Mamma che voce! Incanto PreNatale: alla scoperta dei valori e benefici del canto in gravidanza

by Alesssandra Nenna

Se è vero che il corpo umano alla nascita è composto all’80% di acqua e in un liquido (amniotico) siamo tutti immersi per circa nove mesi, va da sé che la nostra prima relazione col mondo avviene attraverso una materia densa, che bene si presta alla conduzione di suoni. Immaginate quindi la mole di stimoli, interni ed esterni, che l’udito di un feto riceve.

È stato già ampiamente dimostrato come la registrazione sonora del battito del cuore materno abbia il potere di calmare il pianto del bambino.

Thomas R. Venny per esempio, nel libro “Vita segreta prima della nascita” narra che il direttore d’orchestra Boris Bratt aveva una spiccata capacità di eseguire “certi” brani musicali: quelli che sua madre violoncellista aveva suonato mentre lo stava aspettando. Se questo possono i suoi, che dire della voce allora. Che quella della mamma porta benefici a qualunque età.

Un recente studio infatti ha messo in relazione lo svolgimento di un compito stressante e la telefonata con la propria madre. Tra coloro che subito dopo avevano potuto ascoltare la mamma si era osservata una diminuzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, a favore di quelli dell’ossitocina, non a caso definito l’ormone dell’amore. Tuttavia l’attenzione allo studio del linguaggio, con i suoi ritmi e suoni ha i suoi inizi fin dagli anni Settanta del secolo scorso. Tra i fautori, la musicista francese Marie-Louise Aucher fondatrice della psicofonìa, da cui una pratica di accompagnamento dolce alla nascita che prende il nome di “canto prenatale”.

Immaginate dunque una direttrice d’orchestra, o ancor meglio un pifferaio magico, per toccare l’immaginario favolistico, che con il suo strumento sappia indirizzare canti e suoni fin giù nella pancia delle gestanti.

Una fiaba sonora che la cantante e vocal coach Ombretta Musocchi vive con disinvoltura e tanta passione dopo essersi formata come Guida IP secondo il metodo Incanto Prenatale messo a punto da Debora Quattrini.

“Incanto Prenatale – spiega – fa parte della canto-terapia e delle discipline olistiche; un percorso esperienziale di approccio al corretto uso della voce nel canto durante la gravidanza, e per i primi sei mesi di vita del bambino. Tutto è iniziato quando sette anni fa mi sono accorta di essere incinta. Per me è stato naturale iniziare a osservare come i cambiamenti nel corpo producevano effetti anche sulla voce. Tuttavia, man mano che la gravidanza procedeva ho “ribaltato” il punto di vista chiedendomi come la voce potesse influire sul mio corpo in un momento così delicato, ma soprattutto se potesse essere un mezzo per entrare in contatto con la bimba che pian piano prendeva sempre più forma e spazio dentro di me. Ho quindi iniziato un periodo di ricerca e studio sul canto prenatale nelle varie culture e sui valori e benefici di questa pratica. Da lì, la decisione di formarmi come Guida IP”.

Oltre creare un dialogo unico con il proprio bambino fin dai primi battiti di cuore, quali sono i benefici di cui una mamma gioverebbe durante la gravidanza?

“Sono veramente moltissimi. Innanzitutto questo percorso, basato sulla comunicazione melodica e ritmica, aiuta la mamma a prendere consapevolezza del bambino senza idealizzarlo; creando e rafforzando il rapporto con lui ben prima della nascita. La pratica vocale corretta aiuta la mamma a migliorare la postura e apprendere un metodo per una respirazione efficace, prevenendo e risolvendo molti piccoli e tipici fastidi di una gravidanza come stipsi e reflusso gastroesofageo. Per il bimbo invece la voce della mamma, diversamente impostata e calibrata, diventa un prezioso stimolo, una culla sonora in cui crescere. La pratica del canto in gravidanza favorisce la nascita e il rafforzamento del bonding, ovvero quel legame emozionale, ormonale e relazionale che lega genitori e figli, dal concepimento al primo anno di vita. Non dimentichiamo inoltre che, apprendendo un giusto utilizzo della voce, la mamma sarà un esempio di linguaggio corretto per il bambino quando, al momento debito inizierà l’apprendimento tramite l’imitazione”.

È vero che il canto prenatale costituisce un ottimo ausilio nel parto naturale?

“Sì perché la mamma impara a essere consapevole delle attività di contrazione muscolare, fondamentale per il parto e la fase preparatoria. La respirazione e la vocalizzazione apprese durante gli incontri aiuteranno la mamma a non entrare in panico durante il travaglio e a gestire il dolore grazie al rilascio di endorfine provocato dal canto. Si tratta di una vera e propria vocoanalgesìa, ovvero di diminuzione della percezione del dolore indotta dalla voce, che aiuta il naturale processo del parto scandendo le contrazioni col ritmo vocale e il respiro”.

Si fa comprensibilmente fatica a immaginare una sala parto di donne gioiose e consapevoli che intonano un inno alla gioia prendere il posto di quelle che oggi urlano senza ritegno, magari inveendo brutalmente verso compagni e mariti, ma ora sappiamo che è possibile.

E dopo il parto? C’è un accompagnamento di cui il bambino (e la mamma) continuano a beneficiare?

