Un inno di biodiversità sul Gargano: è “La casa degli ulivi e dei mandorli. Un parco nel Parco”. Maria Elena Ritrovato apre i suoi 34 ettari alla comunità

by Antonella Soccio

“Prima il mio bisnonno Umberto, poi mio nonno Matteo, oggi con mio padre, mia madre, mio marito Angelo e mio figlio Lucio Maria ci prendiamo cura di 34 ettari della nostra terra, tutti a coltivazione biologica.”

Condivisione e bellezza bio. Semplicità e cura. Frutti, natura e riposo. In una parola, la campagna. Coltivata con amore. Finalmente c’è in Capitanata chi ha profondamente compreso la fecondità di una terra ricchissima di sole, luce, vita e prodotti agricoli tra i migliori in Europa e vuole regalare un pezzo della propria esperienza green agli altri.

L’imprenditrice agricola Maria Elena Ritrovato il prossimo 16 luglio inaugurerà insieme a suo marito Angelo in agro di San Giovanni Rotondo “La casa degli ulivi e dei mandorli. Un parco nel Parco”, 34 ettari coltivati nel cuore del Parco del Gargano inseriti in una idea di accoglienza grazie all’elaborazione del progetto predisposto dagli architetti dello studio DDUM di San Marco in Lamis.

Maria Elena a poco di più di 40 anni abita una campagna che ora ha la possibilità di vivere appieno, con una visione proiettata nel futuro. Nei suoi 34 ettari di terreno, tutti ovviamente dediti al biologico, ci sono uliveti, mandorleti e pascoli da scoprire. Un inno alla biodiversità che non dispone di una struttura ricettiva “classica”, di una masseria o di un frantoio, ma solo di un punto di arrivo, un approdo – fatto di pietre, alberi e piantine aromatiche – che i due coniugi hanno voluto creare proprio all’inizio dei terreni siti in località “Le Matine”.

Come in una tenuta della campagna inglese, Maria Elena ha immaginato i suoi ettari aperti ad escursioni, pic-nic, degustazioni, ma anche a dibattiti, momenti formativi ed eventi musicali, persino giochi.

Anche grazie a questa poliedricità, il progetto è stato apprezzato dagli enti che oggi rappresentano autorevolmente il mondo del BIOLOGICO, della DOP e del Turismo ecosostenibile.

Il parco ha il patrocinio del Distretto BioSlow delle Puglie (bioslow.it) dell’Associazione di produttori biologici “ITALIABIO” (italiabio.net)dell’Associazione di produttori biologici “PUGLIABIO”del Consorzio Daunia Verde (consorziodauniaverde.it)del Consorzio nazionale “Movimento Turismo dell’Olio” (movimentoturismoolio.it)e del Consorzio “Movimento Turismo dell’Olio Puglia” (mtopuglia.it).

“Il progetto è rivolto alle generazioni future, a nostro figlio, innanzitutto (non per nulla il 16 cade il suo terzo compleanno). Preserviamo un ambiente incontaminato affinché possa essere apprezzato dai nostri contemporanei, ma anche da chi verrà dopo di noi. La casa è degli ulivi e dei mandorli, noi ne siamo detentori, o meglio, solo ospiti”, dice Maria Elena Ritrovato in esordio a bonculture.

L’abbiamo intervistata.

Maria Elena, questo tuo progetto mi fa subito pensare a quello che sta germogliando qui in pianura a Foggia con VaZapp, con il lavoro di Giuseppe Savino, molto attento alla comunicazione e all’esperienza edonistica e spirituale che può scaturire dalla bellezza del paesaggio agricolo. In tanti state aprendo le campagne agli altri.
La tua proposta è molto centrata sul prodotto, sugli olivi, sui mandorli: come nasce e quanto tempo serve per maturare un progetto del genere?


