Scuola sì o scuola no? “Il sistema di tracciamento rimane inadeguato”. I consigli del pediatra Antonio Di Mauro

by Andrea Giotta

Scuola si, scuola no? È questo, uno dei tanti dilemmi ai tempi del covid19. Scuole chiuse o scuole aperte? Una decisione, volenti o nolenti, bisogna prenderla.

Dottore che faccio, lo mando mio figlio a scuola? Dottore, è meglio che mia figlia segua le lezioni  da casa ?  Interrogativi di questo genere stanno inondando le giornate dei pediatri. Tra essi c’è il dottor Antonio Di Mauro, pediatra barese che ci fa un quadro generale su come stanno le cose e come è consigliabile procedere.

Dottore com’è la situazione? Lei che consigli si sente di dare?

Se dovessi far parlare il cuore, considerando il ruolo fondamentale della scuola nello sviluppo psicofisico dei bambini, mi verrebbe da rispondere affermativamente ai genitori. Ma, con una, anzi due mani, sulla coscienza, esorto a evitare che si affollino le scuole.

I motivi che giustificano questa mia linea di pensiero sono molteplici.

Per prima cosa non abbiamo la possibilità di confermare con tempestività se un caso sospetto sia o meno positivo. Questo può aiutare il virus a circolare, dal momento che, almeno i più piccoli sono a grandi linee paucisintomatici. Il sistema di tracciamento non è sufficientemente adeguato, oltre a questo non abbiamo a disposizione tamponi rapidi per effettuare screening di popolazione.  È importante al fine di arginare i contagi che queste condizioni vengano ottimizzate al massimo.

La scuola dunque non è un luogo in cui c’è maggiore contagio, ma può permettere al virus di circolare, anche in silenzio.

Sono comprensibili gli stati d’animo di paura e dispiacere che serpeggiano in genitori, bambini e insegnanti. Da un lato c’è molta preoccupazione e paura difronte all’idea che il proprio figlio possa, recandosi a scuola, andare incontro alla contrazione del virus,  dall’altro invece, sorge tutta una serie di problematiche di natura psicologica, piuttosto che logistica derivanti dalla didattica a distanza. In questo momento storico è quanto mai necessario fare una scelta che vada nella direzione della tutela della propria salute e di chi ci è vicino.

È partita la campagna stagionale di vaccinazioni anti influenzali, come hanno risposto i suoi piccoli pazienti?

Devo dire estremamente bene. Non mi era mai capitato di assistere a così tanta richiesta di prevenzione da parte dei genitori, supportati da una grande collaborazione dei bambini. Purtroppo a fronte di tanta richiesta siamo un po’ sguarniti per quel che riguarda le dosi vaccinali. Ho apprezzato molto l’etica del prevenire, ma rimango con l’amaro in bocca per via del numero di dosi a nostra disposizione.

Cosa si sente di dire alle famiglie? E ai decisori politici?

Laddove si possa cautelare i propri figli tra le mura domestiche, accanto alla migliore qualità di didattica a distanza è auspicabile coinvolgere i bambini in attività extrascolastiche come la lettura di un libro, una passeggiata in aree verdi o in luoghi incontaminati. Al contrario in quelle situazioni in cui, gioco-forza, c’è necessita di mandare i bambini a scuola lo si deve fare nel pieno rispetto delle norme igieniche e con la consapevolezza delle grandi conseguenze alle quali un singolo contagio possa portare. Mi auspico, rivolgendomi a chi ci amministra, che questa sia una situazione emergenziale, che va risolta con l’attivazione di test di screening rapidi, con tracciamento digitale, come l’app Immuni. Accanto a questo vanno potenziati sempre più i dipartimenti di prevenzione.

A chiosa di tutto mi preme dire una cosa. Una decisione, presa dal medico, che può scontrarsi con quelle che sono le dinamiche famigliari non deve essere vista come un diktat che il pediatra voglia imporre ai suoi pazienti e alle loro famiglie, ma avendo i medici a cuore la  salute di chi viene assistito, determinate scelte sono ponderate per tutelare il bene del bambino in primis, ma anche quello della famiglia e della collettività.

La notizia della produzione di vari vaccini è ormai all’ordine del giorno. Lei cosa ne pensa?

Si, circolano voci relativamente alla produzione di vaccini anti covid. Non posso che prendere con entusiasmo questa notizia, ma da medico, mi sento di affermare che, per essere validata, una scoperta o uno studio, deve essere pubblicato su una rivista del settore, così da documentarne l’efficacia. Spero che venga presto diffuso un vaccino, non appena ne si comprovi l’efficacia, così da uscire da questo incubo che ci sta, ormai da mesi, perseguitando.

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