“Certo. La voce della mamma costituisce per il bambino una risorsa preziosa anche e soprattutto dopo la nascita. Nei primi sei mesi lavoro con mamma e bimbo durante incontri di “Musica sensoriale” guidando la mamma, sempre attraverso la propria voce, a stimolare il bimbo predisponendolo all’apprendimento del linguaggio e alla musicalità. Dopo i sei mesi propongo “La musica con Metodo Montessori”, facendo così iniziare al piccolo un viaggio alla scoperta della musica e della propria, di voce. Alle mamme, che spesso proprio grazie agli incontri di canto prenatale scoprono una nuova passione, propongo lezioni di canto moderno per continuare a coltivare la propria impostazione vocale e, perché no, ritagliarsi del tempo di qualità tutto per sé”.

Che tipo di requisiti occorre avere per partecipare? Se si è stonati non rischiamo di farci odiare dal futuro nascituro?

“Nessun prerequisito particolare. Il canto prenatale non è un corso professionale e non serve a farci fare le rock star negli stadi; di conseguenza, qualunque sia la nostra voce, andrà benissimo. Ciò che conta è aver voglia di scoprirla per entrare in contatto col bambino e, non meno importante, con una parte inesplorata di se stesse. Non dimentichiamoci inoltre che le persone veramente stonate sono pochissime. La maggior parte fa fatica per scarsa abitudine o perché non sanno come si fa. La voce è come uno strumento musicale. Occorre imparare a usarla”.

Passiamo alle informazioni pratiche. A partire da che mese di gestazione è possibile iniziare e di quanti incontri si compone il percorso? È aperta la partecipazione ai papà? E infine, i costi.

“Il canto prenatale può essere praticato fin dall’inizio della gravidanza. A diciotto settimane il bimbo inizia a sentire la voce della mamma, ma prima può comunque percepirla per via transossea attraverso le vibrazioni. Di solito propongo cicli di 4 incontri ripetibili fino al parto, salvo diversa indicazione medica in caso di gravidanza non fisiologica. Agli incontri la mamma può essere accompagnata dal papà o da chiunque lei senta vicino o vorrà con sé in sala parto. Gli incontri hanno un costo variabile tra le 50 e le 80 euro a seconda che si svolgano on line, in presenza nel mio studio o al domicilio della mamma”.

Vengono utilizzati strumenti particolari? Quali musiche si preferiscono?

“Per accompagnare la vocalizzazione e il canto uso koshi, simili a particolari campanelle, sansula, uno strumento a percussione di origine africana che produce un suono morbido, ukulele, pianoforte e ovviamente la mia voce. Per i brani occorre considerare che il bimbo è come una pagina bianca; non avrebbe senso proporre musiche che lo stimolerebbero eccessivamente. Si inizia da vocalizzazioni semplici, muovendosi all’inizio nel campo dell’intuitive singing, per progredire cantando mantra, semplici ninna nanne in una costante ricerca di equilibrio tra il gusto musicale della mamma e la gradualità negli stimoli necessaria al nascituro. La cosa più simpatica che spesso mi raccontano le mamme è che appassionandosi alla pratica, si abituano a tal punto a comunicare col bimbo attraverso la voce, da ritrovarsi spesso a cantare i vocalizzi o i mantra più volte durante la giornata, anche mentre stanno guidando o sono in viaggio su autobus e metropolitane”.

Chi volesse dedicarsi alla formazione e diventare a sua volta una guida per il canto prenatale come potrebbe orientarsi?

“Valutando molto attentamente le proposte didattiche offerte, oltre la professionalità e l’esperienza dei docenti. Preciso che al momento non esiste un albo o un inquadramento professionale”.

Che tipo di attenzione c’è a riguardo. Viene visto come un passatempo per mamme benestanti e annoiate?

“Dopo anni di approccio ipermedicalizzato a gravidanza e parto, si sta recuperando un punto di vista più “naturale” e cresce l’interesse verso questo tipo di esperienze. Le evidenze scientifiche hanno ormai confermato gli importanti benefici che la pratica del canto prenatale effettivamente procura a mamma e bambino. Si sta diffondendo sempre di più”.

Durante l’emergenza Covid è stato possibile lavorare a distanza con le gestanti?

“Gli incontri sono preferibilmente in presenza, ma vista la situazione sanitaria particolare è stato possibile svolgere gli incontri on line grazie alle varie piattaforme comunemente usate. Prima di iniziare propongo sempre un incontro preliminare gratuito, durante il quale conoscersi e pianificare al meglio il da fare perché ogni percorso è unico, proprio come la voce di ciascuno di noi. Chiunque desideri può scrivere una mail a info.cantamamma@gmail.com o contattarmi sui miei profili social Facebook o Instagram. Su entrambi sono registrata come Canta_mamma.”

Qual è stato il valore aggiunto di questa esperienza alla tua vita rispetto a se fossi stata solo una insegnante di musica?

“Il canto prenatale è una delle realtà del mio lavoro. Sono letteralmente innamorata della voce umana, delle sue potenzialità espressive e soprattutto dell’assoluta unicità che ci caratterizza. La formazione vocale ha miriadi di sfaccettature e io stessa sono in divenire e in continuo aggiornamento perché l’educazione e l’utilizzo della voce permette di spaziare con l’insegnamento dal canto prenatale, la musica sensoriale, musica con Metodo Montessori, alle lezioni di canto moderno o di public speaking. Mi è capitato spesso di mantenere un rapporto di amicizia con gli allievi che ho seguito, ma credo che il valore aggiunto sia proprio la diversificazione delle proposte educative perché spesso vedo letteralmente crescere i miei allievi, seguendoli da quando sono nella pancia della mamma al momento in cui, scoperta la passione per il canto, iniziano a studiare e a esibirsi, microfono alla mano”.

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