Sono più di cento anni che quegli ulivi sono lì. Da più di venti sono certificati biologici. Fanno parte, con i mandorli, i muretti a secco e i tratturi, del nostro paesaggio, in tutta la sua irregolarità ed asprezza.
Sai invece qual è la tendenza attuale, la parola d’ordine che circola nel nostro settore?
Il superintensivo (alias “ci interessa solo la produzione”). Tu che sei una grande esperta di letteratura, chiediti: “l’ulivo sarebbe mai diventato un Simbolo, se si fosse ridotto ad un cespuglietto coltivato con il metodo superintensivo?”.

Io credo di no.

Passiamo al discorso sul bio. Per noi “bio” è un secondo cognome. Chi lo mette in dubbio, mette in dubbio la nostra serietà, ridicolizza tutto il nostro lavoro.

Allora, per rispondere alla tua domanda, è da quando gestisco in prima persona l’azienda (dal 2014) che sento la necessità di far capire perché i nostri prodotti sono speciali.

Foto, video, racconti, sono necessari ma non bastano: le persone, ci siamo detti io e Angelo, devono poter toccare con mano.

Quello che farai non è una masseria didattica, non è un agriturismo, non è un happening, ma molto di più, è un accogliere. Hai avuto qualche modello? Mi fa pensare un po’ alle campagne inglesi, ai grandi castelli francesi…

In realtà no. Questo progetto è semplicemente la rappresentazione plastica della nostra mission aziendale. Che non è solo produrre olio e mandorle nel modo migliore possibile, ma anche proteggere l’ambiente e dare risalto ad un paesaggio unico nel suo genere.

È una sfida a chi in nome della produttività, dell’innovazione esasperata e del guadagno a tutti i costi, rinuncia allo spazio, alla bellezza ed alla condivisione.

Da figlia di agricoltore so quanto spesso l’aprire il proprio campo, donare i propri prodotti possa essere frainteso. Come credi di riuscire a non far interpretare questa esperienza nei tuoi 34 ettari come uno dei tanti consumi culturali per persone agiate e consapevoli o anche etichettate come radical chic? Infine la pandemia: il Covid ha sottratto ai bambini spazi di libertà, ho l’impressione che anche i parchi gioco, le ludoteche e tutte queste diavolerie siano ormai superate, c’è bisogno di aria. Quanto la tua scelta è stata influenzata dal tuo essere madre di Lucio Maria?

Tantissimo (e intuisco che tu, da neomamma, già sapevi la risposta). La casa degli ulivi e dei mandorli è un parco nel Parco ed è quindi soprattutto per le bambine e i bambini. Sia in senso concreto, concretissimo, perché è luogo di libertà, dell’aria pulita, della terra, del gioco, sia in senso figurato, perché è dedicata alle future generazioni.

La pandemia. Avevamo chiesto ai DDuM – ai brillanti architetti Chiara, Laura e Giulio, che abbiamo conosciuto grazie a Vazapp – di ragionare su questo progetto già ad inizio 2020, ma con il lockdown ci eravamo poi fermati.

A febbraio 2021, io ed Angelo ci siamo detti: “non possiamo più aspettare“. Anche perché a febbraio non si vedeva ancora la luce in fondo al tunnel, ricordo, e dare al territorio una possibilità in più per “respirare” era diventata per noi, una volta immaginata, una sorta di dovere morale.

Noi siamo pronti a condividere i luoghi di cui siamo, certo, formalmente proprietari, ma essenzialmente detentori: la Casa è degli ulivi, dei mandorli e di tutti gli esseri viventi che abitano qui.
Potremo in futuro aprire in modo articolato, con concerti, eventi formativi e didattici, ma innanzitutto ora ci interessa mettere a disposizione tutto in modo semplice ed immediato (si legga: escursioni, pic-nic, raccolta di frutta ed erbe spontanee, sempre “previo appuntamento”, ovviamente).
Anche perché a poca distanza ci sono strutture ricettive di livello che potranno tranquillamente completare l’offerta, se vogliamo ragionare in termini turistici.

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