoi incanti. Perché, anche se si parla di mangiare e bere, la bellezza è sempre un condimento impareggiabile.

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