Atlante “Il futuro è già qui”: in Italia l’infanzia è «a rischio estinzione» e i minori vivono tra diseguaglianze economiche, sociali e geografiche. L’allarme di Save The Children

by Angela M. Lomoro

Il 20 Novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata all’Infanzia e all’Adolescenza. E allora, in Italia, a che punto siamo su questo fronte? Non bene, a giudicare dall’ultimo Atlante dell’infanzia a rischio diffuso da Save the Children. La dodicesima edizione, dal titolo “Il futuro è già qui”, descrive un Paese caratterizzato da forti diseguaglianze sociali, economiche e geografiche, in cui i minori sono sempre più poveri.

Dalla pubblicazione, a cura di Vichi De Marchi ed edita da Ponte alle Grazie, emerge che in 15 anni, in Italia, la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. Nello stesso arco di tempo, inoltre, è cresciuta la povertà assoluta, con un milione di bambine, bambini e adolescenti in più senza lo stretto necessario per vivere dignitosamente.

Agnese Curri

A ciò si aggiunge che tra il 2010 e il 2016 la spesa per l’istruzione è stata tagliata di mezzo punto di PIL, e si è risparmiato anche sui servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno. L’emergenza causata dalla pandemia da Covid 19 ha fatto il resto, generando una grave crisi educativa.

E sono sempre i dati a spiegarlo. In Italia la percentuale di Early School Leavers – cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione – raggiunge il 13,1% (a fronte della media europea del 9,9%); quella di NEET – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione – raggiunge il 23,3% (media europea 13,7%). Anche l‘ambiente in cui vivono è piuttosto compromesso: più di un minore su cinque in Italia (il 21,3% del totale) abita in città inquinate, in un paese dove vi sono oltre 4 autovetture in circolazione per ogni minore.

“Siamo di fronte ad un domani incerto. Da un lato c’è un futuro che rischia di essere compromesso dalla crisi economica, educativa, climatica. Dall’altro sembra esserci la miopia della politica che in questi ultimi decenni non ha investito a sufficienza sul bene più prezioso del nostro paese, l’infanzia. In Italia abbiamo un milione e trecentomila minori in povertà assoluta e la percentuale di NEET più alta d’Europa, con un esercito di giovani che non studia, non cerca lavoro e non si forma. Giovani che non sono messi nelle condizioni di contribuire attivamente allo sviluppo del Paese, senza dimenticare che povertà e assenza di educazione sono il terreno perfetto per attrarre risorse nelle mafie organizzate”, afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. “Ascoltare le istanze di bambine, bambini e ragazzi è un imperativo: si aspettano una società diversa e dobbiamo renderli protagonisti di questo cambiamento. Il tempo delle parole è passato e ora bisogna immediatamente impegnarsi in politiche concrete a favore dell’infanzia: i fondi dedicati alla Next Generation sono risorse importanti che possono trasformare le parole in realtà ed è un’occasione che non possiamo perdere”.

L’Atlante di Save The Children, contiene anche i dati dell’indagine commissionata a IPSOS su Cittadinanza scientifica – opinioni e attitudini dei giovani relative alla scienza ai tempi del Coronavirus”.L’indagine è stata effettuata su un campione rappresentativo di 1000 ragazze e ragazzi 14-18 anni, con rilevazione effettuata ad agosto 2021 con metodo CAWI da IPSOS per conto di Save the Children. Emerge che circa 1 adolescente su 3 pensa che l’invecchiamento della popolazione (33%), la produzione di energia sostenibile (32%), le diseguaglianze economiche (27%) siano i principali temi che la scienza dovrà affrontare tra dieci anni. I giovani interpellati sentono rappresentate al meglio le proprie idee da ONG e organizzazioni di volontariato (35%), dai movimenti come Friday for Future o Black Lives Matter (27%), meno dagli influencer (19%) e solo per il 10% da alcuni partiti politici. Dunque le ragazze e i ragazzi hanno voglia di impegnarsi e di mettersi in gioco: in Italia nel 2020 il 10% degli adolescenti tra i 14 e i 19 anni ha svolto attività gratuita presso associazioni di volontariato e la loro partecipazione civica e politica in un anno è salita dal 36,8% (2019) al 45% (2020).

Questa generazione mostra di avere fiducia nella scienza. Tuttavia il 15% non crede di proseguire gli studi al termine delle scuole superiori e non frequenterà l’università. E ancora: il 33% di quanti invece si iscriveranno a un ateneo, certamente non opterà per un indirizzo scientifico. In questo ambito, poi, si evidenzia anche un divario di genere: il 41% delle ragazze esclude a priori un indirizzo scientifico, mentre solo il 26% dei ragazzi la pensa allo stesso modo. E sono solo 8 ragazze su 100 a puntare per esempio su una facoltà di ingegneria, rispetto a 30 ragazzi su 100.

Alcuni dati risentono sensibilmente della situazione emergenziale, dovuta alla pandemia. Il 50% degli adolescenti interpellati pensa che il proprio avvenire economico rispetto a quello dei genitori sarà uguale o peggiore e il 54% afferma che anche la qualità della propria vita sarà uguale o peggiore di quella dei propri genitori.

