TikTok…Boom! La generazione dei 15 secondi

by Maria Teresa Valente

Sei anni di lezioni in una delle migliori scuole di danza della città e mia figlia, di quasi dieci anni, non fa che ‘ballare’ ininterrottamente con… il dito! Eccola lì davanti a quel ‘benedetto’ cellulare per ore ed ore, che impavida resiste ad urla e minacce (le mie), mentre ondeggia sulle esili gambe (le sue) e sorride (a chi?!?!) appoggiando un dito ora su una guancia ed ora sull’altra, mentre con gli occhi guarda un po’ su e poi di lato, lanciando qualche sorrisetto ammiccante (?!?).

“Ma si può sapere che stai facendo?”, le ho chiesto quando per la prima volta, mesi fa, l’ho vista trasformarsi in un’ochetta giuliva mentre dal suo smartphone partiva a ripetizione il medesimo ritornello per centinaia di volte, e lei ne scandiva le parole muovendo le labbra in una sorta di play back.

“Sto facendo un TikTok”, mi ha risposto come se fosse la cosa più ovvia del mondo e per non fare ulteriori figuracce da mamma-matusa ho evitato di chiederle altre spiegazioni e mi sono precipitata di nascosto su Google per saperne di più.

TikTok, ovvero il suono di un ticchettio di orologio, che rappresenta la natura breve dei video che si possono caricare on line su questa app nata a Pechino nel 2016 e che sembra un mix tra Snapchat ed un social tipo Instagram, ma che è fatto solo di Stories. In poche parole, si tratta di una piattaforma per creare e condividere brevi video musicali con possibilità di aggiungere filtri e utilizzare hashtag, permettendo a chiunque di diventare celebre guadagnando migliaia di like in un battere di ciglia, anzi, di un TikTok.

La mania per questa applicazione è esplosa soprattutto tra bambini e teenager, ma ha colpito anche i vip. Non serve essere bravi a ballare (in molti muovono semplicemente dita o al massimo le braccia) o a cantare (l’audio è quello della propria canzone preferita o del tormentone del momento), eppure, nonostante vada in scena un’esasperante ovvietà del narcisismo contemporaneo, sono tutti pazzi per TikTok.

Certo, viene incoraggiata la creatività degli utenti nel creare il video più trendy e parlando (o meglio sarebbe dire ‘cantando’) di politica o cucina o semplicemente duettando con un altro TikToker, ma si viene catapultati in un mondo alternativo e virtuale dove la fame di interazioni e di like trascina le nostre vite nel vortice del nulla.

“Mamma, suggeriscimi una canzone”.

Me ne viene in mente una a tema e gliela svelo soddisfatta: The girls just want have fun (Le ragazze vogliono solo divertirsi, di una strepitosa Cindy Lauper). Mia figlia invece mi guarda allibita. “Ma è una bellissima canzone degli anni ’80!”, provo a difendermi, ma il suo: “Ecco, appunto” di risposta non dà adito ad altre opposizioni. Sic!

Ma come fa a perdere tutto quel tempo sorridendo inebetita davanti a quel piccolissimo schermo? Sì, lo confesso, anch’io alla sua età passavo ore inebetita davanti ad uno schermo, quello del televisore, ma almeno era di una grandezza decente, e non sorridevo (a meno che non guardassi qualcosa di comico).

Ammetto che per condannare questo suo vezzo non basta fare un confronto col passato, ma ciò che mi spaventa, in realtà, è il futuro.

Più passa il tempo e più diventiamo social, anche se più diventiamo social e meno siamo socievoli. Per strada ci scansiamo e poi afferriamo il cellulare e ci mandiamo baci e cuoricini di ogni forma e colore.

E diventa sempre più complicato spiegare ad una figlia che ciò che conta non è l’apparire, ma l’essere e che bisogna studiare sodo ed impegnarsi per esprimere al meglio le proprie potenzialità. In risposta ti viene sciorinato un elenco infinito di yotuber e TikToker famosi che sono riusciti ad accalappiare milioni di follower con smorfie, ridicole challenge e gridolini, trasformandoli in moneta sonante e guadagni da capogiro.

Raf cantava “Cosa resterà di questi anni ‘80”, meravigliosa epoca che abbiamo cominciato a rimpiangere prima ancora che finisse. Oggi mi chiedo cosa resterà di questi anni, dal momento che ormai concentriamo le nostre vite in brevi post su fb, striminziti messaggi whatsapp e 15 secondi di false emozioni.

Ed intanto, mentre imploro mia figlia di concentrarsi sui compiti e di fare giochi più educativi, lei continua a muovere quel dito su e giù, e a me sembra di sentirlo davvero un ticchettio, ma è quello della mia pazienza, che sta per esplodere.

Tik Tok… Boom!

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