“Con la pandemia i divari nelle opportunità di crescita si sono ampliati, non solo lungo la linea geografica nord sud, ma anche all’interno delle regioni più sviluppate, nelle grandi città come nelle aree interne, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Quella descritta dall’Atlante è una geografia dell’infanzia che svela ingiustizie di opportunità, di diritti e di futuro. Il punto di svolta per invertire la rotta è il PNRR, combinato alla nuova programmazione dei fondi europei e alla Child Guarantee, un investimento complessivo sull’infanzia che non ha precedenti dal dopoguerra. Ma se l’impiego di queste risorse sarà volto a rafforzare solo i territori più attrezzati e verrà tutto deciso dall’alto, senza un coinvolgimento delle comunità locali e degli stessi ragazzi e ragazze, il rischio reale è quello di migliorare gli indicatori nazionali senza tuttavia ridurre – anzi aggravando – le disuguaglianze. E’ un rischio concreto, se si considerano i primi bandi sugli asili nido che hanno tagliato fuori molti territori più deprivati. Inoltre gli investimenti nelle infrastrutture previsti dal Piano vanno subito collegati ad un aumento permanente della spesa per i servizi, se non vogliamo trovarci, come già successo in passato, di fronte ad asili nido nuovi di zecca che restano chiusi per mancanza di personale. Occorre fare dunque del PNRR non un insieme di progetti, ma una nuova direzione di marcia per il paese, dove i diritti di tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti siano messi al primo posto delle politiche”.

La povertà assoluta – sottolinea l’Organizzazione – ha visto una crescita continua negli ultimi 15 anni, ed ha registrato una lieve frenata solo nel 2019, con l’entrata in vigore del reddito di cittadinanza. Poi, nel 2020, con l’arrivo della crisi innescata dalla pandemia, la corsa della povertà assoluta è ripresa, e su una platea di 3 milioni di individui beneficiari del reddito di cittadinanza, 753 mila sono minorenni.

Le diseguaglianze e la povertà educativa si sperimentano infatti sin dalla primissima infanzia. In Italia solo un bambino su 7 (14,7%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni. Il dato molto basso cela enormi differenze nell’offerta territoriale.

Vediamo la situazione in Puglia, con il commento della Referente Regionale dei Programmi Save The Children, Agnese Curri

In Puglia, purtroppo, la situazione è molto critica.

“Sono aumentate le disuguaglianze e l’ascensore sociale è in caduta libera. Nella Regione stiamo parlando di più di 1 un minore su 4 che vive in condizioni di povertà relativa”, spiega Agnese Curri, Referente Regionale dei Programmi Save The Children Puglia.

“Dalle mappe riportate nell’Atlante vediamo che la mensa scolastica e il tempo pieno mostrano diseguaglianze tra le diverse province. Leggendo il documento notiamo che le diseguaglianze e la povertà educativa si sperimentano sin dalla primissima infanzia. Infatti, meno di un bambino su 10 (9%) ha accesso agli asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni, un dato di gran lunga inferiore a quello della media nazionale che si attesta al 14,7%. Sappiamo quanto sia importante accedere all’asilo nido, perché non è solo un aiuto per i genitori per permettere la conciliazione vita-lavoro, ma perché permette di contrastare le disuguaglianze a partire dalla più tenera età. Parlando di spesa media pro capite dei Comuni della regione, per ogni bambino al di sotto dei  3 anni, è di 408 euro ciascuno, un dato tendente al ribasso se si pensa che in Italia si passa dalla spesa di Trento di 2.481 euro fino ai 149 euro in Calabria.”

“La situazione non è differente per i ragazzi e le ragazze. Crescendo, le disuguaglianze ci sono comunque”, continua Agnese Curri. “Guardando alle province pugliesi, rispetto alle classi della scuola primaria che usufruiscono del tempo pieno, si mostrano diseguaglianze tra le diverse province. A Bari solo il 15,2% dei bambini ne usufruisce, seguita da Taranto (15,8%), Lecce (19%), Foggia (19,8%) e Brindisi che tocca il 26,3%. Sono  tutte ben lontane dalla media nazionale del 36,3%.

Anche per le mense scolastiche, le disparità si notano: in provincia di Brindisi le frequenta il 22,2%, a Lecce il 18,2%, a Foggia il17,2%, a Bari il 16% e infine, a Taranto, la meno virtuosa, il 13,9% a fronte di una media nazionale del 56,1%.”

E ancora: “In Italia, per il quinto di famiglie più in difficoltà, la spesa alimentare e quella per l’abitazione, incluse le bollette, occupa la gran parte del bilancio familiare, lasciando poco e niente per spese importanti per la cultura, lo sport, la salute e per l’istruzione dei figli. I divari nelle opportunità di crescita si sono ampliati, non solo tra nord e sud, ma anche all’interno delle regioni più sviluppate, nelle grandi città come nelle aree interne”

“In questo Atlante – conclude Curri – denunciamo un’infanzia che rischia di estinguersi, come dimostrano i dati sulla denatalità. Bisogna impegnarsi in politiche concrete a favore dell’infanzia. I  fondi dedicati alla Next Generation sono risorse importanti che possono trasformare le parole in realtà ed è un’occasione che non possiamo perdere. Il PNRR, combinato alla nuova programmazione dei fondi europei e alla Child Guarantee, rappresenta un investimento complessivo sull’infanzia che non ha precedenti dal dopoguerra. Non dobbiamo vederlo come un insieme di progetti ma una nuova direzione in cui la politica possa davvero mettere al centro le nuove generazioni”.

Altri dati sono disponibili ai seguenti link:

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